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Il 1968 è l’anno cardine, attorno al quale ruotano gli avvenimenti culturali e geopolitici che hanno plasmato la concezione contemporanea di cultura di massa e underground.
Il 1968 è anche l’anno in cui l’Occidente si scontra in modo inequivocabile col Blocco Sovietico, grazie alle immagini dell’invasione ed occupazione della Cecoslovacchia comunista da parte delle truppe del Patto di Varsavia, a causa degli sconvolgimenti politici della frangia riformista del Partito: da questo momento in poi, lo scontro tra Est ed Ovest, sul piano economico, politico ed ideologico, accelererà inevitabilmente il passo, ed una potente, sotterranea “guerra fredda culturale” prenderà piede ovunque nelle Repubbliche Socialiste.
Letteratura sotterranea, underground, cultura proibita, illegalità, stampa non ufficiale, polis parallela… ogni studioso ha provato a dare una forma e dei confini a un fenomeno vastissimo, che assume tratti specificatamente politici a fine anni Sessanta, e muore solo con la caduta dei governi comunisti dell’Europa centro-orientale; l’arma con cui si combatte questa guerra è il samizdat, cioè la stampa non autorizzata, autoprodotta e distribuita, le modalità sono quasi sempre illegali, e la matrice quella della resistenza pacifica e la lotta per i diritti umani e civili.
In questo lavoro voglio descrivere la questione del samizdat russo e cecoslovacco tra il 1968 ed il 1985, utilizzando le fonti d’archivio principali (Open Society Archive, Archiv Samizdata e Libri Prohibiti, in particolar modo), e provando a tracciare la storia, le cause, gli obiettivi dei gruppi di attivisti e le principali correnti, per offrire al lettore una panoramica quanto più concisa, ma esaustiva, di questo modo originale di fare letteratura, e, soprattutto, di fare opinione.