Tesi etd-12162019-172556 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SETTIMI, LUCIA
URN
etd-12162019-172556
Titolo
Il deterioramento dello Stato di diritto in Polonia
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
STUDI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Casella, Rino
Parole chiave
- Involuzione autoritaria
- Nuovo quadro Ue
- Polonia
- Rule of Law framework
- Stato di diritto
Data inizio appello
27/01/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questo studio si propone di ripercorrere le principali tappe della storia costituzionale polacca, fino ad un’analisi recentissima ed attuale dell’involuzione autoritaria subita dalla Polonia a partire dal 2015, ad opera del partito Diritto e Giustizia fondato nel 2000 dai fratelli gemelli Kaczyński.
La Polonia dopo aver conosciuto una lunga tradizione di limitazione del potere regio da parte della nobiltà medioevale, ha adottato nel maggio 1791 la prima Costituzione scritta in Europa e la seconda al mondo dopo quella degli Stati Uniti e in seguito, nonostante le spartizioni del proprio territorio subite, ha saputo mantenere viva la tradizione parlamentare facendola riemergere più volte nel corso del Novecento: nel 1921 con l'adozione di una nuova Costituzione e nel 1997 con l'adozione dell'attuale Costituzione polacca. Lo Stato polacco è come se fosse nato due volte: la prima subito dopo la Prima guerra mondiale e la seconda dopo il 1989, considerando la limitazione politica della sovranità durante il periodo socialista.
La Costituzione del 1952 della Repubblica popolare di Polonia presentava le caratteristiche tipiche di uno Stato socialista e si conformava ai principi di quest'ultimo: il principio dell'unità del potere statale, della doppia dipendenza, del centralismo democratico, della supremazia del Parlamento, l'anteposizione dei diritti socioeconomici alle libertà e ai diritti dell'uomo e del cittadino. Il Partito operaio unificato polacco (Poup) si qualificava come il partito dominante, tuttavia era ammessa la presenza di partiti “satelliti”.
Protagonista della transizione è stato Solidarność, un sindacato libero, che ha concluso con il partito socialista dominante (Poup) gli accordi della Tavola rotonda. Con le prime elezioni libere del 1992, i nuovi partiti hanno approvato prima la Piccola Costituzione provvisoria per poi arrivare all'attuale Costituzione polacca del 1997. Essa ha permesso alla Polonia di ottenere l'ambita “legittimazione democratica” da parte della Comunità internazionale e sul piano interno ha definito le nuove regole democratiche, cercando di premunirsi contro possibili involuzioni autoritarie. Obiettivo quest'ultimo, purtroppo, solo parzialmente raggiunto.
Alla base dell'attuale situazione politica polacca vi è proprio il rifiuto del sistema consensuale, patteggiato e compromissorio della transizione democratica. Appena salito al potere nell'ottobre 2015, Diritto e Giustizia ha attuato una politica riformatrice che ha portato ad un'indebita ingerenza del potere esecutivo sulla magistratura. In mancanza della maggioranza necessaria per poter effettuare una revisione della Costituzione, il Governo ha agito tramite l'adozione di leggi ordinarie che hanno progressivamente esautorato il testo costituzionale. Attraverso un'analisi delle nuove leggi adottate è stato possibile ricostruire il percorso di smantellamento dello Stato di diritto, a partire dal Tribunale costituzionale per poi proseguire con la riforma dei Tribunali ordinari, del Consiglio nazionale della magistratura e della Corte suprema.
L'Unione europea non ha accettato passivamente l'attacco sferrato ai principi fondamentali dello Stato di diritto, ma ha cercato di utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione. Analizzando la procedura della “Rule of Law framework” ossia il “Nuovo quadro sullo Stato di diritto” attivata nei confronti della Polonia il 13 gennaio 2016, si nota come quest'ultima sia risultata prodromica all'applicazione della procedura di infrazione di cui all'art. 7 c.1 TUE e ai ricorsi per inadempimento dinanzi alla Corte di Giustizia europea di cui all'art. 258 TFUE. Mentre la procedura di infrazione ai sensi dell'art. 7 TUE si è rapidamente arenata in Consiglio, il ricorso alla Corte di Giustizia nella causa C-619/18 ha portato all'adozione di una sospensione cautelare prima e di una sentenza poi, che ha costretto il Governo polacco a rivedere la sua legge sulla Corte suprema. In analogia alla sentenza C-619/18, la sentenza C-192/18 ha obbligato la Polonia a rivedere la legge sui Tribunali ordinari.
L'analisi politica dell'anno 2019, con la vittoria di Diritto e Giustizia sia alle elezioni europee che alle elezioni nazionali, dimostra come sia possibile indebolire la società civile promettendo nuove provvidenze sociali in cambio della compressione dei diritti e delle libertà.
I dati politici e socioeconomici di cui disponiamo portano ad affermare che la tensione con l'Unione europea non è destinata a scemare, tuttavia il rischio di una Polexit appare scongiurata. L'opposizione di Diritto e Giustizia dispone della maggioranza in Senato e potrà quindi bloccare o ritardare nuove leggi lesive dello Stato di diritto. Le elezioni presidenziali della prossima primavera contribuiranno a fare chiarezza su quale strada la Polonia intenda imboccare.
La Polonia dopo aver conosciuto una lunga tradizione di limitazione del potere regio da parte della nobiltà medioevale, ha adottato nel maggio 1791 la prima Costituzione scritta in Europa e la seconda al mondo dopo quella degli Stati Uniti e in seguito, nonostante le spartizioni del proprio territorio subite, ha saputo mantenere viva la tradizione parlamentare facendola riemergere più volte nel corso del Novecento: nel 1921 con l'adozione di una nuova Costituzione e nel 1997 con l'adozione dell'attuale Costituzione polacca. Lo Stato polacco è come se fosse nato due volte: la prima subito dopo la Prima guerra mondiale e la seconda dopo il 1989, considerando la limitazione politica della sovranità durante il periodo socialista.
La Costituzione del 1952 della Repubblica popolare di Polonia presentava le caratteristiche tipiche di uno Stato socialista e si conformava ai principi di quest'ultimo: il principio dell'unità del potere statale, della doppia dipendenza, del centralismo democratico, della supremazia del Parlamento, l'anteposizione dei diritti socioeconomici alle libertà e ai diritti dell'uomo e del cittadino. Il Partito operaio unificato polacco (Poup) si qualificava come il partito dominante, tuttavia era ammessa la presenza di partiti “satelliti”.
Protagonista della transizione è stato Solidarność, un sindacato libero, che ha concluso con il partito socialista dominante (Poup) gli accordi della Tavola rotonda. Con le prime elezioni libere del 1992, i nuovi partiti hanno approvato prima la Piccola Costituzione provvisoria per poi arrivare all'attuale Costituzione polacca del 1997. Essa ha permesso alla Polonia di ottenere l'ambita “legittimazione democratica” da parte della Comunità internazionale e sul piano interno ha definito le nuove regole democratiche, cercando di premunirsi contro possibili involuzioni autoritarie. Obiettivo quest'ultimo, purtroppo, solo parzialmente raggiunto.
Alla base dell'attuale situazione politica polacca vi è proprio il rifiuto del sistema consensuale, patteggiato e compromissorio della transizione democratica. Appena salito al potere nell'ottobre 2015, Diritto e Giustizia ha attuato una politica riformatrice che ha portato ad un'indebita ingerenza del potere esecutivo sulla magistratura. In mancanza della maggioranza necessaria per poter effettuare una revisione della Costituzione, il Governo ha agito tramite l'adozione di leggi ordinarie che hanno progressivamente esautorato il testo costituzionale. Attraverso un'analisi delle nuove leggi adottate è stato possibile ricostruire il percorso di smantellamento dello Stato di diritto, a partire dal Tribunale costituzionale per poi proseguire con la riforma dei Tribunali ordinari, del Consiglio nazionale della magistratura e della Corte suprema.
L'Unione europea non ha accettato passivamente l'attacco sferrato ai principi fondamentali dello Stato di diritto, ma ha cercato di utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione. Analizzando la procedura della “Rule of Law framework” ossia il “Nuovo quadro sullo Stato di diritto” attivata nei confronti della Polonia il 13 gennaio 2016, si nota come quest'ultima sia risultata prodromica all'applicazione della procedura di infrazione di cui all'art. 7 c.1 TUE e ai ricorsi per inadempimento dinanzi alla Corte di Giustizia europea di cui all'art. 258 TFUE. Mentre la procedura di infrazione ai sensi dell'art. 7 TUE si è rapidamente arenata in Consiglio, il ricorso alla Corte di Giustizia nella causa C-619/18 ha portato all'adozione di una sospensione cautelare prima e di una sentenza poi, che ha costretto il Governo polacco a rivedere la sua legge sulla Corte suprema. In analogia alla sentenza C-619/18, la sentenza C-192/18 ha obbligato la Polonia a rivedere la legge sui Tribunali ordinari.
L'analisi politica dell'anno 2019, con la vittoria di Diritto e Giustizia sia alle elezioni europee che alle elezioni nazionali, dimostra come sia possibile indebolire la società civile promettendo nuove provvidenze sociali in cambio della compressione dei diritti e delle libertà.
I dati politici e socioeconomici di cui disponiamo portano ad affermare che la tensione con l'Unione europea non è destinata a scemare, tuttavia il rischio di una Polexit appare scongiurata. L'opposizione di Diritto e Giustizia dispone della maggioranza in Senato e potrà quindi bloccare o ritardare nuove leggi lesive dello Stato di diritto. Le elezioni presidenziali della prossima primavera contribuiranno a fare chiarezza su quale strada la Polonia intenda imboccare.
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