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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-12132021-174956


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
IANNUZZI, LUCAS ORLANDO
URN
etd-12132021-174956
Titolo
Nero di carta, les Africain dans la production littéraire et iconographique de l'anthropologue Lidio Cipriani (1892-1962).
Settore scientifico disciplinare
M-STO/04
Corso di studi
STORIA
Relatori
tutor Prof.ssa Fiorino, Vinzia
tutor Prof.ssa Lafont, Anne
Parole chiave
  • photography
  • racism
  • Lidio Cipriani
  • fascism
  • colonialism
  • anthropology
  • Lidio Cipriani
  • razzismo
  • fotografia
  • fascismo
  • colonialismo
  • antropologia
Data inizio appello
20/12/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
20/12/2091
Riassunto
L'antropologo fiorentino Lidio Cipriani (1892-1962) fu un sostenitore delle politiche razziali del regime di Mussolini. Nell'estate del 1938 fu uno dei firmatari del Manifesto della Razza, un testo razzista e antisemita che fu anche il punto di partenza della legislazione razziale in Italia. Il contributo dell'antropologo alla propaganda fascista si riflette anche nel fatto che, tra il 1927 e il 1930, intraprese la sua prima serie di viaggi in Africa meridionale e centrale, dove mise insieme un corpus di scritti e una collezione di oggetti. Scattò delle fotografie e realizzò calchi antropologici che dovevano servire come prova dell'inferiorità dei popoli africani, e quindi essere strumentali al nuovo progetto coloniale del regime fascista. Questa tesi si concentra quindi sul lavoro dell'antropologo in campo visuale e, in particolare, sul modo in cui egli si mobilitò nella propaganda fascista per il grande pubblico. La tesi prende in considerazione il contributo dell'antropologo ad una grammatica visiva, adoperata dal regime di Mussolini, che si basava su motivi di alterità che predisponevano i corpi africani all'inferiorità e alla sottomissione. Il lavoro di tesi analizza così il contributo visivo di un antropologo alle politiche razziali e segregazioniste del regime fascista, e le funzioni erratiche di queste immagini nel corso della sua carriera.

The Florentine anthropologist Lidio Cipriani (1892-1962) was a strong supporter of the racial policies of Mussolini’s regime. In the summer of 1938 he was one of the signatories of the Manifesto della razza, a racist and anti-Semitic text that was also the starting point for racial legislation in Italy. The anthropologist’s contribution to Fascist propaganda was also reflected in the fact that, between 1927 and 1930, he undertook his first series of trips to southern and central Africa, where he built up a body of writings and a collection of objects. He also took photographs and made anthropological casts that were to serve as evidence of African inferiority, and thus be instrumental to the new colonial project of the Fascist regime. This thesis therefore focuses on the anthropologist’s work in the visual field and, in particular, the way in which it was mobilised in Fascist propaganda for the general public. The thesis considers the anthropologist’s contribution to a visual grammar-seized upon by Mussolini’s regime-that was based on motifs of otherness that inferiorised African bodies and predisposed them to subjugation. The thesis thus analyses the visual contribution of an anthropologist to the racial and segregationist policies of the Fascist regime, and the erratic functions of these images throughout his career.
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