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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-12152011-093229


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
CAGNAZZO, GABRIELLA
URN
etd-12152011-093229
Titolo
I BENI CULTURALI DI INTERESSE RELIGIOSO
Settore scientifico disciplinare
IUS/05
Corso di studi
DIRITTO PUBBLICO E DELL'ECONOMIA
Relatori
tutor Prof. Consorti, Pierluigi
Parole chiave
  • Beni culturali di interesse religioso
  • Interessi culturali e cultuali
Data inizio appello
21/12/2011
Consultabilità
Completa
Riassunto
La tesi ha carattere interdisciplinare toccando argomenti di diritto costituzionale, amministrativo, ecclesiastico e canonico, oltre a contenere brevi riferimenti di diritto comunitario e di diritto dell’economia, elaborati sotto il tema trasversale dei «Beni culturali di interesse religioso».
Nel primo capitolo viene descritta la regolamentazione dei beni culturali nell’ordinamento italiano, muovendo dai principi costituzionali si procede considerando l’evoluzione normativa per poi soffermarsi sul vigente Codice dei beni culturali. Questa parte ricostruttiva serve ad impostare il fil rouge che attraversa l’intero lavoro, tessendo i riferimenti per una differenziazione fra la tutela giuridica apprestata al bene in quanto espressione di un diritto patrimoniale e quella riferita allo stesso bene in forza della sua valorizzazione culturale. In altri termini, si approfondisce l’evoluzione normativa che sembra andare nella direzione di un superamento del mero dato proprietario a vantaggio della funzione collettiva svolta dal bene culturale. Questa suggestione sarà ripresa ed approfondita nelle conclusioni, utilizzando la categoria dei “beni comuni”.
Tale ragionamento di fondo si appoggia su una dettagliata ricostruzione della disciplina canonistica dei medesimi beni, tratteggiata sia al livello di Chiesa universale sia di Chiesa italiana. In questa parte viene utilizzato l’apparato normativo mettendo in luce gli elementi di funzionalizzazione del “bene culturale ecclesiastico” che, in maniera quasi esemplificativa, l’ordinamento canonico lascia prevalere sugli altri criteri giuridicamente significativi. La deputatio ad cultum svolge infatti una funzione quasi assorbente sull’elemento proprietario: sicché la “bellezza” del bene culturale finisce per esprimere una funzione spirituale, che merita una propria tutela giuridica. In questo senso l’interesse religioso si somma a quello culturale e quasi modifica la garanzia giuridica originaria venendo a costituire un’autonoma categoria.
Questo elemento viene confermato sia dalla più recente normativa concordataria, e più in generale di derivazione pattizia, sia dalle leggi emanate sulla base delle intese previste dall’art. 8 Cost..
Il terzo capitolo riflette quindi sulla categoria giuridica di “bene culturale di interesse religioso”, considerato bensì in maniera autonoma e specifica, ma anche in chiave di possibile interpretazione evolutiva degli altri beni appartenenti al “patrimonio culturale”.
L’ultimo capitolo getta lo sguardo oltre i confini nazionali, con un breve ma incisivo panorama sulla legislazione di altri Paesi europei, anch’essa centrata a verificare la plausibilità della tesi sviluppata nella parte centrale del lavoro.
Nelle conclusioni si esamina l’opportunità di comprendere i beni culturali di interesse religioso tra i beni comuni, al fine di rafforzarne la tutela, in considerazione sia dell’uso economico che ne viene fatto, sia delle riforme sul federalismo, fattori i quali sembrano avvantaggiare più gli interessi finanziari che quelli culturali e cultuali.
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