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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-12282020-174439


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LIARDO, PAOLA
URN
etd-12282020-174439
Titolo
Il ruolo delle competenze socio-emotive per il contrasto della povertà educativa: progetto Kepler di Treviso.
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E MANAGEMENT DEI SERVIZI SOCIALI
Relatori
relatore Prof. Tomei, Gabriele
Parole chiave
  • progetto Kepler
  • approcci partecipativi
  • valutazione di impatto
  • povertà educativa
Data inizio appello
25/01/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
25/01/2091
Riassunto
Il presente elaborato intende offrire un’analisi e una comprensione di una problematica in continua crescita sul territorio italiano, ovvero la povertà educativa. Il fenomeno verrà descritto mediante l’esplicazione delle sue cause, nonché le politiche di contrasto attuate negli ultimi anni con la finalità di ridurne l’intensità e la presenza. Proseguendo poi con le modalità di implementazione di queste ultime, volgendo lo sguardo sul sistema valutativo, inteso come processo necessario affinché si possa verificare l’efficacia delle politiche attuate. In particolare verrà analizzato un progetto implementato nel 2019 nel comune di Treviso ossia il progetto Kepler 5-14.
Nel primo capitolo del mio elaborato, ho analizzato il concetto di povertà inteso nel suo senso più ampio, come un fenomeno che, laddove presente, rende la popolazione più diseguale e più vulnerabile, negando di fatto la possibilità di provvedere ad un buon sostentamento del singolo individuo e dell’intero nucleo familiare. La povertà è una problematica da sempre presente in quasi tutti i paesi del mondo, risultando però in alcuni di questi ancor più incisiva e negando di fatto lo sviluppo dell’intero Paese.
I dati sulla povertà presi come punto di riferimento per analizzare il fenomeno fanno riferimento agli anni post-crisi 2007. Da quell’anno in poi, il territorio italiano fu sottoposto a dure pressioni, in quanto la crisi non ebbe solo carattere finanziario ma anche: sociale, politico, culturale, determinando un sistema vacillante, un territorio spaccato in due e in cui aumentava sempre più il gap tra cittadini abbienti e non. In Italia, in seguito a tale evento, si registravano ben 1,8 milioni di persone in povertà assoluta, un dato costretto ad aumentare negli anni successivi, portando maggiore miseria e malcontento tra la popolazione. La crisi, inoltre, ha rappresentato l’emergere di una nuova categoria di poveri, infatti, il fenomeno sembra essere ancor più aggressivo e catastrofico quando colpisce una categoria di soggetti: i minori. Riprendendo i dati Istat elaborati nel decennio che va dal 2005 al 2017, le percentuali dei bambini e degli adolescenti costretti a vivere in povertà è aumentato a dismisura sino ad interessare il 12% dei minori residenti in Italia.
Generalmente, quando si parla di povertà ci si riferisce ad un aspetto prettamente economico, ma ciò non è sempre vero, infatti, soprattutto nella questione dei minori va menzionato un altro fenomeno, ossia la povertà educativa. Quest’ultimo termine è entrato a far parte del nostro gergo solamente a partire dagli anni ’90 in poi, grazie all’interesse maturato da alcuni enti attivi nell’ambito della promozione dei diritti sociali. Tra questi, ritroviamo l’organizzazione no-profit: Save the Children. Essa diede anche una prima definizione del fenomeno, per far si che tutti potessero comprendere la vera natura di tale criticità, ma soprattutto con l’intento di scinderla dalla questione economica. Questa differenziazione rese possibile l’implementazione di politiche specifiche volte proprio al contrasto di questo “emergente” fenomeno. Nonostante sia possibile ritenere che povertà economica ed educativa siano due fenomeni interrelati tra loro, spesso non si verificano in maniera simultanea proprio perché con il termine educativo ci si riferisce ad una situazione che mira a corrodere altri aspetti di vitale importanza per la crescita di un bambino, ovvero l’ambito educativo, la possibilità di crescere e sviluppare i propri talenti e abilità.
Proprio come enuncia la definizione, il fenomeno fa riferimento ad un concetto ampio, in grado di determinare uno svantaggio notevole soprattutto perché colpisce nei primi anni di vita, ossia quel periodo caratterizzato dalla conoscenza e dall’apprendimento. Pertanto, l’emergere di una simile criticità non può essere imputato solamente ad una componente monetaria, ma esistono tutta una serie di cause che, se presenti incidono sulla normale crescita dei più indifesi e vulnerabili, per tale ragione la povertà educativa è stata altresì qualificata come un fenomeno multidimensionale. Tra le cause è possibile menzionare: lo status socio economico della famiglia di appartenenza, la composizione del nucleo familiare e il livello di istruzione dei parenti significativi, la regione di appartenenza, la città e il centro abitativo. Un’altra causa è legata all’offerta didattica garantita nei diversi istituti scolastici sul territorio italiano.
Altro fattore determinante, è il sistema scolastico e l’offerta che essa porta nella vita dei bambini e degli adolescenti, la definizione prima citata pone l’accento sull’apprendimento. La scuola è da ritenersi come un volano capace di garantire una maggiore mobilità sociale, soggetti più istruiti e quindi maggiormente competenti a ricoprire determinati incarichi lavorativi, ma altresì, essa è il luogo principale in cui bambini e adolescenti imparano a socializzare, imparare a stare gli uni con gli altri e a rispettare le regole del gruppo. Infine, il primo capitolo propone di comprendere una serie di politiche di contrasto alla povertà educativa, analizza l’importanza di implementare politiche innovative, volte ad indagare le cause del fenomeno e ad intervenire in tal senso.
L’implementazione di politiche, progetti o programmi nel siffatto ambito ha una prima e principale finalità ossia: cercare di ridurre il fenomeno e garantire ad ogni bambino pari opportunità. Il secondo capitolo di questo elaborato mira, ad analizzare il sistema valutativo, in quanto pratica necessaria per verificare se i progetti implementati abbiano apportato un miglioramento nella vita dei beneficiari e se l’effetto ottenuto sia direttamente imputabile all’attuazione di tale politica o ad altri fattori. Il capitolo propone innanzitutto un excursus storico ed esplicativo della pratica valutativa in generale, per poi addentrarsi in una specifica modalità ossia la valutazione di impatto, una metodica considerata spesso come la più importante e la modalità maggiormente capace di rilevare e misurare gli effetti ottenuti dal programma. Si prosegue poi, con l’analisi di modalità più recenti e innovative, adottate sostanzialmente a partire dagli anni ‘90, approcci che per certi versi si presentano come più completi ai fini valutativi, come ad esempio la teoria del cambiamento, una modalità che permette di spiegare e comprendere il funzionamento del programma, non soffermandosi solo sul “cosa ha funzionato” di un programma ma anche come e perché. La pratica valutativa, ad oggi, risulta essere un sistema adottato da una pluralità di soggetti, soprattutto nell’ambito del sociale, in quanto essa risulta decisiva nel fornire conoscenza e informazioni circa le azioni di miglioramento del programma o progetto implementato. Inoltre si presta ad essere un’attività di autogoverno per le organizzazioni, soprattutto pubbliche, in quanto solo mediante l’esplicazione degli obiettivi, dei punti di criticità riscontrati in fase di attuazione, della relazione esistente tra risultati conseguiti e obiettivi iniziali, si può garantire una maggiore trasparenza e un controllo democratico degli stessi. Per compiere tali azioni i soggetti incaricati di valutare il programma possono disporre di un ventaglio di approcci da utilizzare, la scelta sarà compiuta sulla base degli interrogativi a cui egli si sottoporrà.
Infine il terzo capitolo, pone l’accento sul progetto Kepler 5-14 anni, implementato ed ancora in corso nel comune di Treviso, esso risulta essere un buon esempio di politica di contrasto al fenomeno. Si tratta di un progetto ben articolato che si pone una serie di finalità ossia di: creare una sinergia tra più soggetti come: insegnanti, alunni e famiglie, per raggiungere questi obiettivi il progetto dispone di un numero consistente sia di risorse economiche ma anche professionali, sociali etc. La principale finalità è quella di aiutare, spronare, potenziare l’apprendimento degli studenti, quindi, sviluppare le competenze cognitive attraverso attività pomeridiane volte ad offrire supporto per lo svolgimento dei compiti. Le competenze cognitive non sono le uniche prese in considerazione, ma un ruolo importante viene attribuito alle competenze socio-emotive. Queste ultime sono in grado di influenzare la prima tipologia di competenze menzionate. Pertanto, i progettisti di Kepler 5-14 mediante l’implementazione di una serie di attività cercano di incentivare le relazioni tra pari, far in modo che ogni bambino possa riuscire ad esprimersi liberamente e senza timori. Il capitolo, dunque, descriverà ogni sfaccettatura del progetto implementato nel territorio veneto, volgendo lo sguardo soprattutto sulle competenze socio-emotive, considerate capaci di apportare miglioramenti sia da un punto di vista didattico e sia per quanto concerne le relazioni tra pari. Per svolgere tale compito i progettisti di Kepler si sono serviti di un questionario socio-pedagogico, che verrà somministrato in fase pre e post trattamento, prendendo come punto di riferimento delle dimensioni ritenute fondamentali per misurare e verificare se dall’implementazione delle attività laboratoriali siano scaturiti degli effetti e delle migliorie nella vita dei beneficiari.
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