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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-12032019-174009


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
BARBIERI, GRETA
URN
etd-12032019-174009
Titolo
Valore prognostico degli indici di disfunzione ventricolare destra associata a score clinici di stratificazione del rischio nella gestione del paziente con diagnosi di embolia polmonare nel dipartimento di emergenza
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
MEDICINA D'EMERGENZA-URGENZA
Relatori
relatore Prof. Ghiadoni, Lorenzo
Parole chiave
  • embolia; emergenza; dimissione
  • rischio
Data inizio appello
18/12/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
18/12/2089
Riassunto
L’embolia polmonare1 è definibile come l’occlusione acuta, cronica o ricorrente, di rami arteriosi polmonari, lobari, segmentali o subsegmentali, provocata dalla mobilizzazione di trombi ematici, generalmente derivati dal circolo venoso profondo degli arti inferiori, condizione conosciuta come trombosi venosa profonda (TVP). Meno frequentemente, il trombo può derivare dal circolo venoso degli arti superiori, pelvi, vene renali o dalle camere cardiache di destra, soprattutto in corso di fibrillazione atriale.
Una piccolissima quota delle embolie polmonari non si verifica per il distacco di trombi ematici, ma a causa di emboli di natura diversa, dando ad esempio quadri di embolia gassosa, grassosa o da liquido amniotico.
La trombosi in situ delle arterie polmonari, ovvero la formazione locale di trombi direttamente a livello polmonare, è un’evenienza molto rara ma possibile, soprattutto in soggetti tossicodipendenti o con anemia falciforme.
La coesistenza di embolia polmonare e TVP definisce quella condizione detta tromboembolismo venoso (TEV)2, causata da uno squilibrio tra la produzione e la rimozione del materiale trombotico, in seguito alla presenza di uno o più fattori della classica triade di Virchow (condizioni di ipercoagulabilità, danno endoteliale, stasi venosa), a loro volta determinati da fattori genetici o acquisiti, permanenti o transitori.



Epidemiologia
Il tromboembolismo venoso, rappresentato clinicamente da TVP ed embolia polmonare, costituisce la terza causa di morte per malattia cardiovascolare, dopo l’infarto acuto del miocardio e l’ictus3. I tassi di incidenza variano tra i 39 e i 115 individui ogni 100.000, mentre la prevalenza si attesta tra i 53 e i 162 su 100.0004,5.
Tale patologia può riguardare indistintamente qualsiasi fascia di età, ma studi randomizzati dimostrano che l’incidenza della malattia è quasi otto volte superiore negli individui con età uguale o superiore agli ottant’anni rispetto alla quinta decade di vita. Nei bambini6,7, gli studi hanno riportato un'incidenza annuale di TEV compresa tra i 53 e 57 ogni 100000 tra i pazienti ospedalizzati e tra 1,4 e 4,9/100000 tra quelli in comunità.
Studi longitudinali hanno inoltre dimostrato l’aumento dell’incidenza di malattia nel tempo, che, insieme all’accrescersi delle spese ospedaliere, dirette ed indirette, per la diagnosi e la terapia di questa condizione, dimostra l’importanza che l’embolia polmonare e la trombosi venosa profonda rivestono nell’invecchiamento della popolazione.
Negli Stati Uniti, l’embolia polmonare si rende responsabile di quasi 300000 decessi l’anno, ed oltre 370000 nei paesi europei8.
Di questi pazienti, il 34% è deceduto improvvisamente o entro poche ore dall’evento acuto, prima che la terapia fosse avviata o avesse cominciato ad avere effetto; al 59% è stata diagnosticata l’embolia polmonare dopo il decesso e soltanto il 7% dei pazienti ha ricevuto corretta diagnosi e trattamento prima della morte.
L’analisi dei trend temporali in Europa, Asia e Nord America suggeriscono che il tasso di mortalità per EP possa essere in calo8,9(4,7,10,11): probabilmente l’utilizzo di terapie più efficaci e una migliore aderenza alle linee guida hanno fatto sì che migliorasse la prognosi di questa condizione.
Tuttavia, è opportuno sottolineare una tendenza alla sovradiagnosi10 di EP subsegmentali, a causa soprattutto di un miglioramento dei macchinari TC, che potrebbe aver portato ad un calo solo apparente dei tassi di mortalità per un aumento dei casi totali di EP.
In Italia, i pochi dati epidemiologici disponibili riflettono la situazione mondiale: i tassi di incidenza sono in crescita, con riduzione dei tassi di mortalità.
In uno studio condotto nelle regioni nord-settentrionali italiane, dal 2002 al 2012, sono stati individuati 60,853 pazienti affetti da embolia polmonare. La loro età media era di 72,8 anni, con una percentuale femminile leggermente superiore a quella maschile, 59,6%. I casi incidenti sono aumentati progressivamente, dal primo all’undicesimo anno di studio, in egual modo in entrambi i sessi. La mortalità globale invece è aumentata negli anni in entrambi i sessi, ma con un netto aumento di quella ospedaliera, mentre quella domiciliare a lungo termine si presentava sostanzialmente invariata.11
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