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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-12062012-194609


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
PELLICCIA, ELEONORA
URN
etd-12062012-194609
Titolo
"I mutamenti degli strumenti di bilancio a fini programmatori"
Settore scientifico disciplinare
IUS/05
Corso di studi
DIRITTO PUBBLICO E DELL'ECONOMIA
Relatori
tutor Prof. Giusti, Mauro
Parole chiave
  • programmazione economico finanziaria
  • programmazione Europea
  • Strumenti programmatori
Data inizio appello
14/12/2012
Consultabilità
Completa
Riassunto
La crisi economica finanziaria del 2008 ha spinto gli Stati ed i governi ad una maggiore attenzione della spesa pubblica. La politica economica è diventata il centro d'interesse principale della gestione dello Stato; in questa prospettiva diventa essenziale il coordinamento dinamico della finanza pubblica che si basa sull'armonizzazione dei bilanci pubblici ed il rispetto delle regole imposte dai Trattati europei e dal processo di globalizzazione della finanza.
Questo contesto internazionale, in continua evoluzione, vincola le scelte nazionali ed impone la necessità che i fenomeni economici siano letti in chiave sovranazionale e non ristretta alle singole vicende interne.
L'Europa diviene il centro delle singole politiche nazionali. Si instaura una governance europea a cui gli stati cedono velatamente fette di sovranità; essa diviene il centro di decisione a cui gli Stati membri devono conformarsi.
Un Europa che pone obbiettivi e programmi da raggiungere.
Il presente elaborato ha proprio il compito di illustrare i mutamenti che si sono avuti sugli strumenti di bilancio a fini programmatori nel tempo.
La prima legge in Italia che si occupa della riforma organica del bilancio e della programmazione è la legge “Stammati” del 1978, ben trent'anni dopo l'emanazione della Costituzione. Essa nasce da dall'esigenza di far cadere la visione del bilancio pubblico come provvedimento essenzialmente giuridico che autorizza la riscossione delle entrate e l'erogazione delle spese, a favore della visione del bilancio pubblico come strumento di programmazione con il quale creare una correlazione tra le decisioni, le azioni ed i risultati ottenuti: il bilancio dovrebbe trascrivere in termini finanziari gli indirizzi della strategia economica del Paese.
Intorno agli anni novanta si assiste ad un momento importantissimo per il processo di cambiamento del settore pubblico italiano in coerenza con le principali esperienze a livello europeo: sono gli anni del decentramento amministrativo, del federalismo fiscale, del principio di sussidiarietà, della semplificazione amministrativa attraverso le leggi Bassanini, sono gli anni in cui si afferma una nuova concezione della dirigenza pubblica, sono gli anni dell'ammodernamento dell'apparato statale e dell'intero sistema delle amministrazioni pubbliche; sono gli anni in cui negli Stati Uniti prima ed in Europa dopo si diffonde il New Public Management, in cui hanno inizio i processi di privatizzazione e di esternalizzazione.
Si chiude il secolo scorso con un importante messaggio che coinvolge tutti gli Stati europei: detto messaggio è contenuto nel Piano Europeo nel quale si afferma l'esigenza di modernizzazione del settore pubblico per aumentare il supporto rivolto al cittadino ed all'impresa, per ridisegnare la legittimazione su cui poggia la sovranità dei diversi livelli di Governo, per incrementare la competitività su scala globale, per realizzare quella che l'Unione Europea definisce una "nuova" rivoluzione industriale.
Gli anni novanta sono soprattutto gli anni dell'Unione Europea, gli anni dell'integrazione economica e monetaria, gli anni che spingono ciascun Paese membro ad aprirsi alle esperienze provenienti dall'esterno. Tutte queste ragioni portano all'emanazione della legge 196/2009.
Legge del 2009 che nasce dall'esigenza di una riscrittura della contabilità di stato più rispettosa delle modifiche istituzionali conseguenti alla riforma del titolo V della Costituzione, e ai vincoli imposti dell'Unione. In essa si canonizza l'obbligo dell'armonizzazione dei bilanci e la responsabilità dell'intera pubblica amministrazione al rispetto dei trattati. Cambiano gli strumenti di bilancio e la tempistica d'adozione si concerta l'attenzione sulla programmazione in larga scala si sancisce la triennalità della manovra finanziaria. Il documento di programmazione economica diviene documento di finanza pubblica da sottoporre alle Camere il 30 giugno e la legge finanziaria diviene legge di stabilità da sottoporre alle Camere il 15 ottobre. Legge di stabilità della quale si individuano normativamente i contenuti: necessari, facoltativi e persino quelli vietati.
Tale quadro normativo non resta in vigore per molto tempo; il 7 aprile 2011 vede la luce un'altra legge di riforma della contabilità di stato la legge 39/2011. Nasce dall'esigenza di adeguare il ciclo e gli strumenti della programmazione economica e finanziaria alle regole comunitarie. Nel 2010, infatti, le istituzioni europee hanno dato impulso ad una nuova governance denominata Europa 2020, per darne attuazione a settembre dello stesso anno si è avviato il cosiddetto “semestre europeo” con lo scopo di assicurare stabilità economica e finanziaria all'interno dell'Eurozona. Tale procedura prevede che gli obbiettivi programmatici dei singoli Stati siano sotto posti al vaglio della Commissione in una fase antecedente la loro attuazione all'interno del Paese. La valutazione della Commissione sarà quindi inviata la Consiglio che attraverso lo strumento delle raccomandazioni indicherà le eventuali correzioni necessarie. Per queste ragioni l'art.7della legge 196/2009 è stato interamente modificato: al Documento di finanza pubblica si sostituisce il Documento di economia e finanza da sottoporre alle Camere entro il 10 aprile. Si introduce anche una art. 10bis dove si disciplina la Nota di aggiornamento al DEF da presentare alle Camere il 20 settembre di ogni anno con il compito di aggiornare gli obbiettivi programmatici in considerazione delle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione.
Il quadro normativo si conclude - per il momento - con la ratifica del marzo 2012 del trattato sul fiscal compact, del trattato sul meccanismo economico di stabilità e l'emanazione della legge costituzionale di modifica dell'art. 81 sul pareggio di bilancio. Tra gli obblighi del patto di bilancio troviamo: l'impegno a detenere un deficit pubblico strutturale non superiore allo 0,5% del PIL, o dell'1% per i Paesi il cui debito pubblico è inferiore al 60% del PIL;per i Paesi con debito pubblico superiore a 60% del PIL; obbligo di rientrare al di sotto di tale soglia entro 20 anni (vent'anni), con un tasso di rientro peri ad 1/20 dell'eccedenza per ogni annualità; obbligo per ogni Stato di provvedere strumenti di correzione automatica con scadenze determinate del deficit, ove non sia possibile raggiungere diversamente gli obiettivi di bilancio concordati; obbligo di inserire le nuove disposizioni nelle rispettive Carte Costituzionali o comunque nella disciplina legislativa nazionale, da verificarsi ad opera della Corte Giustizia; obbligo di contenere il rapporto tra deficit pubblico e PIL sempre al di sotto del 3% conformemente a quanto stabilito dal Patto di stabilità e Crescita, a pena di sanzioni economiche semi-automatiche in caso contrario; impegno a tenere almeno due vertici all'anno tra i leader dei 17 Paesi aderenti alla Moneta Unica.
L'elaborato ha quindi il compito di analizzare dettagliatamente in ordine cronologico tutta la normativa summenzionata per giungere ad individuare nelle conclusioni profili di criticità della stessa riferite in principal modo alla perdita di sovranità progressiva degli Stati membri ed alle conseguenza negativa derivanti dalla ratifica degli ultimissimi trattati.
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