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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-12302017-153250


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
GIURA, FRANCESCO
URN
etd-12302017-153250
Titolo
La complementazione dei verbi di percezione in latino
Settore scientifico disciplinare
L-LIN/01
Corso di studi
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Relatori
tutor Prof. Marotta, Giovanna
tutor Prof. Nocentini, Alberto
commissario Prof. Nuti, Andrea
commissario Prof.ssa Benedetti, Marina
commissario Prof. Greco, Paolo
Parole chiave
  • frase participiale
  • frase infinitiva
  • verbi di percezione
  • semantica
  • sintassi
  • linguistica
  • latino
  • complementazione
Data inizio appello
25/01/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
La complementazione frasale si distingue dalla subordinazione a satellite (causali, finali, relative, ecc.) per il fatto di dipendere solo da un numero ristretto di predicati: verba dicendi, cogitandi, cognoscendi, sentiendi, affectuum. Questa proprietà fa sì che lo studio della complementazione miri necessariamente a indagare il piano di interazione fra proprietà semantiche dei predicati reggenti e forme sintattiche (interfaccia lessico-sintassi).
Ambito di indagine di questo studio è la classe dei verbi di percezione in latino e l’intero repertorio di frasi complemento: 39 predicati percettivi per quattro costruzioni (infinitiva, participiale, interrogativa indiretta e ut / ne e congiuntivo), al fine di porre in relazione da un lato i tratti semantici salienti dei singoli predicati (dominio sensoriale di appartenenza, volontarietà o involontarietà della percezione, intensità della percezione, aspetto prevalente e azionalità, direzionalità della percezione nel caso della vista, significati metaforici e metonimici) con le funzioni che i pattern sintattici codificano (funzione percettiva, epistemica, interrogativa e iussiva).
La funzione percettiva, espressa in latino da infinitive e participiali, e quella epistemica (percezione indiretta), codificata invece esclusivamente dalla frase infinitiva, che rappresentano le due funzioni fondamentali nella sintassi dei verbi di percezione in molte lingue del mondo, sono state indagate negli aspetti quantitativi e qualitativi, da un lato calcolando la distribuzione di questi schemi sintattici negli autori latini presi in esame, dall’altro elicitando le caratteristiche morfosintattiche e semantiche che selezionano l’una o l’altra funzione (percettiva o epistemica).
L’indagine è stata condotta su un corpus di opere latine che va dall’età di Plauto (III a.C.) al V d.C. per un totale di ca. 500 mila parole, che include testi sensibili alle indagini sul latino non-classico, in modo tale da fornire una base di partenza per future ricerche sullo sviluppo di queste costruzioni in ambito proto-romanzo e romanzo.

English version

What distinguishes the complementation from satellite subordination (causal, scope, relative clauses, etc.), is the fact that just a selected number of predicates can take it, namely verba dicendi, cogitandi, cognoscendi, sentiendi, affectuum. As a consequence of this assumption, it becomes necessary to investigate the interaction between the semantic features of the matrix predicates and the syntactic patterns (lexical-syntactic interface).
My research investigates the class of perception verbs in Latin language and all the possible clausal combinations, i.e. thirty-nine perceptive predicates and four construction types (infinitive, participial, interrogative and ut / ne with subjunctive), in order to connect semantic features of every predicate (sense, intentionality of perception, intensity, aspect and Aktionsart, directionality of the visual perception, metaphoric and metonymic meanings), to the different functions that syntactic patterns code (perceptive, epistemic, interrogative, imperative functions).
Perceptive and epistemic functions, coded to varying degree in Latin by infinitive and participial clauses, are cross-linguistically the two main functions in the syntax of perception verbs. They were considered both in the quantitative and qualitative aspects, namely the frequency distribution of all these syntactic patterns over the centuries, and the morphosyntactic and semantic contexts in the two interpretations (perceptive or epistemic).
To this purpose, I used a five-hundred thousand word-corpus of selected Latin texts ranging from the age of Plautus (3rd -2nd B.C.) to the age of Augustine (5th A.D.). This corpus, which includes works thought to be related to non-classical Latin, could represent a support for further studies in the proto-Romance and Romance field.
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