Tesi etd-12132017-074609 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
BIGAZZI, SABRINA
URN
etd-12132017-074609
Titolo
La nuova governance portuale: profili organizzativi e funzionali alla luce della riforma attuativa della l. 124/2015.
Settore scientifico disciplinare
IUS/10
Corso di studi
SCIENZE GIURIDICHE
Relatori
tutor Prof.ssa Pizzanelli, Giovanna
Parole chiave
- Autorità di Sistema Portuale
- Governance portuale
- Infrastrutture
Data inizio appello
16/01/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
16/01/2088
Riassunto
Il contributo fornisce una riflessione sul recente riordino che ha interessato il sistema della Autorità Portuali. Plurimi fattori di contesto, tra cui il fenomeno del c.d. “gigantismo navale”, ed il rafforzamento e lo sviluppo di nuovi porti sia nel Mediterraneo che nel Nord Europa, hanno reso il modello italiano di governance portuale non più in grado di far fronte all’elevato livello di competitività che si è creato tra i diversi bacini marittimo-portuali.
Dopo fallimentari tentativi di riordino del sistema portuale si è giunti ad un testo definitivamente approvato grazie all’impulso proveniente dal decreto “sblocca Italia” (d.l. 133 del 2014), da cui è promanato quale atto di indirizzo il Piano Nazionale Strategico della Portualità e della Logistica, ma anche in forza dell’inserimento della novella nel più ampio quadro della riforma della Pubblica amministrazione di cui alla l. 124 del 2015 (“Riforma Madia”), ed altresì per merito del decisivo incentivo derivante dall’ordinamento europeo interessato alla realizzazione delle c.d. “autostrade del mare”.
Il d. lgs. 169 del 2016 muove da una visione strategica del “sistema mare” e mette in luce come l’eccessivo localismo insito nella struttura dei city port (di cui alla legge 84 del 1994) ha promosso una controproducente competizione tra porti limitrofi. Tra le principali innovazioni introdotte dal d. lgs. 169 del 2016 vi è la riorganizzazione dei centri decisionali ed il superamento della dimensione “monoscalo” dei porti realizzata attraverso l’istituzione delle Autorità di Sistema Portuale in luogo delle previgenti Autorità Portuali. Per quanto concerne gli organi di governo dell’ente, è stata prevista una nuova procedura di nomina dei Presidenti e l’importantissimo passaggio dal Comitato portuale al Comitato di gestione. Il Legislatore ha invece lasciato inalterati altri aspetti di base del sistema portuale, quali la forma giuridica dell’Autorità Portuale, il modello di Landlord Port Authority e l’organizzazione dei servizi e delle operazioni interne al porto.
Nonostante l’ampio sforzo innovativo proposto dal d.lgs. 169 del 2016, probabilmente le misure introdotte non sono sufficienti per il raggiungimento degli ambiziosi intenti proposti. Ad esempio, non risultano ben chiari i rapporti tra le Autorità di Sistema Portuale e i neoistituiti Uffici territoriali ed il ruolo dei “tavoli” di concertazione. Al contempo, secondo parte della dottrina a seguito della bocciatura in sede referendaria del disegno di revisione costituzionale, la riforma rischia di essere stata, quantomeno in parte, privata della propria anima riformatrice. Infine, la novella appare in parte in controtendenza rispetto alle altre realtà europee dove sono stati preferiti dei modelli di Autorità Portuale connotati da un elevato grado di indipendenza.
Dopo fallimentari tentativi di riordino del sistema portuale si è giunti ad un testo definitivamente approvato grazie all’impulso proveniente dal decreto “sblocca Italia” (d.l. 133 del 2014), da cui è promanato quale atto di indirizzo il Piano Nazionale Strategico della Portualità e della Logistica, ma anche in forza dell’inserimento della novella nel più ampio quadro della riforma della Pubblica amministrazione di cui alla l. 124 del 2015 (“Riforma Madia”), ed altresì per merito del decisivo incentivo derivante dall’ordinamento europeo interessato alla realizzazione delle c.d. “autostrade del mare”.
Il d. lgs. 169 del 2016 muove da una visione strategica del “sistema mare” e mette in luce come l’eccessivo localismo insito nella struttura dei city port (di cui alla legge 84 del 1994) ha promosso una controproducente competizione tra porti limitrofi. Tra le principali innovazioni introdotte dal d. lgs. 169 del 2016 vi è la riorganizzazione dei centri decisionali ed il superamento della dimensione “monoscalo” dei porti realizzata attraverso l’istituzione delle Autorità di Sistema Portuale in luogo delle previgenti Autorità Portuali. Per quanto concerne gli organi di governo dell’ente, è stata prevista una nuova procedura di nomina dei Presidenti e l’importantissimo passaggio dal Comitato portuale al Comitato di gestione. Il Legislatore ha invece lasciato inalterati altri aspetti di base del sistema portuale, quali la forma giuridica dell’Autorità Portuale, il modello di Landlord Port Authority e l’organizzazione dei servizi e delle operazioni interne al porto.
Nonostante l’ampio sforzo innovativo proposto dal d.lgs. 169 del 2016, probabilmente le misure introdotte non sono sufficienti per il raggiungimento degli ambiziosi intenti proposti. Ad esempio, non risultano ben chiari i rapporti tra le Autorità di Sistema Portuale e i neoistituiti Uffici territoriali ed il ruolo dei “tavoli” di concertazione. Al contempo, secondo parte della dottrina a seguito della bocciatura in sede referendaria del disegno di revisione costituzionale, la riforma rischia di essere stata, quantomeno in parte, privata della propria anima riformatrice. Infine, la novella appare in parte in controtendenza rispetto alle altre realtà europee dove sono stati preferiti dei modelli di Autorità Portuale connotati da un elevato grado di indipendenza.
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