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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01152014-124334


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
CIRACI, ANNARITA
URN
etd-01152014-124334
Titolo
LA GESTIONE E IL TRATTAMENTO PENITENZIARIO DEGLI AUTORI DI REATI SESSUALI
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Dott. Bresciani, Luca
Parole chiave
  • SEX OFFENDER
  • VIOLENZA SESSUALE
Data inizio appello
05/02/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
INTRODUZIONE

I fatti di cronica degli ultimi anni hanno posto sempre più frequentemente al centro dell’attenzione mediatica gravi fatti di cronaca aventi ad oggetto episodi di violenza sessuale nei confronti di donne e bambini.
I delitti sessuali sono descritti come fatti ferocemente brutali che uccidono l’anima di chi li subisce sino ad arrivare a trafiggere al cuore l’intera collettività.
L’autore dei reati sessuali è per tutti una persona spregevole, oggetto di pregiudizi e scetticismo verso il quale si indirizzano le paure del sentimento popolare e si fomentano moderne cacce alle streghe alimentate da pericolose campagne di legge e di ordine pubblico.
In realtà non esistono “mostri” ma uomini che per molteplici motivi hanno commesso delle azioni brutali.
L’aggressione sessuale ha, difatti, radici profonde che si evolve e si trasforma al ritmo dei cambiamenti sociali e culturali.
Il presente lavoro si prefigge l’obiettivo di analizzare partendo dall’impianto normativo e passando attraverso la ricostruzione criminologica delle figura del sex offender, le risposte trattamentali che l’ordinamento italiano prevede affinchè il reo sessuale possa rielaborare le proprie condotte e le motivazioni poste alla loro origine con l’obiettivo di restituire alla società una persona migliore in grado di controllare i propri impulsi.

La realizzazione di percorsi trattamentali specifici ed, in generale, una presa in carico strutturata dei sex offender che salvaguardi alcuni imperativi etici come il rispetto della dignità della persona, il libero consenso e la riservatezza possono rappresentare l’unica possibile risposta alla domanda di tutela della collettività in un settore che, come quello dei reati sessuali, si presta alla richiesta di interventi drastici che poco hanno a che fare con la nostra cultura tradizionalmente garantista.
E’, difatti, necessario edificare un processo di civilizzazione della pena in modo che il tempo trascorso in carcere possa essere impiegato nella cura e nel trattamento e non solo nella neutralizzazione e nell’esclusione.
L’esecuzione della pena deve rappresentare una sorta di passaggio evolutivo in grado di consentire al ristretto di rielaborare il proprio agito deviante in modo che, una volta tornato in libertà, abbia strumenti utili al controllo della propria condotta, evitando così situazioni che potrebbero esporlo al rischio di recidiva.
Per facilitare il successivo reinserimento è, altresì, necessario predisporre interventi che consentano di proseguire sul territorio la presa in carico del soggetto come naturale continuazione del progetto trattamentale intrapreso all’interno dell’istituto penitenziario.
In tal modo si aiuta la società non solo a migliorare la propria sicurezza ma anche a porsi nei confronti di questi soggetti con un atteggiamento costruttivo, esorcizzando il marchio indelebile del male assoluto che a questi frequentemente viene attribuito.
Al termine del lavoro si è voluto riportare l’esperienza degli operatori che quotidianamente si relazionano con i detenuti sex offenders all’interno della Casa Circondariale di Prato.
La suddetta realtà rappresenta nel panorama italiano un esempio di coraggio e di impostazione metodologica che ha messo in campo saperi e conoscenze diverse e, soprattutto, capacità di ascolto in un contesto in cui fare ricerca e sperimentazione non è sicuramente cosa facile ma, variabile dipendente dallo spirito e dalla sensibilità dei responsabili, dalla volontà degli operatori e più in generale dal clima e dalla cultura penitenziaria che si riescono a diffondere nel suo insieme.



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