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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-12052012-123830


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
ZICCHITTU, PAOLO
URN
etd-12052012-123830
Titolo
A chi spetta l’ultima parola? La discrezionalità legislativa tra Corte costituzionale e Parlamento
Settore scientifico disciplinare
IUS/08
Corso di studi
GIUSTIZIA COSTITUZIONALE E DIRITTI FONDAMENTALI
Relatori
tutor Prof.ssa Lamarque, Elisabetta
Parole chiave
  • discrezionalità legislativa
  • diritto all'ultima parola
  • Corte costituzionale
  • Parlamento
Data inizio appello
12/12/2012
Consultabilità
Completa
Riassunto
La tesi si propone di analizzare le dinamiche inter-istituzionali dei rapporti che ordinariamente si sviluppano tra Corte costituzionale e Parlamento, con particolare attenzione ai casi di conflitto tra i due organi e ai possibili meccanismi di soluzione elaborati dalla dottrina e dalla giurisprudenza. A tal fine, come sfondo dell’indagine, la tesi si concentra in particolare sul delicato ambito della discrezionalità legislativa.
La suddetta problematica viene esaminata da una particolare angolazione, analizzando, in primis, le differenti tecniche decisorie a disposizione del giudice delle leggi, intese come strumenti in grado, di per se stessi, di incidere sulle opzioni politiche adottate dal Parlamento. Come contraltare a questa prima disamina la tesi approfondisce altresì gli strumenti a disposizione del legislatore per riaffermare eventualmente le proprie opzioni politiche, nell’ipotesi in cui le pronunce del giudice costituzionale si siano indebitamente ingerite nel merito delle determinazioni parlamentari.
A corollario di quest’impianto teorico l’elaborato mette infine alla prova l’operatività concreta del sistema così delineato, soffermandosi sulla problematica relativa all’impostazione accusatoria o inquisitoria del nostro processo penale e alla connessa riforma dell’art. 111. Cost., sviscerando in questo modo le declinazioni pratiche dei comportamenti assunti dalla Corte e dal Parlamento di fronte a un’opzione politica giudicata costituzionalmente illegittima, ma ritenuta invece decisiva da parte degli organi rappresentativi per l’attuazione del proprio programma.
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