Tesi etd-01162025-235939 |
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Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (4 anni)
Autore
MENCARELLI, PIETRO ELIA
URN
etd-01162025-235939
Titolo
Il danno cardiaco nel Covid-19. L'esperienza del MULTICOVID Trial.
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
MALATTIE DELL'APPARATO CARDIOVASCOLARE
Relatori
relatore Dott. Aquaro, Giovanni Donato
correlatore Prof. De Caterina, Raffaele
correlatore Prof. De Caterina, Raffaele
Parole chiave
- citochine
- Covid 19
- Danno miocardico
- Edema miocardico
- RM cardiaca
- Sars Cov-2
Data inizio appello
04/02/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
04/02/2065
Riassunto
COVID-19 è una malattia virale causata dal virus SARS-CoV-2, un virus a RNA a singolo filamento positivo. La malattia è associata a diverse manifestazioni cliniche, il polmone è l’organo più comunemente colpito durante la fase acuta dell’infezione da SARS-CoV2 ma fin dalle prime fasi della pandemia è emerso come il Covid 19 e il suo stato infiammatorio sistemico avessero la potenzialità di danneggiare anche il sistema cardiovascolare. Ciò accade non solo nelle forme più severe di malattia, ma anche nei pazienti asintomatici o paucisintomatici.
La risonanza magnetica cardiaca (CMR) è attualmente considerata la migliore alternativa alla biopsia endomiocardica (BEM) per la valutazione non invasiva del danno miocardico nei pazienti stabili. Questo esame consente non solo di analizzare eventuali alterazioni morfologiche e funzionali del cuore, ma anche di effettuare, mediante sequenze specifiche, una caratterizzazione tissutale approfondita.
Questo studio rappresenta un’analisi preliminare dei dati cardiovascolari facenti parte di un più vasto studio prospettico osservazionale multidisciplinare in pazienti con documentata infezione da SARS-CoV2 e differenti presentazioni cliniche alla diagnosi: il Multicovid Trial (MC). Il MC trial si propone come obiettivo quello di valutare le sequele polmonari, cardiache, cerebrali, olfattive e psicologiche del COVID 19.
Sono stati inclusi pazienti di età tra i 12 e gli 80 anni e pregressa infezione da SARS-CoV2 con documentata negatività sierologica da almeno tre mesi e da meno di 1 anno. Mentre sono stati esclusi tutti i soggetti con pregressa storia di malattia cardiaca. La Risonanza Magnetica Cardiaca è stata eseguita mediante un macchinario ad 1.5 T, utilizzando software dedicati, una bobina di superficie phased-array ed un triggering elettrocardiografico.
La popolazione finale conta 175 pazienti di età media 47±14 anni, di cui 74 maschi (42%). La maggior parte dei pazienti arruolati (82%) ha avuto Covid 19 in maniera del tutto asintomatica o comunque con sintomi tali da non richiedere ricovero in ambiente ospedaliero durante la fase acuta di malattia.
I risultati di questo studio dimostrano che la prevalenza di danno miocardico subclinico nei pazienti che hanno avuto COVID-19, indipendentemente dalla forma di presentazione clinica, è significativa. Sebbene la funzione sistolica globale fosse normale in tutti i pazienti arruolati, il 34% ha mostrato alterazioni alla risonanza magnetica (RM) convenzionale, evidenziando in particolare aree di fibrosi miocardica, per lo più di tipo non ischemico. In una minoranza di casi sono stati rilevati persino segni di flogosi miocardica attiva, caratterizzati dalla coesistenza di edema miocardico e LGE (Late Gadolinium Enhancement). Quando nello studio RM sono state incluse tecniche avanzate come il mapping miocardico o l’analisi dello strain, alterazioni sono state riscontrate nel 51% della popolazione studiata.
I pazienti con RM positiva, rilevata utilizzando esclusivamente tecniche convenzionali, presentavano un BMI più elevato e livelli più alti di creatinina, gamma-GT, AST, ferritina e troponina ad alta sensibilità (TnHS). Tuttavia, l’unico predittore indipendente di RM positiva nella popolazione in esame è risultato essere il rapporto tra citochine profibrotiche e infiammatorie. Questo risultato può essere interpretato come un epifenomeno del COVID-19 oppure come un meccanismo che si instaura in qualsiasi forma di danno miocardico di natura infiammatoria.
COVID-19 is a viral disease caused by SARS-CoV-2, a positive single-stranded RNA virus. The disease is associated with various clinical manifestations; the lung is the most commonly affected organ during the acute phase of SARS-CoV2 infection, but from the earliest stages of the pandemic it became apparent that COVID-19 and its systemic inflammatory state could also damage the cardiovascular system. This occurs not only in the most severe forms of the disease, but also in asymptomatic or paucisymptomatic patients.
Cardiac magnetic resonance imaging (CMR) is currently considered the best alternative to endomyocardial biopsy (EMB) for the non-invasive assessment of myocardial damage in stable patients. This examination allows not only to analyse possible morphological and functional changes of the heart, but also to perform an in-depth characterisation of the tissues using specific sequences.
This study represents a preliminary analysis of cardiovascular data as part of a larger multidisciplinary observational prospective study in patients with documented SARS-CoV2 infection and different clinical presentations at diagnosis: the Multicovid Trial (MC). The MC study aimed to assess the pulmonary, cardiac, cerebral, olfactory and psychological sequelae of COVID 19.
Patients aged between 12 and 80 years with a documented previous SARS-CoV-2 infection and serological negativity for at least three months but less than one year were included in the study. Subjects with a history of heart disease were excluded. Cardiac MRI was performed using a 1.5 T machine, employing dedicated software, a phased-array surface coil, and electrocardiographic triggering.
The final study population comprised 175 patients with an average age of 47±14 years, of whom 74 (42%) were male. Most of the enrolled patients (82%) experienced COVID-19 asymptomatically or with mild symptoms that did not require hospitalization during the acute phase of the disease.
The results of this study demonstrate that the prevalence of subclinical myocardial damage in patients with COVID-19, regardless of the clinical presentation of the disease, is significant. While global systolic function was normal in all enrolled patients, 34% exhibited abnormalities on conventional MRI, most notably areas of myocardial fibrosis, which were predominantly non-ischemic in nature. In a minority of cases, signs of active myocardial inflammation were observed, characterized by the coexistence of myocardial edema and late gadolinium enhancement (LGE). When advanced techniques such as myocardial mapping or strain analysis were included in the MRI study, alterations were detected in 51% of the study population.
Patients with positive MRI findings based solely on conventional techniques exhibited higher BMI, elevated levels of creatinine, gamma-GT, AST, ferritin, and high-sensitivity troponin (TnHS). However, the only independent predictor of positive MRI findings in the test population was the ratio of profibrotic and inflammatory cytokines. This observation may represent an epiphenomenon of COVID-19 or could reflect a broader mechanism involved in myocardial damage of an inflammatory nature.
La risonanza magnetica cardiaca (CMR) è attualmente considerata la migliore alternativa alla biopsia endomiocardica (BEM) per la valutazione non invasiva del danno miocardico nei pazienti stabili. Questo esame consente non solo di analizzare eventuali alterazioni morfologiche e funzionali del cuore, ma anche di effettuare, mediante sequenze specifiche, una caratterizzazione tissutale approfondita.
Questo studio rappresenta un’analisi preliminare dei dati cardiovascolari facenti parte di un più vasto studio prospettico osservazionale multidisciplinare in pazienti con documentata infezione da SARS-CoV2 e differenti presentazioni cliniche alla diagnosi: il Multicovid Trial (MC). Il MC trial si propone come obiettivo quello di valutare le sequele polmonari, cardiache, cerebrali, olfattive e psicologiche del COVID 19.
Sono stati inclusi pazienti di età tra i 12 e gli 80 anni e pregressa infezione da SARS-CoV2 con documentata negatività sierologica da almeno tre mesi e da meno di 1 anno. Mentre sono stati esclusi tutti i soggetti con pregressa storia di malattia cardiaca. La Risonanza Magnetica Cardiaca è stata eseguita mediante un macchinario ad 1.5 T, utilizzando software dedicati, una bobina di superficie phased-array ed un triggering elettrocardiografico.
La popolazione finale conta 175 pazienti di età media 47±14 anni, di cui 74 maschi (42%). La maggior parte dei pazienti arruolati (82%) ha avuto Covid 19 in maniera del tutto asintomatica o comunque con sintomi tali da non richiedere ricovero in ambiente ospedaliero durante la fase acuta di malattia.
I risultati di questo studio dimostrano che la prevalenza di danno miocardico subclinico nei pazienti che hanno avuto COVID-19, indipendentemente dalla forma di presentazione clinica, è significativa. Sebbene la funzione sistolica globale fosse normale in tutti i pazienti arruolati, il 34% ha mostrato alterazioni alla risonanza magnetica (RM) convenzionale, evidenziando in particolare aree di fibrosi miocardica, per lo più di tipo non ischemico. In una minoranza di casi sono stati rilevati persino segni di flogosi miocardica attiva, caratterizzati dalla coesistenza di edema miocardico e LGE (Late Gadolinium Enhancement). Quando nello studio RM sono state incluse tecniche avanzate come il mapping miocardico o l’analisi dello strain, alterazioni sono state riscontrate nel 51% della popolazione studiata.
I pazienti con RM positiva, rilevata utilizzando esclusivamente tecniche convenzionali, presentavano un BMI più elevato e livelli più alti di creatinina, gamma-GT, AST, ferritina e troponina ad alta sensibilità (TnHS). Tuttavia, l’unico predittore indipendente di RM positiva nella popolazione in esame è risultato essere il rapporto tra citochine profibrotiche e infiammatorie. Questo risultato può essere interpretato come un epifenomeno del COVID-19 oppure come un meccanismo che si instaura in qualsiasi forma di danno miocardico di natura infiammatoria.
COVID-19 is a viral disease caused by SARS-CoV-2, a positive single-stranded RNA virus. The disease is associated with various clinical manifestations; the lung is the most commonly affected organ during the acute phase of SARS-CoV2 infection, but from the earliest stages of the pandemic it became apparent that COVID-19 and its systemic inflammatory state could also damage the cardiovascular system. This occurs not only in the most severe forms of the disease, but also in asymptomatic or paucisymptomatic patients.
Cardiac magnetic resonance imaging (CMR) is currently considered the best alternative to endomyocardial biopsy (EMB) for the non-invasive assessment of myocardial damage in stable patients. This examination allows not only to analyse possible morphological and functional changes of the heart, but also to perform an in-depth characterisation of the tissues using specific sequences.
This study represents a preliminary analysis of cardiovascular data as part of a larger multidisciplinary observational prospective study in patients with documented SARS-CoV2 infection and different clinical presentations at diagnosis: the Multicovid Trial (MC). The MC study aimed to assess the pulmonary, cardiac, cerebral, olfactory and psychological sequelae of COVID 19.
Patients aged between 12 and 80 years with a documented previous SARS-CoV-2 infection and serological negativity for at least three months but less than one year were included in the study. Subjects with a history of heart disease were excluded. Cardiac MRI was performed using a 1.5 T machine, employing dedicated software, a phased-array surface coil, and electrocardiographic triggering.
The final study population comprised 175 patients with an average age of 47±14 years, of whom 74 (42%) were male. Most of the enrolled patients (82%) experienced COVID-19 asymptomatically or with mild symptoms that did not require hospitalization during the acute phase of the disease.
The results of this study demonstrate that the prevalence of subclinical myocardial damage in patients with COVID-19, regardless of the clinical presentation of the disease, is significant. While global systolic function was normal in all enrolled patients, 34% exhibited abnormalities on conventional MRI, most notably areas of myocardial fibrosis, which were predominantly non-ischemic in nature. In a minority of cases, signs of active myocardial inflammation were observed, characterized by the coexistence of myocardial edema and late gadolinium enhancement (LGE). When advanced techniques such as myocardial mapping or strain analysis were included in the MRI study, alterations were detected in 51% of the study population.
Patients with positive MRI findings based solely on conventional techniques exhibited higher BMI, elevated levels of creatinine, gamma-GT, AST, ferritin, and high-sensitivity troponin (TnHS). However, the only independent predictor of positive MRI findings in the test population was the ratio of profibrotic and inflammatory cytokines. This observation may represent an epiphenomenon of COVID-19 or could reflect a broader mechanism involved in myocardial damage of an inflammatory nature.
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