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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-12232021-132521


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
SORTINO, FEDERICO
URN
etd-12232021-132521
Titolo
Violenza sulle donne: evoluzione culturale e normativa
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Venafro, Emma
Parole chiave
  • Femminicidio
  • Convenzione di Istanbul
  • Codice Rosso
Data inizio appello
01/02/2022
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Il presente lavoro di tesi, intitolato “Violenza sulle donne: evoluzione culturale e normativa”, muove dall’intento di far luce sul ruolo della donna nella nostra società, che da sempre si trova in una posizione subordinata. La tesi tratta del tanto discusso fenomeno del femminicidio, iniziando dall'analisi delle origini del termine e del fenomeno, dei contesti e delle sue cause analizzando le legislazioni degli Stati che hanno tipizzato il reato; il lavoro si propone di raccontare la diffusione del fenomeno in Italia, offrendo un'analisi puntuale sui dati e sugli strumenti legislativi presenti. Gli ostacoli che le donne sono costrette ad affrontare, per procedere nell’uguaglianza effettiva, sono direttamente collegati ai ruoli imposti da determinati stereotipi di genere che pongono quest’ultime in situazione di sottomissione, d’inferiorità e dipendenza. Nel corso della trattazione affronteremo la tematica del contrasto alla violenza di genere, la quale rappresenta una piaga, che affligge trasversalmente la società, indipendentemente dalla classe sociale. La violenza di genere è equiparata ad una vera e propria mancanza di senso di civiltà, un abominio, un’ingiustizia che fin dai tempi antichi veniva legittimata dal fatto di non essere un uomo. Tuttavia, con il passare del tempo nell’immaginario collettivo è incrementata la consapevolezza dell’uguaglianza tra i due sessi, e di pari passo la necessità di tutelare la figura della donna dal punto di vista legislativo, la quale risulta indispensabile per sradicare la forma mentis comune, frutto di secoli. L’accadimento singolo e circoscritto dell’uccisione di una donna non può essere conseguenza di un evento isolato frutto di un raptus improvviso da parte del colpevole, questa rappresenta una vera e propria esemplificazione nonché banalizzazione dell’episodio, poiché come possiamo notare dalle statistiche, la maggior parte dei carnefici si nasconde tra le mura di casa, dietro il volto conosciuto e familiare di parenti e partner. Questo fenomeno è difficile da analizzare nella sua interezza in quanto i colpevoli del reato e le vittime sono solitamente congiunte a livello sentimentale, e ciò comporta ad un’inesorabile tolleranza nei confronti delle violenze, portando le vittime a minimizzare e giustificare suddetti gesti, tutto ciò concorre ad incrementare il numero invisibile, di cui le statistiche restano ignare. Appare dunque di importanza chiave cercare di delineare i contorni di questo complesso fenomeno, con il fine di arginare il più possibile questi indicibili eventi agendo contemporaneamente sul versante delle politiche e dei servizi, a partire dalle campagne di sensibilizzazione in concomitanza con le contromisure legislative. La violenza contro le donne assume una connotazione di invisibilità, perché i soprusi si consumano perlopiù all’interno delle mura domestiche e il denunciare un affetto diventa difficile, poiché l’emotività prende il sopravvento nel tentativo di giustificare l’avvenimento quasi mai circoscritto, ma quasi sempre ripetitivo e che può sfociare nella sua più alta forma di violenza, il femmicidio. Questo fenomeno è difficile da razionalizzare, perché sarebbe una segreta ammissione di inciviltà e brutalità, ma purtroppo i dati riportati nel quarto capitolo di questa trattazione, parlano chiaro, le violenze e i femminicidi crescono di anno in anno, e con il lockdown la situazione è peggiorata notevolmente. Osservando i dati è inevitabile cogliere la necessità di porre un freno a questi abusi inumani, e l’unico modo è tutelare la figura femminile a livello legislativo con disposizioni ad hoc per ogni casistica e per contro irrigidire le pene nei confronti di chi compie il reato. In questo senso si è mosso in prima battuta il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa nell’Aprile del 2011, elaborando la Convenzione di Istanbul, un trattato che si propone di salvaguardare e proteggere le vittime di violenza di genere e simultaneamente evitare l’impunità dei colpevoli, questo rappresenta “il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza", la quale viene descritta dettagliatamente nel secondo capitolo della trattazione. Seguendo il fil rouge della cogitazione riguardante la crescente tutela della figura della donna, il terzo capitolo offre una puntuale delucidazione sul Codice Rosso, anche nota come legge 69/2019, il cui fine è rafforzare la protezione delle vittime di violenza di genere e violenza domestica, agendo contemporaneamente sulla tutela in senso stretto delle vittime e sulla repressione, irrigidendone le conseguenze tramite interventi di modifica sul Codice penale e il codice di procedura penale. Il termine Codice Rosso è stato coniato dalla vulgata giornalistica, la quale ha ripreso la dicitura del triage del pronto soccorso degli ospedali, infatti, la suddetta dicitura esprime necessità di priorità e massima urgenza. Nel corso del capitolo si andrà a dipanare la legge nella sua interezza, gli aspetti innovativi e positivi e per contro le lacune e le forme a cui apportare delle migliorie. Il Codice Rosso ha il fine ultimo di affrontare la tematica della violenza delle donne in un’ottica volta ad infrangere il silenzio e l’omertà che aleggiano intorno a questo fenomeno, ed esso rappresenta, ad oggi, la forma più puntuale e regolamentata di tutela in questa direzione. L’applicazione del Codice Rosso durante il periodo di lockdown rappresenta l’essenza del quarto capitolo, in cui verranno elencati gli strumenti di tutela frutto della legge 69/2019, declinati concretamente in un contesto difficile per la società nella sua interezza e nello specifico per le donne vittime di violenza domestica. La casa, luogo in cui ci si sente al sicuro e a proprio agio, un’ubicazione familiare che in circostanze di costrizione, come quelle causate dalla pandemia può rappresentare il set di un vero e proprio incubo, soprattutto se si vive a contatto con una persona avvezza a compiere violenze domestiche. L’ultimo capitolo, infine, si conclude con un’attenta riflessione sui risvolti positivi e negativi dopo due anni dall’emanazione del Codice Rosso, analizzando in modo puntuale il periodo intercorrente dall’emanazione della legge ad oggi. Un periodo peculiare e complesso che ha portato ad una crisi mondiale sociale ed economica, la quale si è fatta portatrice di paura e incertezza sul futuro. Questo crogiolo emotivo non può che far da scintilla a situazioni già delicate, portando ad un ineluttabile incremento di casi di violenza.
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