Tesi etd-02082025-080352 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
DEMURO, GIULIA
URN
etd-02082025-080352
Titolo
La guerra sfinita. Il conflitto in Nagorno-Karabakh come espressione dell'antagonismo etnico tra armeni e azeri
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
STUDI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Paoli, Simone
Parole chiave
- antagonism
- Artsakh
- conflict
- de facto State
- Nagorno-Karabakh
- war
Data inizio appello
24/02/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
24/02/2095
Riassunto
La presente tesi ha l’obiettivo di illustrare ragioni e sviluppo del conflitto nel Nagorno-Karabakh, secondo una prospettiva storica, approfondendo in particolare la nascita e l’evoluzione dell’antagonismo armeno-azero che ne è alla base, e individuando i principali aspetti politici, storici, economici e sociali che hanno contributo ad alimentarlo e renderlo “intrattabile”. Nel primo capitolo viene illustrata la situazione sociopolitica in Transcaucasia all’arrivo dei russi negli anni Venti dell’Ottocento e i cambiamenti innescatisi durante l’epoca zarista: le disparità di trattamento riservate ad armeni e tatari musulmani portarono a significativi riequilibri demografici. La gestione del boom petrolifero azero, che arricchì prevalentemente russi e armeni, e l’armeno-fobia che sul finire del secolo dall’impero ottomano si diffuse anche nell’impero russo, comportarono malcontenti che sfociarono negli scontri del 1905 nella città di Baku, prima violenta espressione della rivalità interetnica. Il genocidio armeno per mano ottomana durante la Prima guerra mondiale innescò nel popolo armeno un forte sentimento antiturco, rivolto anche alla componente turcofona presente in Transcaucasia. Il secondo capitolo evidenzia le dispute di confine emerse tra Armenia e Azerbaigian nella fase transitoria successiva al crollo dell’impero russo e precedente alla costituzione dell’URSS. Esse furono alla base della creazione dell’oblast autonoma del Nagorno-Karabakh all’interno della RSS Azera. In epoca sovietica, la popolazione armena ivi residente lamentò una condizione di isolamento e stigma imposta da Baku, e chiese in diverse occasioni che l’oblast venisse ricondotta sotto l’amministrazione di Erevan, inutilmente. La contesa politica degenerò in un conflitto militare durante la fase della perestrojka e il pogrom di Sumgait del febbraio 1988 costituì un nuovo spartiacque nella storia dei due popoli. L’oblast tentò, infine, la via dell’indipendenza, con la dichiarazione del 2 settembre 1991. Il terzo capitolo si apre con la prima guerra del Nagorno-Karabakh, combattuta all’indomani del crollo dell’URSS (1992-1994) e vinta dagli armeni karabakhi, che, oltre a mantenere il controllo della regione, vi annessero ben 7 distretti azeri. Gli anni successivi si caratterizzarono per il prevalere dei tentativi di risoluzione diplomatica della disputa, con la mediazione di attori internazionali e un ruolo di primo piano assunto dal Gruppo di Minsk dell’OSCE. Numerose alternative proposte furono rigettate, da una parte e dall’altra. Questo contribuì all’appellativo di “conflitto congelato”. Nel frattempo, le narrazioni identitarie di Armenia e Azerbaigian si focalizzarono sempre più sulla disputa karabakha, metro di valutazione e gradimento dei rispettivi esecutivi. La seconda guerra del Nagorno-Karabakh (settembre-novembre 2020) ribaltò la situazione a favore dell’Azerbaigian che, in parte manu militari, in parte per accordo, riottenne i 7 distretti persi nel primo conflitto, ma non il Karabakh. La Repubblica secessionista fu riportata sotto il controllo azero soltanto nel settembre 2023, a seguito di un blocco stradale del collegamento con l’Armenia durato oltre 10 mesi e della conseguente crisi umanitaria imposta alla sua popolazione. Nel frattempo, il ripristino della disputa sulla demarcazione della frontiera con l’Armenia, il revisionismo storico di cui il governo Aliyev ha fatto abbondante uso, sommati alla cancellazione di qualsiasi traccia culturale armena dai territori rintegrati, sono elementi sufficienti a prevedere che l’espansionismo azero non si sia placato, e che il Nagorno-Karabakh sia stato solo un tassello di un progetto non ancora concluso.
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