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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-12292020-180034


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
CHIRICI, VIRGINIA
URN
etd-12292020-180034
Titolo
RIDUZIONE DELLA MASSA DIAFRAMMATICA NEI PAZIENTI CON POLMONITE DA SARS-CoV-2: UN POSSIBILE INDICE PREDITTIVO DI OUTCOME
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Corradi, Francesco
Parole chiave
  • diaframma
  • SARS-CoV-2
  • COVID
  • ecografia
Data inizio appello
26/01/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/01/2091
Riassunto
RIASSUNTO

Alla fine di dicembre 2019, sono stati segnalati dalla Cina diversi casi di polmonite di origine sconosciuta i quali, all'inizio di gennaio 2020, si è scoperto essere causati da un nuovo coronavirus. L'11 febbraio 2020, l'OMS ha chiamato questa nuova polmonite “Malattia da coronavirus 2019” (COVID-19). Lo stesso giorno, la commissione internazionale per la classificazione dei virus, ha annunciato che il nome del nuovo corona virus sarebbe stato “sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2” (SARS-CoV-2).
Nonostante i massicci tentativi di contenere la malattia in Cina, il virus si è diffuso a livello globale e la COVID-19 è stata dichiarata pandemia dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) l’11 marzo 2020.

La malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) può causare una grave insufficienza respiratoria che richiede ventilazione meccanica. Le anomalie osservate alla tomografia computerizzata (TC) del torace e la presentazione clinica dei pazienti COVID-19 non sono sempre simili a quelle della tipica sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) e possono cambiare nel tempo. I pazienti COVID-19 positivi risultano, infatti, molto eterogenei da un punto di vista clinico e questo pone notevoli dubbi e apre a dibattiti sulla loro gestione. Attualmente non sono presenti strategie di trattamento sostenute da evidenze randomizzate di efficacia e, in assenza di ciò, il paziente deve essere gestito basandosi su un approccio il più possibile fisiopatologico.

Alla luce di quanto precedentemente detto, lo studio clinico, che verrà trattato successivamente in questo elaborato, si pone l’obiettivo di aggiungere, ai pochi presenti, un parametro solido nella valutazione dei pazienti COVID-19 positivi, così da promuovere il raggiungimento di un modello di gestione ottimale.
Nello specifico, il nostro gruppo ha valutato se la misurazione dello spessore del diaframma (DT), mediante tecnica ecografica, possa essere considerato un metodo non invasivo clinicamente utile per identificare i pazienti a rischio di eventi avversi, definiti come necessità di ventilazione meccanica invasiva o morte.
I muscoli respiratori sostengono la ventilazione alveolare ed il loro esaurimento si traduce in insufficienza respiratoria acuta. Questo studio si basa sul concetto che una ridotta massa muscolare del diaframma, che è il principale muscolo coinvolto nella fisiopatologia respiratoria, possa limitare la forza della pompa inspiratoria, facilitando così la progressione da insufficienza respiratoria lieve a grave che alla fine richiederebbe una ventilazione meccanica invasiva.
I principali risultati di questo studio sono che:
1) circa il 20% dei pazienti adulti con polmonite associata a Covid-19 e insufficienza respiratoria da lieve a moderata, ricoverati in reparti ospedalieri a media intensità, hanno sviluppato eventi avversi, ad es. trattamento in terapia intensiva o morte;
2) i pazienti che hanno sviluppato gli eventi avversi avevano un diaframma più sottile rispetto a quelli che non lo avevano;
3) lo spessore diaframmatico e la conta linfocitaria si sono dimostrati predittori significativi indipendenti di esiti avversi. Tra questi, l’ispessimento diaframmatico di fine espirazione si è dimostrato il parametro predittivo più forte.
Questi risultati possono avere implicazioni per la pratica clinica. Essendo un basso DT associato in maniera indipendente al rischio di ventilazione meccanica invasiva o morte, può essere utilizzato per sollecitare interventi al fine di prevenire l'evoluzione dell'insufficienza respiratoria così come per implementare strategie volte a preservare la massa muscolare del diaframma (ad esempio, supporto nutrizionale).

Nel reparto di Terapia Intensiva, lo studio ultrasonografico della funzione diaframmatica sta diventando una modalità sempre più importante, permettendone la valutazione di diversi parametri come l’escursione, lo spessore e l’ispessimento.
Consente, da un lato, di individuare efficacemente la sua disfunzione e questo aiuta a mettere precocemente in atto strategie di protezione e supporto per la sua gestione. Dall’altro lato, consente di seguire il decorso della variazione della funzione diaframmatica giorno per giorno, dall’ammissione in terapia intensiva, alla dimissione.
L’ecografia è una tecnica che, oggettivamente, offre molti vantaggi: è facile da implementare, è economica, non genera irradiazione e i risultati dell'esame sono immediatamente disponibili.
Possiamo concludere dicendo che tale tecnica, per quanto riguarda il rapporto rischio/beneficio, non ha eguali. È possibile, infatti, che l'ecografia diventi il “prossimo stetoscopio” per gli operatori sanitari ma, affinché ciò diventi realtà, è necessaria un’adeguata formazione per acquisire maggiore familiarità con l'uso corretto della macchina, dei trasduttori e con l'interpretazione accurata dell'anatomia seguita dall'identificazione delle anomalie.
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