Tesi etd-12292020-094619 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PINTAUDI, ANNA
URN
etd-12292020-094619
Titolo
TRATTAMENTI NEL DISTURBO BIPOLARE: STUDIO DEGLI EFFETTI AVVERSI DI TIPO METABOLICO DA USO DI ANTIPSICOTICI IN SISTEMI CELLULARI IN VITRO
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
PSICOLOGIA CLINICA E DELLA SALUTE
Relatori
relatore Prof. Scarselli, Marco
Parole chiave
- antipsicotici atipici
- atypical antipsychotics
- bipolar disorder
- bipolar disorder psychotherapy
- bipolar disorder treatment
- diabete
- diabetes
- disturbo bipolare
- disturbo bipolare psicoterapie
- disturbo bipolare trattamento
- metabolic syndrome
- sindrome metabolica
Data inizio appello
25/01/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
25/01/2091
Riassunto
Il disturbo bipolare è una psicopatologia complessa e multicomponenziale.
La sua natura cronica e long-life, unitamente all’eterogeneità e all’ingravescenza delle manifestazioni sintomatologiche, cagiona un impatto disabilitante su tutti gli aspetti dell’esistenza. La mutilazione del funzionamento individuale, lavorativo e sociale è accompagnata dalla drastica riduzione della qualità di vita e da un ingente rischio suicidario.
Pur riconoscendo il contributo primario ed imprescindibile delle cure farmacologiche, in prima istanza abbiamo esaminato i modelli psicoterapeutici empiricamente più supportati. Essi rispecchiano l’esigenza di un paradigma di cura integrato in grado di appianare il gap esistente tra il recupero sintomatico e la ripresa funzionale, e di facilitare la reintegrazione sociale e lavorativa dopo la remissione sintomatologica.
In secondo luogo abbiamo discusso le principali strategie farmacologiche disponibili. La progettazione di un piano di trattamento in grado di indurre la regressione dei sintomi nelle fasi acute di malattia e di promuovere la stabilizzazione umorale negli intervalli inter-episodici, rappresenta una grande sfida e si misura quotidianamente con l’intrinseca tendenza del disturbo a recidivare.
Nell’ottica dell’emergente medicina personalizzata, è ribadita l’importanza di un trattamento individualizzato che non consideri unicamente la polarità episodica, ma che sia plasmato sulla scorta delle peculiarità del singolo paziente, delle sue esigenze e delle comorbidità mediche e psichiatriche. Quando la scelta della giusta terapia asseconda questi aspetti e bilancia in modo ottimale costi e benefici, la probabilità che esibisca esiti positivi si eleva.
Nel corso della trattazione, infatti, vedremo come la riuscita a lungo-termine della terapia profilattica, dipenda in larga parte dall’adesione alle cure. Non sempre infatti, i pazienti mostrano condotte di aderenza adeguate ed i motivi possono essere diversi. Alla gestione del fenomeno della non aderenza, le psicoterapie per il disturbo bipolare, dedicano un elevato numero di sessioni, che rispecchia l’importanza rivestita dai trattamenti farmacologici.
Nell’ambito della farmacoterapia, ci siamo soffermati in modo specifico sul contributo degli antipsicotici atipici (AAPs), poiché nelle ultime due decadi, sono stati la pietra miliare del trattamento del disturbo bipolare nella fase acuta, insieme al litio. Connotati da incisività e rapidità d’azione, sono una manforte soprattutto nella mania acuta e quando la pericolosità dei sintomi richiede un contenimento rapido ed immediato. Tuttavia, talvolta sono inclusi anche nelle terapie a lungo-termine di prevenzione e mantenimento, dando luogo ad effetti avversi di differente portata, tra cui la sindrome metabolica.
L’aumento di peso, accresce lo stigma sociale associato alla psicopatologia e concorre alla mancata aderenza farmacologica. In secondo luogo, le anomalie glucidiche e lipidiche, costituiscono un serio rischio per la salute, a causa delle complicanze organiche cardio-metaboliche.
L’impiego dei farmaci antipsicotici, pertanto, deve essere accompagnato da adeguate strategie preventive, che attraverso tecniche comportamentali, psicologiche e motivazionali, promuovano uno stile di vita salubre ed equilibrato, contraddistinto dal connubio di attività fisica e dieta alimentare. Talvolta, può rendersi necessaria l’aggiunta di farmaci ipoglicemizzanti e di contenimento del peso.
Alla luce di ciò, abbiamo ritenuto importante approfondire i meccanismi fisiopatologici alla base della sindrome metabolica indotta dagli antipsicotici atipici. Esaminando la letteratura, abbiamo riscontato una compromissione estesa su più livelli, spiegata dal complesso profilo farmacodinamico degli AAPs e dalla presenza dei loro target molecolari nel SNC ma anche nei tessuti periferici, con l’attivazione di meccanismi in grado di agire in parallelo e di influenzarsi reciprocamente.
A partire da questa considerazione, la presente tesi si è proposta di indagare, nello specifico, il contributo fisiologico ed eziopatologico delle β-cellule pancreatiche nell’insorgenza della sindrome metabolica da AAPs e del diabete mellito di tipo 2. Le β-cellule pancreatiche, infatti, esprimono numerosi recettori, tra cui i recettori alla dopamina e alla serotonina, la cui attività è alterata in presenza degli AAPs.
Dunque, abbiamo verificato l’espressione di tali recettori nella linea cellulare INS-1E ricavata da insulinoma di ratto, riscontrandone una quantificazione degna di nota.
Successivamente, gli esperimenti condotti si sono proposti di verificare l’effettiva capacità dei farmaci antipsicotici e dopamino-agonisti di influenzare la secrezione d’insulina glucosio-stimolata (GSIS). Come atteso, il trattamento delle cellule INS-1E con ropinirolo e quinpirolo, ha ridotto la GSIS. Al contrario, clozapina ed olanzapina, hanno apportato un incremento significativo della secrezione insulinica, mentre il trattamento con aloperidolo, non è stato in grado di innescare modificazioni di rilievo.
Questi risultati, da un lato sono coerenti con la maggiore incidenza di diabete di tipo 2 in seguito all’assunzione degli antipsicotici atipici rispetto ai tipici, dall’altro suggeriscono che l’antagonismo D2 contribuisca solo in parte all’iperinsulinemia.
È plausibile, infatti, che altre vie di segnalazione, attivate o inibite dagli AAPs, operino parallelamente al circuito dopaminergico esplicando un contributo addizionale ad esso.
La sua natura cronica e long-life, unitamente all’eterogeneità e all’ingravescenza delle manifestazioni sintomatologiche, cagiona un impatto disabilitante su tutti gli aspetti dell’esistenza. La mutilazione del funzionamento individuale, lavorativo e sociale è accompagnata dalla drastica riduzione della qualità di vita e da un ingente rischio suicidario.
Pur riconoscendo il contributo primario ed imprescindibile delle cure farmacologiche, in prima istanza abbiamo esaminato i modelli psicoterapeutici empiricamente più supportati. Essi rispecchiano l’esigenza di un paradigma di cura integrato in grado di appianare il gap esistente tra il recupero sintomatico e la ripresa funzionale, e di facilitare la reintegrazione sociale e lavorativa dopo la remissione sintomatologica.
In secondo luogo abbiamo discusso le principali strategie farmacologiche disponibili. La progettazione di un piano di trattamento in grado di indurre la regressione dei sintomi nelle fasi acute di malattia e di promuovere la stabilizzazione umorale negli intervalli inter-episodici, rappresenta una grande sfida e si misura quotidianamente con l’intrinseca tendenza del disturbo a recidivare.
Nell’ottica dell’emergente medicina personalizzata, è ribadita l’importanza di un trattamento individualizzato che non consideri unicamente la polarità episodica, ma che sia plasmato sulla scorta delle peculiarità del singolo paziente, delle sue esigenze e delle comorbidità mediche e psichiatriche. Quando la scelta della giusta terapia asseconda questi aspetti e bilancia in modo ottimale costi e benefici, la probabilità che esibisca esiti positivi si eleva.
Nel corso della trattazione, infatti, vedremo come la riuscita a lungo-termine della terapia profilattica, dipenda in larga parte dall’adesione alle cure. Non sempre infatti, i pazienti mostrano condotte di aderenza adeguate ed i motivi possono essere diversi. Alla gestione del fenomeno della non aderenza, le psicoterapie per il disturbo bipolare, dedicano un elevato numero di sessioni, che rispecchia l’importanza rivestita dai trattamenti farmacologici.
Nell’ambito della farmacoterapia, ci siamo soffermati in modo specifico sul contributo degli antipsicotici atipici (AAPs), poiché nelle ultime due decadi, sono stati la pietra miliare del trattamento del disturbo bipolare nella fase acuta, insieme al litio. Connotati da incisività e rapidità d’azione, sono una manforte soprattutto nella mania acuta e quando la pericolosità dei sintomi richiede un contenimento rapido ed immediato. Tuttavia, talvolta sono inclusi anche nelle terapie a lungo-termine di prevenzione e mantenimento, dando luogo ad effetti avversi di differente portata, tra cui la sindrome metabolica.
L’aumento di peso, accresce lo stigma sociale associato alla psicopatologia e concorre alla mancata aderenza farmacologica. In secondo luogo, le anomalie glucidiche e lipidiche, costituiscono un serio rischio per la salute, a causa delle complicanze organiche cardio-metaboliche.
L’impiego dei farmaci antipsicotici, pertanto, deve essere accompagnato da adeguate strategie preventive, che attraverso tecniche comportamentali, psicologiche e motivazionali, promuovano uno stile di vita salubre ed equilibrato, contraddistinto dal connubio di attività fisica e dieta alimentare. Talvolta, può rendersi necessaria l’aggiunta di farmaci ipoglicemizzanti e di contenimento del peso.
Alla luce di ciò, abbiamo ritenuto importante approfondire i meccanismi fisiopatologici alla base della sindrome metabolica indotta dagli antipsicotici atipici. Esaminando la letteratura, abbiamo riscontato una compromissione estesa su più livelli, spiegata dal complesso profilo farmacodinamico degli AAPs e dalla presenza dei loro target molecolari nel SNC ma anche nei tessuti periferici, con l’attivazione di meccanismi in grado di agire in parallelo e di influenzarsi reciprocamente.
A partire da questa considerazione, la presente tesi si è proposta di indagare, nello specifico, il contributo fisiologico ed eziopatologico delle β-cellule pancreatiche nell’insorgenza della sindrome metabolica da AAPs e del diabete mellito di tipo 2. Le β-cellule pancreatiche, infatti, esprimono numerosi recettori, tra cui i recettori alla dopamina e alla serotonina, la cui attività è alterata in presenza degli AAPs.
Dunque, abbiamo verificato l’espressione di tali recettori nella linea cellulare INS-1E ricavata da insulinoma di ratto, riscontrandone una quantificazione degna di nota.
Successivamente, gli esperimenti condotti si sono proposti di verificare l’effettiva capacità dei farmaci antipsicotici e dopamino-agonisti di influenzare la secrezione d’insulina glucosio-stimolata (GSIS). Come atteso, il trattamento delle cellule INS-1E con ropinirolo e quinpirolo, ha ridotto la GSIS. Al contrario, clozapina ed olanzapina, hanno apportato un incremento significativo della secrezione insulinica, mentre il trattamento con aloperidolo, non è stato in grado di innescare modificazioni di rilievo.
Questi risultati, da un lato sono coerenti con la maggiore incidenza di diabete di tipo 2 in seguito all’assunzione degli antipsicotici atipici rispetto ai tipici, dall’altro suggeriscono che l’antagonismo D2 contribuisca solo in parte all’iperinsulinemia.
È plausibile, infatti, che altre vie di segnalazione, attivate o inibite dagli AAPs, operino parallelamente al circuito dopaminergico esplicando un contributo addizionale ad esso.
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