| Tesi etd-06112017-102850 | 
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    Tipo di tesi
  
  
    Tesi di dottorato di ricerca
  
    Autore
  
  
    CAIAZZA, IDA  
  
    URN
  
  
    etd-06112017-102850
  
    Titolo
  
  
    L'epistolografia amorosa del Cinquecento e del Seicento. Parabola di un genere letterario.
  
    Settore scientifico disciplinare
  
  
    L-FIL-LET/10
  
    Corso di studi
  
  
    FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
  
    Relatori
  
  
    tutor Prof. Masi, Giorgio
tutor Prof. Garavelli, Enrico
  
tutor Prof. Garavelli, Enrico
    Parole chiave
  
  - barocco
- libri di lettere amorose
- rinascimento
    Data inizio appello
  
  
    13/07/2017
  
    Consultabilità
  
  
    Non consultabile
  
    Data di rilascio
  
  
    13/07/2057
  
    Riassunto
  
  	Per “epistolografia amorosa del Cinquecento e del Seicento” intendo l'insieme delle raccolte di lettere d'amore pubblicate a stampa in Italia fra XVI e XVII secolo, accomunate dal proposito degli autori o dei raccoglitori di offrire al pubblico un prodotto letterario. 
I “libri di lettere amorose” (questa la titolazione abituale delle opere) sono stati generalmente considerati come un'articolazione interna al genere del “libro di lettere” inaugurato nel 1538 dal Primo libro di Aretino e confluito entro i primi decenni del Seicento nella tipologia del “Segretario”. Tale collocazione si rivela tuttavia inadeguata a descrivere in modo proprio le raccolte amorose, le quali, a differenza dei “libri di lettere familiari” o “di negozi”, sono caratterizzate da un'intenzione comunicativa che implica un rapporto tra emittente e destinatario del tutto difforme rispetto alla comunicazione amicale o ufficiale, oltre a rifarsi all'imponente tradizione della letteratura erotica e a mostrarsi particolarmente disponibili allo sviluppo di istanze narrative.
Scopo del presente studio è fornire un corretto inquadramento di questo insieme di opere, che occorre qualificare come una declinazione autonoma del discorso cinquecentesco sull'amore (o se vogliamo un genere letterario a sé stante), e insieme come un tassello cronologicamente, geograficamente, linguisticamente e tipologicamente determinato dell'ampio mosaico costituito dalle diverse vesti assunte dalla formula del romanzo epistolare d'amore europeo attraverso i molti secoli e i vari luoghi in cui è comparsa.
È stato necessario, dato lo stadio ancora primordiale della ricerca, partire dalle fondamenta. Si è stabilito il corpus, sul criterio della riscontrabilità di un intendimento artistico quale input della composizione o della raccolta; si è redatto un repertorio il più possibile aggiornato ed esaustivo; si sono infine descritte le opere cercando di rendere la specificità di ciascuna, studiandone il rapporto con la tradizione letteraria epistolare e amorosa, e dando spazio alla considerazione della struttura, soprattutto nei casi in cui da essa emergono tendenze narrative. Organizzando la descrizione per “blocchi” di opere, si è tentato di descrivere l'evoluzione del genere: dalle sue prime apparizioni influenzate dalla tipologia quattrocentesca del formulario, attraverso le raccolte che ne rappresentano la piena fioritura e ne consegnano alla tradizione la “forma-base”, passando poi alle sperimentazioni che variano tale forma-base, o cercano di riprodurla con esiti di minore qualità, o la ripropongono in tentativi che rivelano il trapasso a poetiche, gusti e tendenze nuovi, arrivando infine a un punto in cui la consapevolezza creatasi dopo decenni di permanenza del genere crea un discorso meta-epistolare che prelude al suo esaurimento.
Dall'esame delle singole opere e dalla sistematizzazione del corpus emerge un insieme variegato, ma basato su un nucleo comune ben identificabile. La struttura costituita da lettere scambiate tra amanti (che si tratti della cellula minima di una sola lettera comunque indirizzata a un destinatario che la riceverà in un momento successivo a quello della scrittura, o di uno scambio di centinaia di missive) rende infatti una storia d'amore vista nel suo svolgersi e caratterizzata dunque dalla prospettiva diacronica, un unicum che segna una innegabile peculiarità rispetto, ad esempio, alla poesia lirica o alla trattatistica amorosa. Infine, pur nella estrema varietà stilistica, sono pressoché sempre presenti alcuni topoi che risalgono ai primissimi esempi di abbinamento tra forma epistolare e materia amorosa (come le ovidiane Heroides) e, mostrandosi vitali e produttivi nelle opere che proseguono tale connubio almeno fino al Seicento, fanno sorgere il sospetto che si tratti di luoghi che la coscienza letteraria sente in qualche modo connaturati alla situazione dello scambio epistolare tra amanti.
I “libri di lettere amorose” (questa la titolazione abituale delle opere) sono stati generalmente considerati come un'articolazione interna al genere del “libro di lettere” inaugurato nel 1538 dal Primo libro di Aretino e confluito entro i primi decenni del Seicento nella tipologia del “Segretario”. Tale collocazione si rivela tuttavia inadeguata a descrivere in modo proprio le raccolte amorose, le quali, a differenza dei “libri di lettere familiari” o “di negozi”, sono caratterizzate da un'intenzione comunicativa che implica un rapporto tra emittente e destinatario del tutto difforme rispetto alla comunicazione amicale o ufficiale, oltre a rifarsi all'imponente tradizione della letteratura erotica e a mostrarsi particolarmente disponibili allo sviluppo di istanze narrative.
Scopo del presente studio è fornire un corretto inquadramento di questo insieme di opere, che occorre qualificare come una declinazione autonoma del discorso cinquecentesco sull'amore (o se vogliamo un genere letterario a sé stante), e insieme come un tassello cronologicamente, geograficamente, linguisticamente e tipologicamente determinato dell'ampio mosaico costituito dalle diverse vesti assunte dalla formula del romanzo epistolare d'amore europeo attraverso i molti secoli e i vari luoghi in cui è comparsa.
È stato necessario, dato lo stadio ancora primordiale della ricerca, partire dalle fondamenta. Si è stabilito il corpus, sul criterio della riscontrabilità di un intendimento artistico quale input della composizione o della raccolta; si è redatto un repertorio il più possibile aggiornato ed esaustivo; si sono infine descritte le opere cercando di rendere la specificità di ciascuna, studiandone il rapporto con la tradizione letteraria epistolare e amorosa, e dando spazio alla considerazione della struttura, soprattutto nei casi in cui da essa emergono tendenze narrative. Organizzando la descrizione per “blocchi” di opere, si è tentato di descrivere l'evoluzione del genere: dalle sue prime apparizioni influenzate dalla tipologia quattrocentesca del formulario, attraverso le raccolte che ne rappresentano la piena fioritura e ne consegnano alla tradizione la “forma-base”, passando poi alle sperimentazioni che variano tale forma-base, o cercano di riprodurla con esiti di minore qualità, o la ripropongono in tentativi che rivelano il trapasso a poetiche, gusti e tendenze nuovi, arrivando infine a un punto in cui la consapevolezza creatasi dopo decenni di permanenza del genere crea un discorso meta-epistolare che prelude al suo esaurimento.
Dall'esame delle singole opere e dalla sistematizzazione del corpus emerge un insieme variegato, ma basato su un nucleo comune ben identificabile. La struttura costituita da lettere scambiate tra amanti (che si tratti della cellula minima di una sola lettera comunque indirizzata a un destinatario che la riceverà in un momento successivo a quello della scrittura, o di uno scambio di centinaia di missive) rende infatti una storia d'amore vista nel suo svolgersi e caratterizzata dunque dalla prospettiva diacronica, un unicum che segna una innegabile peculiarità rispetto, ad esempio, alla poesia lirica o alla trattatistica amorosa. Infine, pur nella estrema varietà stilistica, sono pressoché sempre presenti alcuni topoi che risalgono ai primissimi esempi di abbinamento tra forma epistolare e materia amorosa (come le ovidiane Heroides) e, mostrandosi vitali e produttivi nelle opere che proseguono tale connubio almeno fino al Seicento, fanno sorgere il sospetto che si tratti di luoghi che la coscienza letteraria sente in qualche modo connaturati alla situazione dello scambio epistolare tra amanti.
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