Tesi etd-12312014-114342 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
FERRINI, STEFANO
URN
etd-12312014-114342
Titolo
La creazione di valore in un gruppo aziendale: il caso Beta S.p.A
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
STRATEGIA, MANAGEMENT E CONTROLLO
Relatori
relatore Prof. Gonnella, Enrico
Parole chiave
- creazione di valore
- gruppo aziendale
Data inizio appello
23/02/2015
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
23/02/2085
Riassunto
Negli ultimi due decenni, molte imprese industriali si sono avvicinate ai principi della teoria di creazione di valore adottando metodologie che consentono la misurazione del valore creato dall’impresa. La ragione di tale interesse risiede nell’importanza assegnata dal mondo economico alla soddisfazione degli azionisti e degli altri stakeholder aziendali e nel conseguente orientamento della gestione aziendale verso la creazione di valore in loro favore. Il Value-Based Management è un approccio derivato dalla teoria finanziaria che si propone, quale primario obiettivo, la massimizzazione del valore creato.
L’attenzione degli accademici e degli operatori economici verso la creazione di valore ha condotto allo sviluppo di una serie di metodologie per la misurazione del valore creato.
Molte società hanno introdotto delle misure di performance, la cui applicazione si propone di guidare l’azienda nel percorso della value creation incentivando l’adozione di decisioni strategiche orientate alla massimizzazione della ricchezza degli azionisti e degli stakeholder aziendali.
L’Economic Value Added (EVATM) è stata una delle metodologie che più velocemente si è diffusa nella comunità economica e finanziaria non solo come parametro di misura della performance aziendale, ma anche come strumento di guida della gestione aziendale.
Il controllo ed il monitoraggio delle performance consente di individuare le aree di business più virtuose, quelle in cui è necessario intervenire per migliorare la capacità di generare valore ed, infine, quelle che è preferibile abbandonare.
Il punto centrale sottostante all’EVA è l’integrazione fra le espressioni contabili e le valutazioni del mercato. Essa infatti si fonda sul raffronto fra il reddito aziendale, in una versione opportunamente rettificata, e il costo del capitale investito. Questo, è importante sottolineare, non è definito solo da misure contabili interne, ma è desunto da indicatori espressi dal mercato finanziario. Il ricorso a tale espediente permette di incorporare nella misura del costo del capitale il grado di rischio sopportato dall’azienda. Di qui, la necessità per le aziende di implementare modelli di risk management che puntino al superamento dei limiti intrinseci degli indicatori di rendimento, quali il ROE, facendo leva sulla capacità di correggere il rischio in funzione del rischio cui l’azienda è esposta.
Il grado di capitalizzazione, la redditività dell’attivo, la rischiosità dell’impresa sono quindi le tre grandi aree da cui proviene la creazione o la distruzione di valore.
L’EVA ne evidenzia il contributo e guida così all’identificazione delle politiche più adeguate per valorizzarle. In definitiva, la metodologia proposta amplia lo spettro delle analisi tradizionali sulla performance e sul valore delle aziende, introducendo un elemento oggi più che mai importante: la considerazione del grado di rischio.
Queste considerazioni rendono la visione orientata al futuro, uno degli elementi chiave su cui è basato il VBM.
In questo lavoro si cercherà di evidenziare come, per prendere decisioni strategiche in condizioni di incertezza, è necessario un approccio che eviti una visione binaria di quest’ultima. Questo implica che la capacità di costruire degli scenari, di mettere in relazione questi ultimi con i value drivers del valore, e la determinazione della performance futura, sono competenze critiche, che fungono da leva per la partecipazione degli stakeholder ai risultati aziendali e per il conseguimento di un vantaggio competitivo durevole nel tempo.
Verrà inoltre trattato, come già detto in precedenza, l’ EVA come modello di calcolo del valore creato, con una attenzione specifica alla casistica dei gruppi aziendali, per i quali verranno approfondite caratteristiche peculiari e dinamiche gestionali.
L’attenzione degli accademici e degli operatori economici verso la creazione di valore ha condotto allo sviluppo di una serie di metodologie per la misurazione del valore creato.
Molte società hanno introdotto delle misure di performance, la cui applicazione si propone di guidare l’azienda nel percorso della value creation incentivando l’adozione di decisioni strategiche orientate alla massimizzazione della ricchezza degli azionisti e degli stakeholder aziendali.
L’Economic Value Added (EVATM) è stata una delle metodologie che più velocemente si è diffusa nella comunità economica e finanziaria non solo come parametro di misura della performance aziendale, ma anche come strumento di guida della gestione aziendale.
Il controllo ed il monitoraggio delle performance consente di individuare le aree di business più virtuose, quelle in cui è necessario intervenire per migliorare la capacità di generare valore ed, infine, quelle che è preferibile abbandonare.
Il punto centrale sottostante all’EVA è l’integrazione fra le espressioni contabili e le valutazioni del mercato. Essa infatti si fonda sul raffronto fra il reddito aziendale, in una versione opportunamente rettificata, e il costo del capitale investito. Questo, è importante sottolineare, non è definito solo da misure contabili interne, ma è desunto da indicatori espressi dal mercato finanziario. Il ricorso a tale espediente permette di incorporare nella misura del costo del capitale il grado di rischio sopportato dall’azienda. Di qui, la necessità per le aziende di implementare modelli di risk management che puntino al superamento dei limiti intrinseci degli indicatori di rendimento, quali il ROE, facendo leva sulla capacità di correggere il rischio in funzione del rischio cui l’azienda è esposta.
Il grado di capitalizzazione, la redditività dell’attivo, la rischiosità dell’impresa sono quindi le tre grandi aree da cui proviene la creazione o la distruzione di valore.
L’EVA ne evidenzia il contributo e guida così all’identificazione delle politiche più adeguate per valorizzarle. In definitiva, la metodologia proposta amplia lo spettro delle analisi tradizionali sulla performance e sul valore delle aziende, introducendo un elemento oggi più che mai importante: la considerazione del grado di rischio.
Queste considerazioni rendono la visione orientata al futuro, uno degli elementi chiave su cui è basato il VBM.
In questo lavoro si cercherà di evidenziare come, per prendere decisioni strategiche in condizioni di incertezza, è necessario un approccio che eviti una visione binaria di quest’ultima. Questo implica che la capacità di costruire degli scenari, di mettere in relazione questi ultimi con i value drivers del valore, e la determinazione della performance futura, sono competenze critiche, che fungono da leva per la partecipazione degli stakeholder ai risultati aziendali e per il conseguimento di un vantaggio competitivo durevole nel tempo.
Verrà inoltre trattato, come già detto in precedenza, l’ EVA come modello di calcolo del valore creato, con una attenzione specifica alla casistica dei gruppi aziendali, per i quali verranno approfondite caratteristiche peculiari e dinamiche gestionali.
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