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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01072025-231602


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
KAPIDANI, IRA
URN
etd-01072025-231602
Titolo
Iconologia della Creazione di Eva, da Willigelmo all'800
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Farinella, Vincenzo
Parole chiave
  • iconologia
  • La Creazione di Eva
Data inizio appello
07/02/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
07/02/2065
Riassunto
Il presente lavoro ha lo scopo di indagare e catalogare le varie raffigurazioni della storia della Creazione di Eva, come viene rappresentata quindi la prima tra le donne nel corso degli anni e con il variare degli artisti.
Il punto di partenza, scintilla di questo lavoro, nasce dalla visione dell’opera di Donatello, La Creazione di Eva (1410 ca.), la quale ci presenta una Eva con caratteristiche diverse da quelle convenzionali del 400. Lo scopo dello studio è quello di individuare nel tempo opere che, come quella di Donatello, si sono contraddistinte nella rappresentazione di questo passo in particolare della Genesi o che sono comunque degne di nota.
Il lavoro si articola in un primo capitolo introduttivo alle origini dottrinali del racconto, presi in esame e approfonditi passi della Genesi dove ci viene presentata la figura di Eva, sposa di Adamo e portatrice di male nel mondo.
Vista quindi anche la figura che la donna ricopre, non solo Eva come male di tutto il creato, inizio e fine, ma anche come questo racconto della Genesi ha condannato la visione della donna nel mondo. Una donna senza indipendenza, bisognosa di Adamo per essere creata e legata a lui per sempre perché avente come unico scopo la procreazione del genere umano.
Fin dall’episodio della creazione situato nella Genesi troviamo la parità di genere spazzata via.
Presa in esame anche la discrepanza che troviamo leggendo la Genesi, infatti nella versione jahvista la donna nasce dallo stesso materiale con cui è stato creato Adamo, mentre, nella versione sacerdotale la donna viene estratta da una delle costole di Adamo. Questa dualità, non molto chiara a causa di traduzioni poco precise, crea quindi una doppia figura della stessa Eva.
Nel racconto jahvista, infatti, abbiamo una figura indipendente, con una propria identità che trova una risoluzione in Lilith.
La figura invece proposta da Donatello sembra far centro nella versione sacerdotale, in quanto, Eva, non solo sta uscendo da una delle costole di Adamo, ma si appoggia anche a Dio, quasi a dimostrare quanto, nonostante nata già donna, non abbia autonomia ma sia bisognosa di sostegno anche solo per mantenere la posizione eretta.
L’arte è spesso lo specchio della società in cui l’artista vive ma fino a che punto?
Nel secondo capitolo verranno prese in esame diverse opere, non solo di artisti differenti ma prendendo in considerazione anche il contesto storico-culturale per capire al meglio l’iconografia e l’iconologia alla quale è andata incontro Eva, in particolare il momento della sua creazione.
Iniziando dall’opera della Creazione di Adamo ed Eva di Wiligelmo, datata 1099-1106, troviamo classificate le opere precedenti all’anno ’400.
Tutte le opere analizzate mettono in luce connotati diversi della stessa scena, grazie alla diversità degli artisti stessi, del luogo di origine e destinazione dell’opera, del contesto storico e culturale, possiamo conoscere versioni diverse della stessa storia.
Abbiamo opere in cui Eva nasce donna, bella e indipendente, senza bisogno di essere sorretta, come nell’opera di Michelangelo, nell’opera di Wiligelmo Eva pone la mano al Signore ma ancora, non ha bisogno di essere sorretta o ancora un mosaico bizantino in cui Eva non è nemmeno vicina al signora ma non sta avendo nessuna difficoltà a muovere i suoi primi passi.
Nella facciata di Orvieto di Maitani, Eva sta fluttuando verso Dio per ricevere la benedizione, creando, al contrario di Giotto, l’illusione che il suo corpo non abbia nessun peso, come avesse la stessa densità di una nuvola.
Nel pannello della Porta del Paradiso, Ghiberti ci lascia in dono una Eva sorretta da degli angeli, come non fosse ancora una creatura appartenente al genere umano.
La decorazione del portale mediano di San Petronio di Jacopo della Quercia, studiata anche da Michelangelo, ci mostra una scena tra Eva e il Dio Padre in cui quest’ultimo la benedice toccandole il braccio ma mantenendo un’espressione severa e concentrata.
In Donatello, invece, troviamo Eva priva di qualsiasi indipendenza, aggrappata a Dio, spezzando così la distanza tra uomo e divino, nata donna ma non ancora in grado di compiere azioni elementari come lo stare in piedi.
Opera simile, ma meno intima, la troviamo in Giotto, qui Eva è quasi a terra, come se il suo corpo non le appartenesse e fosse fatto di pietra, sostenuta da Dio Padre.
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