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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01212025-115017


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CIONI, SANDY
URN
etd-01212025-115017
Titolo
La Data Art come specchio del contemporaneo
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Marcheschi, Elena
controrelatore L'Abbate, Giuseppe Andrea
Parole chiave
  • archiviazione
  • data art
  • dati
  • informazione
  • masse
  • new media art
  • privacy
Data inizio appello
07/02/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
07/02/2065
Riassunto
La tesi tratta l’argomento della Data Art. Un’ arte che nasce nei primi anni del 2000 e può essere inserita all’interno del gruppo più ampio della New Media Art. Uno degli aspetti più interessanti è l’unione che avviene tra tecnologia e arte.
La Data Art utilizza come materiale di produzione i dati prodotti dalle masse o dagli artisti in prima persona, la caratteristica di certezza che è insita nei dati fa sì che questa restituisca un quadro preciso degli eventi e dei sentimenti. Tuttavia, molte volte all’interno delle raccolte dati molte variabili non vengono considerate con una giusta attenzione. Ad esempio se viene eseguita una raccolta dati sulle parole più utilizzate per descrivere se stessi su un’app di incontri (A more perfect union, opera di Luke Dubois che ho riportato tra gli esempi) non si considera la variabile dell’ironia, un metodo spesso utilizzato per descrivere la propria persona, ma anche per attirare l’attenzione degli utenti iscritti all’app.

Inoltre, la definizione e la collocazione di quest’arte non è semplice sia a livello storico che a livello tecnico, i suoi contorni sono molto malleabili e riporta caratteristiche che ci permetterebbero di associarla a molte arti precedenti ad esempio quelle forme d’arte partecipative come gli happening; e allo stesso tempo è molto simile o meglio è un uso precedente dello stesso materiale rispetto all'intelligenza artificiale.

Lavorare sulle sfumature affinché appaiano più nitide è stato l’obiettivo che mi sono prefissa. Per poterlo raggiungere ho studiato sociologi e filosofi come Bourriaud o Bauman, i quali rappresentano il contemporaneo come un momento in cui è necessaria la partecipazione comunitaria agli eventi che accadono.

Per riuscire a seguire un filo mentale chiaro e appunto cercare di sbrogliare il filo della matassa su un’arte che non conoscevo ho diviso la tesi in tre capitoli:

1. Nel primo capitolo delineo il panorama storico in cui quest’arte ha preso piede e i suoi maggiori esponenti. Attraverso i contributi tecnici e storici di studiosi come: Marco Mancuso, Domenico Quaranta e Lev Manovich ho ricostruito l’ambiente circostante e i momenti salienti di quest’arte. Una prima generazione di artisti ha battuto vari campi di studio della tecnologia, ma non ha voluto sostenere contatti con il mainstream, è stata poi la seconda generazione, molto più avvezza alla tecnologia e ad internet, grazie all’inserimento di questi nella quotidianità, che è riuscita a ripensare la data art per un pubblico più ampio degli addetti ai lavori.
In uno dei sottocapitoli del primo blocco, ho raccolto varie considerazioni generali su quest’arte rispetto al suo valore nella società, a quanto essa la rispecchi e la descriva nelle forme di produzione scelte e negli argomenti trattati.

2. Nel secondo capitolo ho raccolto i casi di studio più interessanti e che mi hanno permesso di indagare le varie modalità di messa in forma dei dati, notando che da parte degli artisti c’è una ricerca di ritorno alla materia, infatti in molti scelgono le installazioni per restituire il conteggio dati.
Ho deciso di suddividere i casi di studio considerando le ragioni della raccolta dati, quindi: i dati raccolti per sensibilizzare il pubblico su temi sociali importanti, i dati personali degli autori e infine i dati delle masse. Questa divisione è preceduta da una considerazione ampia basata sul pensiero di Bauman e sulle caratteristiche di velocità e aleatorietà della società odierna.

3. Nell’ultimo capitolo analizzo le due principali problematiche che riguardano quest’arte ossia l’archiviazione e la privacy.
L’archiviazione di queste opere è spesso complicata per una doppia ragione: il loro essere legate a dati che vengono forniti in tempo reale (ma non è vero per tutte) e il problema dei mezzi tecnologici che si deteriorano in pochissimi anni, andando ad incentivare la percezione di velocità e di effimero che caratterizzano la società contemporanea. Ho perciò riportato i metodi che vengono utilizzati più spesso per far sì che queste opere non vengano dimenticate.
La privacy è invece un argomento spinoso spesso collegato a limiti giudiziari importanti. L’ho analizzato considerando soprattutto il pensiero filosofico di Bauman sul controllo dell’individuo attraverso il consumo e mettendolo in relazione con il pensiero del controllo del corpo di Foucault.

In conclusione, la Data Art è un’arte che rappresenta lo specchio della nostra società che ne riporta gli strumenti di vita, ne conserva le tracce e ripropone la velocità di deterioramento delle cose. Tuttavia, gli artisti la utilizzano con l’obiettivo di creare una comunità importante, di stringere legami lontani ma allo stesso modo profondi.









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