Tesi etd-12112022-111857 |
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Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (4 anni)
Autore
LENTI, VERONICA
URN
etd-12112022-111857
Titolo
Trattamento del carcinoma mammario Her2-positivo: focus sulla nuova formulazione sottocutanea pertuzumab/trastuzumab
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
FARMACIA OSPEDALIERA
Relatori
relatore Prof.ssa Martelli, Alma
relatore Dott.ssa Di Marzo, Giuseppina
relatore Dott.ssa Di Marzo, Giuseppina
Parole chiave
- carcinoma mammario
- eBC
- her2-positivo
- mBC
- pertuzumab
- sottocutanea
- trastuzumab
Data inizio appello
20/01/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
20/01/2093
Riassunto
Il tumore al seno colpisce 1 donna su 8. Ad oggi, resta la neoplasia più diffusa in Italia tra le donne sia nella fascia d’età <49 anni, che nella fascia 50-69 anni e in quella più anziana oltre i 70 anni, con un trend annuo in leggero aumento (+0.3% per anno).
In un anno vengono registrate circa 55.000 nuove diagnosi tra le donne (1 su 8) e 600 casi tra gli uomini (1 su 599), andando a rappresentare il 30,3% di tutti i tumori che colpiscono le donne, e il 14,6% di tutti i tumori diagnosticati in Italia.
Nell’ampia gamma delle tipologie di carcinoma mammari, la forma HER2-positivo rappresenta il 20-30% dei casi riscontrati; è una delle forme tumorali più aggressive con un alto tasso di recidiva, ed è caratterizzata dalla sovra-espressione del recettore HER2, pertanto è sensibile ad una terapia mirata che blocca selettivamente l’attività proliferativa di questo recettore, migliorando la prognosi della patologia.
Il trattamento e la prognosi delle pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo (sia EBC, in fase iniziale, che MBC, in fase metastatica) sono stati pertanto trasformati negli anni dall'avvento di terapie mirate ad inibire l’azione di HER2, tra cui l’utilizzo di trastuzumab e pertuzumab. La combinazione di questi due anticorpi con la chemioterapia standard ha difatti mostrato importanti benefici e rappresenta tutt’oggi lo standard di cura ampiamente supportato dalle Linee Guida internazionali sia nella forma precoce che in quella metastatica in I linea, dopo che numerosi studi clinici hanno ampiamente evidenziato una sopravvivenza globale (OS), una sopravvivenza libera da progressione (SPF) e una sopravvivenza libera da malattia (DFS) significativamente più prolungate, mantenendo un buon livello di sicurezza analogamente alla monoterapia con trastuzumab.
Già nel settembre 2013, la formulazione sottocutanea di trastuzumab (Herceptin®) ha ricevuto parere positivo dal CHMP (Comitato per i prodotti medicinali per uso umano) con accesso all’autorizzazione per il Marketing Europeo, presentandosi come una valida alternativa alla somministrazione trisettimanale della formulazione ev di trastuzumab sia nel trattamento dell’EBC che del MBC. L’eccipiente chiave che rende questa formulazione innovativa è l’enzima ricombinante della Ialuronidasi umana PH20 (rHuPH20), il quale degradando temporaneamente le fibre di acido ialuronico dello strato sottocutaneo faciliterebbe così il passaggio del farmaco tra le cellule e la sua somministrazione in volumi maggiori; inoltre ha consentito di ottimizzare le risorse disponibili presso le varie realtà oncologiche in termini di costi e di tempo.
Volendo mantenere i vantaggi del trattamento e mirando alla casistica di una determinata forma tumorale, nel novembre 2020 l’EMA ha pubblicato le raccomandazioni adottate dal CHMP per l’autorizzazione d’uso e l’immissione in commercio nell’Unione Europea di una nuova formulazione sottocutanea a dose fissa contenente la combinazione dei due anticorpi monoclonali trastuzumab e pertuzumab con ialuronidasi umana PH20: Phesgo® (Roche Registration GmbH); essa, presentando un profilo farmacocinetico e di efficacia non inferiori alle formulazioni ev, con un altrettanto profilo simile di sicurezza, rappresenta ancora una volta un’innovazione tecnologica importante che non solo fornisce un beneficio aggiuntivo nell’esperienza clinica e di cura del paziente, ma contribuisce anche alla sostenibilità del trattamento attraverso una migliore gestione delle risorse ospedaliere. La formulazione sottocutanea infatti, offre ai pazienti una somministrazione meno invasiva e più rapida dei due anticorpi monoclonali, permettendo una maggiore flessibilità dal punto di visto organizzativo delle cure e sull’esperienza del paziente stesso.
Le popolazioni a cui PHESGO è destinato sono le stesse definite per la combinazione in formulazione endovenosa di pertuzumab-trastuzumab e chemioterapia standard nel carcinoma mammario HER2-positivo:
• Trattamento adiuvante di pazienti con eBC HER2-positivo ad alto rischio di recidiva (pazienti con coinvolgimento linfonodale) senza precedente trattamento neoadiuvante
• Prima linea di trattamento per pazienti con mBC HER2-positivo
Il concetto di partenza per la selezione della dose idonea alla somministrazione sottocutanea è stato il raggiungimento della medesima saturazione del sito recettoriale che si registra con la formulazione endovenosa; si somministra per via sottocutanea in un regime a cadenza trisettimanale (Q21) con dose di carico di 1200 mg + 600 mg con un tempo di infusione di 8 minuti e un tempo di osservazione del paziente di 30 minuti, seguita, se ben tollerato, da dosi di mantenimento di 600 mg + 600 mg infuse nell’arco di 5 minuti con un tempo di osservazione di 15 minuti, per un totale massimo di 18 cicli.
Per effettuare un’analisi di minimizzazione dei costi è stato costruito un modello di budget impact adattandolo alla realtà locale della Toscana, prendendo spunto da un White Paper applicato su scala mondiale nel quale si valutava la dose fissa di pertuzumab/trastuzumab per iniezione sottocutanea esaminandone le evidenze cliniche rilevanti e i dati relativi al tempo di infusione della formulazione sottocutanea rispetto a quella endovenosa, discutendo del valore che può apportare ai pazienti e agli operatori sanitari.
Si è considerato un orizzonte temporale di 3 anni analizzando l’impatto finanziario di Phesgo nei 3 anni successivi alla sua introduzione, in base al profilo di costo costruito su di esso e confrontandolo con quello della combinazione EV, in entrambi i setting per cui è indicato, stimando che i pazienti potenzialmente eleggibili al trattamento con Phesgo in Toscana, rispettivamente al primo anno di commercializzazione, possano essere in totale 162, di cui 33 nel setting adiuvante (linfonodo positivo, N+) e 129 nel setting metastatico di I linea.
I risultati dell’analisi di costo-minimizzazione permettono di confrontare le differenze tra il farmaco in combinazione fissa sottocutanea e la formulazione endovenosa, focalizzando l’attenzione sui costi diretti, sui costi indiretti e sui costi totali (diretti e indiretti). Rispetto alla formulazione estemporanea EV, quella sottocutanea è associata a minori costi sanitari, cumulati in particolare durante la fase di allestimento e somministrazione del farmaco, promuovendo nella prospettiva societaria un risparmio di spesa associato alla perdita di produttività del paziente e del caregiver.
In un anno vengono registrate circa 55.000 nuove diagnosi tra le donne (1 su 8) e 600 casi tra gli uomini (1 su 599), andando a rappresentare il 30,3% di tutti i tumori che colpiscono le donne, e il 14,6% di tutti i tumori diagnosticati in Italia.
Nell’ampia gamma delle tipologie di carcinoma mammari, la forma HER2-positivo rappresenta il 20-30% dei casi riscontrati; è una delle forme tumorali più aggressive con un alto tasso di recidiva, ed è caratterizzata dalla sovra-espressione del recettore HER2, pertanto è sensibile ad una terapia mirata che blocca selettivamente l’attività proliferativa di questo recettore, migliorando la prognosi della patologia.
Il trattamento e la prognosi delle pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo (sia EBC, in fase iniziale, che MBC, in fase metastatica) sono stati pertanto trasformati negli anni dall'avvento di terapie mirate ad inibire l’azione di HER2, tra cui l’utilizzo di trastuzumab e pertuzumab. La combinazione di questi due anticorpi con la chemioterapia standard ha difatti mostrato importanti benefici e rappresenta tutt’oggi lo standard di cura ampiamente supportato dalle Linee Guida internazionali sia nella forma precoce che in quella metastatica in I linea, dopo che numerosi studi clinici hanno ampiamente evidenziato una sopravvivenza globale (OS), una sopravvivenza libera da progressione (SPF) e una sopravvivenza libera da malattia (DFS) significativamente più prolungate, mantenendo un buon livello di sicurezza analogamente alla monoterapia con trastuzumab.
Già nel settembre 2013, la formulazione sottocutanea di trastuzumab (Herceptin®) ha ricevuto parere positivo dal CHMP (Comitato per i prodotti medicinali per uso umano) con accesso all’autorizzazione per il Marketing Europeo, presentandosi come una valida alternativa alla somministrazione trisettimanale della formulazione ev di trastuzumab sia nel trattamento dell’EBC che del MBC. L’eccipiente chiave che rende questa formulazione innovativa è l’enzima ricombinante della Ialuronidasi umana PH20 (rHuPH20), il quale degradando temporaneamente le fibre di acido ialuronico dello strato sottocutaneo faciliterebbe così il passaggio del farmaco tra le cellule e la sua somministrazione in volumi maggiori; inoltre ha consentito di ottimizzare le risorse disponibili presso le varie realtà oncologiche in termini di costi e di tempo.
Volendo mantenere i vantaggi del trattamento e mirando alla casistica di una determinata forma tumorale, nel novembre 2020 l’EMA ha pubblicato le raccomandazioni adottate dal CHMP per l’autorizzazione d’uso e l’immissione in commercio nell’Unione Europea di una nuova formulazione sottocutanea a dose fissa contenente la combinazione dei due anticorpi monoclonali trastuzumab e pertuzumab con ialuronidasi umana PH20: Phesgo® (Roche Registration GmbH); essa, presentando un profilo farmacocinetico e di efficacia non inferiori alle formulazioni ev, con un altrettanto profilo simile di sicurezza, rappresenta ancora una volta un’innovazione tecnologica importante che non solo fornisce un beneficio aggiuntivo nell’esperienza clinica e di cura del paziente, ma contribuisce anche alla sostenibilità del trattamento attraverso una migliore gestione delle risorse ospedaliere. La formulazione sottocutanea infatti, offre ai pazienti una somministrazione meno invasiva e più rapida dei due anticorpi monoclonali, permettendo una maggiore flessibilità dal punto di visto organizzativo delle cure e sull’esperienza del paziente stesso.
Le popolazioni a cui PHESGO è destinato sono le stesse definite per la combinazione in formulazione endovenosa di pertuzumab-trastuzumab e chemioterapia standard nel carcinoma mammario HER2-positivo:
• Trattamento adiuvante di pazienti con eBC HER2-positivo ad alto rischio di recidiva (pazienti con coinvolgimento linfonodale) senza precedente trattamento neoadiuvante
• Prima linea di trattamento per pazienti con mBC HER2-positivo
Il concetto di partenza per la selezione della dose idonea alla somministrazione sottocutanea è stato il raggiungimento della medesima saturazione del sito recettoriale che si registra con la formulazione endovenosa; si somministra per via sottocutanea in un regime a cadenza trisettimanale (Q21) con dose di carico di 1200 mg + 600 mg con un tempo di infusione di 8 minuti e un tempo di osservazione del paziente di 30 minuti, seguita, se ben tollerato, da dosi di mantenimento di 600 mg + 600 mg infuse nell’arco di 5 minuti con un tempo di osservazione di 15 minuti, per un totale massimo di 18 cicli.
Per effettuare un’analisi di minimizzazione dei costi è stato costruito un modello di budget impact adattandolo alla realtà locale della Toscana, prendendo spunto da un White Paper applicato su scala mondiale nel quale si valutava la dose fissa di pertuzumab/trastuzumab per iniezione sottocutanea esaminandone le evidenze cliniche rilevanti e i dati relativi al tempo di infusione della formulazione sottocutanea rispetto a quella endovenosa, discutendo del valore che può apportare ai pazienti e agli operatori sanitari.
Si è considerato un orizzonte temporale di 3 anni analizzando l’impatto finanziario di Phesgo nei 3 anni successivi alla sua introduzione, in base al profilo di costo costruito su di esso e confrontandolo con quello della combinazione EV, in entrambi i setting per cui è indicato, stimando che i pazienti potenzialmente eleggibili al trattamento con Phesgo in Toscana, rispettivamente al primo anno di commercializzazione, possano essere in totale 162, di cui 33 nel setting adiuvante (linfonodo positivo, N+) e 129 nel setting metastatico di I linea.
I risultati dell’analisi di costo-minimizzazione permettono di confrontare le differenze tra il farmaco in combinazione fissa sottocutanea e la formulazione endovenosa, focalizzando l’attenzione sui costi diretti, sui costi indiretti e sui costi totali (diretti e indiretti). Rispetto alla formulazione estemporanea EV, quella sottocutanea è associata a minori costi sanitari, cumulati in particolare durante la fase di allestimento e somministrazione del farmaco, promuovendo nella prospettiva societaria un risparmio di spesa associato alla perdita di produttività del paziente e del caregiver.
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