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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-12192022-173311


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
LENCIONI, MARCO
URN
etd-12192022-173311
Titolo
Analisi retrospettiva della metodica bioptica prostatica con tecnica fusion rm/eco guidata: prospettive diagnostiche future
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
UROLOGIA
Relatori
relatore Prof. Bartoletti, Riccardo
Parole chiave
  • carcinoma prostatico
  • retrospettivo
  • prostata
  • tumore
  • MRI/US
  • RM/eco
  • fusion
  • biopsia prostatica
Data inizio appello
12/01/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/01/2093
Riassunto
Scopo: la biopsia prostatica rappresenta ad oggi l’unico strumento di diagnosi oggettiva del carcinoma prostatico. L’interpretazione del dato bioptico può condurre tuttavia ad una diagnosi incompleta ed inesatta, in relazione alla mancata identificazione di possibili altri foci neoplastici, correlati alla multifocalità della neoplasia. I progressi della diagnostica tramite risonanza magnetica prostatica multiparametrica (mpRM) e il conseguente impiego della biopsia mirata, ottenuta dalla fusione di immagini di risonanza magnetica ed ecografia, ha recentemente portato un’innovazione nel percorso diagnostico del carcinoma prostatico. Scopo del presente studio è quello di valutare le performance della biopsia prostatica ottenuta con tecnica di fusione delle immagini da risonanza magnetica con quelle ecografiche (biopsia fusion o cognitiva) rispetto alla metodica tradizionale condotta con criterio sistematico (12 o più prelievi bioptici su aree predefinite della prostata), comparando il potere predittivo delle diverse modalità di campionamento e il loro significato clinico nell’ identificazione del carcinoma prostatico.
Metodo: 592 pazienti con carcinoma prostatico sottoposti a prelievo bioptico presso l’Ospedale San Luca di Lucca durante il periodo di osservazione Gennaio 2019-Agosto 2022 sono stati valutati retrospettivamente in uno studio osservazionale caso controllo, dove il gruppo di studio era rappresentato da 203 pazienti sottoposti a indagine mpRM prostatica e successiva biopsia fusion (gruppo fusion) , e dal gruppo di controllo costituito da 388 pazienti sottoposti a mapping bioptico prostatico sistematico con almeno 12 prelievi in entrambi i lobi . Per quanto riguarda la tecnica fusion 172/203 pazienti sono stati sottoposti a biopsia rm/eco guidata mentre 31 sottoposti a biopsia con tecnica cognitiva mirata alla lesione di mpRM senza sovrapposizione fusion; in tutti i 203 pazienti sottoposti a biopsia fusion è stata praticata anche biopsia sistematica di combinazione. Nell’analisi conclusiva dei dati sono stati presi in analisi solo pazienti sottoposti a biopsia per sospetto carcinoma prostatico di prima istanza (n=484), escludendo i pazienti sottoposti a biopsia confirmatoria (n=108).I risultati bioptici ottenuti dai pazienti afferenti ai due diversi gruppi “biopsia fusion + sistematica” rispetto a “biopsia sistematica” sono stati comparati mediante analisi statistica si sensibilità, specificità e curve Reicever Operating Characteristics, oltre a test non parametrico di correlazione per ranghi secondo Spearman.
Risultati: l’età mediana della popolazione in studio è di 72 anni. Valore di tPSA mediano è 8,40 ng/ml. Globalmente il tasso di rilevamento di cancro è stato del 61,3%; PI-RADS 4 il più frequente riscontrato in immagini di mpRM prostatica. L’istologico clinicamente significativo (csPCa) sul target fusion più frequente è stato GS 3+4, mentre per il gruppo random GS 4+4. Non è stata rilevata una prevalenza di lato: 51% a destra, 49% sinistra, mentre la sede con più frequente riscontro di carcinoma prostatico è a livello medio-ghiandolare 52%, base 30% e apice prostatico nel 18% dei casi. Attraverso il test Rho di Spearman abbiamo rilevato un’associazione crescente di tasso di rilevamento di cancro, al crescere del valore di PI-RADS in termini statisticamente significativi. La capacità predittiva della risonanza magnetica nell’identificazione di csPCa secondo curva ROC ha mostrato un’accuratezza del 72,4%, un’elevata sensibilità (81,2%), una modesta specificità (56,9%): nella popolazione in studio con biopsia prostatica positiva il 16,9% (n=22) dei pazienti presenta tumore non clinicamente significativo. Nel gruppo biopsia fusion vi è concordanza tra risultato di risonanza e di biopsia nell’82% dei casi(n=105); non sono state indagate le correlazioni fra biopsia positiva e RM negativa. È stato impiegato un test di ipotesi unilaterale relativo alla mono e multi-focalità delle lesioni analizzate, confermando il riscontro di tumore clinicamente significativo in sedi diverse rispetto a quelle segnalate alla mpRM, in particolare, con una differenza statisticamente significativa nel gruppo di pazienti con presenza di tumore multifocale. Osservando i nostri dati la biopsia fusion ha dimostrato una migliore predittività in termini di detezione di cancro clinicamente significativo nei pazienti con lesioni PI-RADS di grado maggiore. La presenza di tumore multifocale trova un miglioramento diagnostico nel rilievo di sedi con cancro clinicamente significativo, attraverso l’impiego della biopsia sistematica nei pazienti con lesioni rilevate alla risonanza magnetica con PI-RADS < 4.
Conclusioni: la biopsia prostatica fusion pur dimostrando una maggior efficacia ed attendibilità nel riscontro di patologia ad alto rischio, sembra non del tutto efficace nell’individuare foci neoplastici legati alla multifocalità della patologia; in questo senso la biopsia sistematica sembra rappresentare la migliore strategia diagnostica nonostante la limitazione nella caratterizzazione dell’alto e basso rischio. Ne consegue che la biopsia prostatica fusion in associazione a biopsia sistematica sembra rappresentare la migliore strategia futura per il riscontro di carcinoma prostatico in pazienti con sospetto clinico. Rimane da definire il possibile ruolo del PI-RADS o un ulteriore modalità di caratterizzazione di imaging della malattia, che consentano di valutare la possibile aggressività biologica del tumore. In questo ambito vi sono progetti europei in corso di attuazione che daranno possibili riscontri nel prossimo futuro. Allo stato attuale il trattamento terapeutico a scopo curativo non può prescindere da un’accurata caratterizzazione diagnostica in termini di localizzazione del tumore, allo scopo di prevedere il possibile riscontro di margini positivi all’esame istopatologico ed evitare la mancata identificazione di un’estensione extra-capsulare di malattia.
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