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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-12052019-101835


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
MUSTONE, GAIA
URN
etd-12052019-101835
Titolo
Le industrie litiche scheggiate del Neolitico Recente Finale in Italia Centrale. Studio Multidisciplinare
Settore scientifico disciplinare
L-ANT/01
Corso di studi
SCIENZE DELL'ANTICHITA' E ARCHEOLOGIA
Relatori
tutor Prof.ssa Volante, Nicoletta
Parole chiave
  • Neolitico
  • marche
  • litica
Data inizio appello
12/12/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/12/2025
Riassunto
Il progetto di ricerca nasce come ulteriore approfondimento del lavoro di tesi magistrale rivolto al completamento dello studio dell'industria litica dell'area 4 del sito di S. Maria in Selva di Treia (Macerata); durante la disamina del suddetto materiale erano emerse, infatti, alcune problematiche il cui approfondimento viene a costituire l'oggetto del presente studio.
L'industria litica di S. Maria in Selva si inserisce pienamente nella fascia cronologica del Neolitico recente e finale, in cui si impostano le nuove tendenze dell'Eneolitico, in accordo con i caratteri che si diffondono in Italia centrale (in particolare centro-adriatica), dati confermati dallo studio del complesso ceramico.
L'industria del sito considerato è stata messa a confronto con le produzioni litiche del contesto regionale, che si inseriscono nello stesso ambito cronologico, pur occupandone momenti diversi, quali Monte Tinello (Ascoli Piceno), Saline di Senigallia (Ancona), Calcinaia di Serra di S. Abbondio (Pesaro-Urbino), Pianacci di Fossi (Ancona).
Nell'insieme la litotecnica marchigiana sembra costituire una realtà piuttosto omogenea, con caratteri comuni a livello tecnologico, tipometrico e tipologico, le cui variazioni stilistiche sono da interpretarsi in senso diacronico, funzionale, oppure connesse a diversi orientamenti culturali da mettersi in relazione con contatti extraregionali.
I confronti con i complessi litici tardo neolitici del resto dell'Italia centrale risultano, invece, ancora oggi piuttosto difficoltosi, sia per lo stato delle ricerche in merito, di cui sono riportate in genere solo notizie preliminari, sia per il fatto che alcuni insiemi di riferimento sono costituiti da una quantità scarsa di materiale litico.
Presi comunque in esame diversi complessi sia della sfera adriatica, che di quella tirrenica, si è evinto che il sito di S. Maria in Selva mostra pienamente i caratteri tipici dell'areale medio-adriatico, con qualche tratto distintivo.
Il lavoro di tesi ha quindi fornito gli spunti per un progetto di elaborazione e messa a punto di una metodologia di studio con approccio multidisciplinare sulle industrie litiche delle fasi tarde del Neolitico.
Il solo studio tradizionale, basato sulla tipologia Laplace e le sue osservazioni a livello di struttura, non è sufficiente a descrivere pienamente l'assetto stilistico e composizionale dei diversi complessi di età olocenica.
Inoltre, un problema emerso nel corso dello studio, è stato l'elevato numero di ritocchi inframarginali rilevati sui supporti, solo in rari casi imputabili ad interventi volontari e riconducibili a "ritocco" mentre, nella maggior parte, causati da un più o meno intenso utilizzo degli strumenti.
Il complesso esaminato mostrerebbe quindi un certo grado d'usura, riscontrato anche su diversi strumenti sensu Laplace.
Alla luce di queste problematiche il presente lavoro è stato impostato e si è sviluppato non in chiave prettamente tecno-tipologica, ma dando spazio allo studio delle tracce d'usura. Questa analisi è stata condotta mediante osservazione sia delle macrotracce d'uso (scheggiature, macroarrotondamenti e macroabrasioni), che delle microtracce (politure, strie, microarrotondamenti e microabrasioni), prendendo in esame un campione scelto dei cosiddetti strumenti inframarginali, piuttosto ricorrenti nel complesso analizzato.
In quest'ottica quindi si è ripreso nello specifico lo studio delle industrie litiche scheggiate delle aree 1, 2 e 4 del Sito di S. Maria in Selva, già parzialmente analizzate in lavori precedenti, esaminandole integralmente, comprendendo nella disamina anche il materiale esposto al Museo Archeologico Nazionale di Ancona, cercando di fornire un quadro esaustivo dell'intera produzione scheggiata di tutto il sito.
Le analisi delle singole strutture sono state messe a confronto tra loro; i dati così ottenuti sono stati ulteriormente confrontati sia con le realtà coeve locali che con quelle più rappresentative dell'Italia centrale, in modo da delineare i rapporti e le differenze tra i versanti adriatico e tirrenico, al fine di ricavare un quadro di sintesi quanto più dettagliato possibile di queste industrie litiche tardo neolitiche.
Nel primo capitolo viene presentato il contesto in esame, sulla base della documentazione nota: inquadramento del sito, storia delle ricerche, dati editi sul materiale ceramico, inquadramento cronologico.
Nel secondo capitolo si illustra in maniera dettagliata l'analisi delle industrie litiche delle aree esaminate, partendo da una puntualizzazione sull'impostazione metodologica adottata, analizzando poi in dettaglio le singole sottostrutture individuate, concludendo con un raffronto conclusivo dei dati ottenuti, delineando quindi un quadro preciso per le produzioni litiche del contesto di S. Maria in Selva.
Nel terzo capitolo si mette a confronto il profilo delle produzione litiche così tracciato per il sito esaminato con la realtà locale coeva, mettendo in luce i caratteri salienti della produzione litica regionale, a cui segue un più ampio raffronto con le evidenze più rappresentative dell'Italia centrale.
Nel quarto capitolo si procede ad un approfondimento sulle produzioni litiche esaminate, illustrando i primi dati ottenuti dall'analisi funzionale degli strumenti analizzati, con un breve excursus preliminare sull'analisi delle tracce d'uso (storia delle ricerche, metodologia di analisi), descrizione dei criteri metodologici seguiti nel corso della sperimentazione e risultati ottenuti. Descrizione quindi della metodologia adottata nell'analisi delle tracce sul materiale archeologico, disamina puntuale delle evidenze riscontrate e sintesi dei dati ottenuti.
Nel quinto capitolo si presenta una riflessione interpretativa sul carattere funzionale del contesto, ponendo l'accento su quale potesse essere la destinazione d'uso delle strutture in negativo che caratterizzano il sito, rapportando i dati desunti in base alla documentazione disponibile con quelli di contesti noti dell'areale marchigiano e dell'Italia centrale in particolare.
Infine, nel sesto capitolo, vengono riassunti i nuovi dati apportati dal presente lavoro di ricerca e le considerazioni conclusive, precisando le ulteriori problematiche emerse da approfondire in futuro.
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