Tesi etd-01132025-162146 |
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Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (4 anni)
Autore
CALVERINO, MARTINA
URN
etd-01132025-162146
Titolo
Neurofilamenti sierici come marker di deficit cognitivo: studio longitudinale su una coorte di pazienti affetti da Sclerosi Multipla di nuova diagnosi
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
NEUROLOGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Pasquali, Livia
relatore Prof. Siciliano, Gabriele
relatore Prof. Siciliano, Gabriele
Parole chiave
- BICAMS
- Cognitive impairment
- Deficit cognitivo
- DMT
- NFL
- Sclerosi Multipla
Data inizio appello
30/01/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
30/01/2095
Riassunto
La Sclerosi Multipla (SM) è una malattia infiammatoria cronica demielinizzante e neurodegenerativa del Sistema nervoso Centrale (SNC) che colpisce prevalentemente soggetti di giovane età (l’esordio clinico si verifica di solito tra i 20 e 40 anni d’età) e rappresenta la causa più comune di disabilità neurologica nei giovani adulti. È una malattia eterogenea, multifattoriale ed immunomediata; le principali manifestazioni cliniche dipendono dalla localizzazione delle lesioni ed includono non solo disturbi sensitivi, motori, visivi e alterazioni della coordinazione, ma anche sintomi midollari (come incontinenza urinaria e disfunzione sessuale), fatigue, dolore e deficit cognitivi.
I deficit cognitivi sono presenti nel 40-70% dei pazienti, fin dalle fasi iniziali della malattia e sono spesso misconosciuti e sottovalutati. Spesso si sviluppano in modo lento, graduale e insidioso, altre volte più bruscamente o durante le ricadute cliniche, tendendo comunque ad aumentare nel corso della malattia. I domini cognitivi più coinvolti riguardano l’elaborazione dei dati e la velocità di processazione, la memoria episodica, il problem solving e le abilità visuo-spaziali.
Negli ultimi anni, si è inoltre sviluppata la necessità di poter utilizzare dei biomarcatori sierici o liquorali al fine di formulare una diagnosi sempre più precoce e precisa, nonchè per il monitoraggio della patologia, con particolare attenzione all'identificazione tempestiva della fase di progressione. Fra questi, particolare attenzione hanno ricevuto negli ultimi anni i neurofilamenti (NFL), che sono delle componenti del citoscheletro assonale che vengono rilasciate in caso di danno neuronale e in piccola parte superano la barriera ematoencefalica, ritrovandosi così anche nel versante ematico.
Il nostro studio si propone di indagare il potenziale ruolo dei neurofilamenti sierici (NFLs) come biomarcatori al fine di monitorare le prestazioni cognitive nei pazienti con SM. Abbiamo arruolato 13 pazienti con nuova diagnosi di SM, di età compresa fra 26 e 55 anni, afferenti all’ Ambulatorio per le Malattie Demielinizzanti (Neurologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa), che hanno avviato una terapia modificante il decorso di patologia (Disease-Modifying Therapy, DMT) tra giugno 2023 e giugno 2024.
Prima dell’avvio della terapia e dopo sei mesi sono stati valutati parametri cognitivi (attraverso la batteria neuropsicologica Brief International Cognitive Assessment for Multiple Sclerosis -BICAMS- che comprende la valutazione della velocità di elaborazione dei dati tramite test Symbol Digit Modalities Test -SDMT-, memoria verbale tramite test California Verbal Learning Test -CVLT-II- e memoria visuo-spaziale tramite test Brief Visuospatial Memory Test -BVMT-R) e laboratoristici (neurofilamenti sierici, NFLs). Sono stati inoltre valutati tramite questionari specifici, al basale e dopo sei mesi, fattori che potrebbero influenzare la performance cognitiva, quali fatigue (Fatigue Severity Scale -FSS- e Modified Fatigue Impact Scale -MFIS), sonnolenza diurna (Epworth Slepiness Scale, ESS), qualità del sonno (Pittsburgh Sleep Quality Index, PSQI) e disturbi del tono dell’umore e d’ansia (Hospital Anxiety and Depression Scale, HADS).
Al valore basale, è emersa una correlazione statisticamente significativa tra i punteggi dei test CVLT-II e BVMT-R con i NFLs e un trend positivo anche rispetto al SDMT. Non sono invece state evidenziate correlazioni statisticamente significative tra i questionari somministrati e i punteggi ai test cognitivi.
Dopo sei mesi, la correlazione tra i test neurocognitivi e il dosaggio di NFLs non risulta essere più presente, in quanto i livelli di NFL sierici si abbassano significativamente (verosimilmente questo dato potrebbe essere relativo alla diminuzione dello stato infiammatorio, legato anche all’efficacia delle DMT utilizzate); al contrario, i punteggi della BICAMS non variano in modo statisticamente significativo. Non sono presenti correlazioni significative con i questionari.
Stratificando, inoltre, i pazienti per il ritardo diagnostico, è emerso una tendenza che, pur non raggiungendo la significatività statistica, suggerisce una correlazione tra un maggiore ritardo diagnostico e peggiori punteggi ai test neuropsicologici.
I nostri risultati hanno quindi messo in evidenza una correlazione al basale fra test cognitivi e NFLs che, se confermata, renderebbe i NFLs un biomarcatore molto interessante per individuare pazienti che potrebbero avere performance cognitive compromesse già al basale, al fine di indirizzarli in percorsi appositi. La correlazione, seppur non significativa, dell’associazione tra maggior ritardo diagnostico e peggiori punteggi alla batteria neuropsicologica, se accertata anche su campioni più ampi, confermerebbe l’importanza di una diagnosi tempestiva e dell’avvio precoce di una DMT anche in relazione alla tutela delle prestazioni cognitive.
I deficit cognitivi sono presenti nel 40-70% dei pazienti, fin dalle fasi iniziali della malattia e sono spesso misconosciuti e sottovalutati. Spesso si sviluppano in modo lento, graduale e insidioso, altre volte più bruscamente o durante le ricadute cliniche, tendendo comunque ad aumentare nel corso della malattia. I domini cognitivi più coinvolti riguardano l’elaborazione dei dati e la velocità di processazione, la memoria episodica, il problem solving e le abilità visuo-spaziali.
Negli ultimi anni, si è inoltre sviluppata la necessità di poter utilizzare dei biomarcatori sierici o liquorali al fine di formulare una diagnosi sempre più precoce e precisa, nonchè per il monitoraggio della patologia, con particolare attenzione all'identificazione tempestiva della fase di progressione. Fra questi, particolare attenzione hanno ricevuto negli ultimi anni i neurofilamenti (NFL), che sono delle componenti del citoscheletro assonale che vengono rilasciate in caso di danno neuronale e in piccola parte superano la barriera ematoencefalica, ritrovandosi così anche nel versante ematico.
Il nostro studio si propone di indagare il potenziale ruolo dei neurofilamenti sierici (NFLs) come biomarcatori al fine di monitorare le prestazioni cognitive nei pazienti con SM. Abbiamo arruolato 13 pazienti con nuova diagnosi di SM, di età compresa fra 26 e 55 anni, afferenti all’ Ambulatorio per le Malattie Demielinizzanti (Neurologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa), che hanno avviato una terapia modificante il decorso di patologia (Disease-Modifying Therapy, DMT) tra giugno 2023 e giugno 2024.
Prima dell’avvio della terapia e dopo sei mesi sono stati valutati parametri cognitivi (attraverso la batteria neuropsicologica Brief International Cognitive Assessment for Multiple Sclerosis -BICAMS- che comprende la valutazione della velocità di elaborazione dei dati tramite test Symbol Digit Modalities Test -SDMT-, memoria verbale tramite test California Verbal Learning Test -CVLT-II- e memoria visuo-spaziale tramite test Brief Visuospatial Memory Test -BVMT-R) e laboratoristici (neurofilamenti sierici, NFLs). Sono stati inoltre valutati tramite questionari specifici, al basale e dopo sei mesi, fattori che potrebbero influenzare la performance cognitiva, quali fatigue (Fatigue Severity Scale -FSS- e Modified Fatigue Impact Scale -MFIS), sonnolenza diurna (Epworth Slepiness Scale, ESS), qualità del sonno (Pittsburgh Sleep Quality Index, PSQI) e disturbi del tono dell’umore e d’ansia (Hospital Anxiety and Depression Scale, HADS).
Al valore basale, è emersa una correlazione statisticamente significativa tra i punteggi dei test CVLT-II e BVMT-R con i NFLs e un trend positivo anche rispetto al SDMT. Non sono invece state evidenziate correlazioni statisticamente significative tra i questionari somministrati e i punteggi ai test cognitivi.
Dopo sei mesi, la correlazione tra i test neurocognitivi e il dosaggio di NFLs non risulta essere più presente, in quanto i livelli di NFL sierici si abbassano significativamente (verosimilmente questo dato potrebbe essere relativo alla diminuzione dello stato infiammatorio, legato anche all’efficacia delle DMT utilizzate); al contrario, i punteggi della BICAMS non variano in modo statisticamente significativo. Non sono presenti correlazioni significative con i questionari.
Stratificando, inoltre, i pazienti per il ritardo diagnostico, è emerso una tendenza che, pur non raggiungendo la significatività statistica, suggerisce una correlazione tra un maggiore ritardo diagnostico e peggiori punteggi ai test neuropsicologici.
I nostri risultati hanno quindi messo in evidenza una correlazione al basale fra test cognitivi e NFLs che, se confermata, renderebbe i NFLs un biomarcatore molto interessante per individuare pazienti che potrebbero avere performance cognitive compromesse già al basale, al fine di indirizzarli in percorsi appositi. La correlazione, seppur non significativa, dell’associazione tra maggior ritardo diagnostico e peggiori punteggi alla batteria neuropsicologica, se accertata anche su campioni più ampi, confermerebbe l’importanza di una diagnosi tempestiva e dell’avvio precoce di una DMT anche in relazione alla tutela delle prestazioni cognitive.
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