Tesi etd-11302009-121125 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
MORONI, ILENIA
URN
etd-11302009-121125
Titolo
LA CONNETTIVITA' FUNZIONALE TRA LE STRUTTURE CEREBRALI DEL SISTEMA DIFFUSO DI RICONOSCIMENTO DEL VOLTO: STUDIO ESPLORATIVO MEDIANTE RISONANZA MAGNETICA FUNZIONALE IN SOGGETTI SANI E PAZIENTI CON FOBIA SOCIALE
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Guazzelli, Mario
Parole chiave
- connettività funzionale
- fobia sociale
- riconoscimento del volto
- risonanza magnetica funzionale
Data inizio appello
15/12/2009
Consultabilità
Completa
Riassunto
Gli studi di esplorazione funzionale del cervello attraverso metodiche quali la risonanza magnetica funzionale (fMRI) o la tomografia ad emissione di positroni (PET) hanno permesso negli ultimi anni di indagare i correlati biologici delle funzioni mentali normali e patologiche.
Mediante queste metodologie, diversi studi hanno indagato i correlati psicobiologici della Fobia Sociale, facendo prevalentemente ricorso a paradigmi sperimentali basati sulla presentazione di volti umani, equiparati a stress- test sociale. I volti umani sono stati dunque considerati una sorta di stimolo fobico elettivo per i pazienti con ansia sociale. In effetti, tutti gli studi in questione riportano una maggiore attivazione di strutture cerebrali correlate alle risposte emotive (in particolare amigdala, insula, cingolo anteriore) o al riconoscimento emotivo (solco temporale superiore) nei pazienti con fobia sociale rispetto ai controlli.
Recentemente il gruppo di ricerca pisano, nell’ambito delle cui ricerche è stato inserito il mio lavoro di tesi ha condotto alcuni studi per valutare se la risposta alterata nei pazienti fobici sociali fosse confinata alle sole strutture emotive. In un primo lavoro condotto con la presentazione di volti umani, è stato studiato in modo specifico il network neurale diffuso deputato alla percezione dei volti proposto da Haxby e collaboratori (2000) dimostrando come nei fobici sociali accanto alla già menzionata iperattivazione delle regioni “emotive” (come l’amigdala, l’insula e il solco temporale superiore) vi sia una ipoattivazione di regioni correlate a funzioni percettive (giro fusiforme) e attentive (corteccia prefrontale e lobuli parietali inferioriI risultati ci hanno consentito di affermare che nei pazienti con Fobia Sociale durante i compiti di cognizione sociale avviene una sorta di “sbilanciamento” tra i sistemi che sottendono la vita affettiva e quelli sottostanti le funzioni cognitive (Gentili et al., 2008).
Successivamente la attività si è rivolta ad esplorare eventuali differenze funzionali dell’attività cerebrale nel default mode network (costituito da un gruppo di aree cerebrali che si mantengono più attive durante il riposo psicosensoriale e si disattivano nel passaggio ad una attività mentale rivolta ad uno scopo), dimostrando un’alterazione selettiva del precuneo. Questa regione, infatti, nei fobici sociali va incontro ad una deattivazione meno marcata nel passaggio dallo stato di riposo a quello di esecuzione del compito (Gentili et al., 2009).
I risultati complessivamente autorizzano a ritenere che la Fobia Sociale non coinvolga unicamente la reattività emotiva ma interessa, primariamente o come conseguenza della condizione associata, diverse altre funzioni mentali.
Il successivo sviluppo di questa linea di ricerca, in cui si iscrive questa tesi riguarda uno studio esplorativo condotto mediante analisi di connettività funzionale in pazienti con Fobia Sociale e controlli sani durante la percezione di volti umani. Questa tesi nasce dunque come ulteriore sviluppo dell’attività del gruppo di ricerca pisano sulle basi biologiche dell’ansia sociale e si ascrive in una ricerca più amplia che interessa anche assegnisti di ricerca, dottorandi e specializzandi. Questa particolare analisi consente di esplorare la dinamica di attivazione delle diverse regioni cerebrali e la correlazione temporale tra di esse. Gli scopi del lavoro esplorativo sono stati: valutare l’applicabilità dell’analisi di connettività funzionale allo studio dell’attività dinamica del network diffuso per la percezione del volto, nei soggetti sani e nei fobici sociali e valutare nei pazienti le eventuali alterazioni funzionali del suddetto network.
Per questo studio sono dunque stati rianalizzati in termini di connettività funzionale, i dati di una precedente indagine in cui hanno partecipato 8 pazienti con diagnosi di Fobia Sociale e 7 controlli sani. I dati di questo studio sono stati raccolti ed analizzati nell’ambito del progetto di tesi e nei progetti di ricerca nell’ambito di dottorati di ricerca. Durante lo studio di risonanza magnetica tutti i soggetti hanno eseguito un compito di memorizzazione e riconoscimento di volti umani con diverse espressioni emotive. Sulla base della letteratura disponibile e delle nostre precedenti indagini sono state selezionate come regioni d’nteresse (ROI) L’amigdala sinistra, I due giri fusiformi e il solco temporale superiore di destra. Da queste regioni è stato estratto l’andamento temporale poi usato per la ricerca di aree cerebrali funzionalmente connesse.
Nei soggetti di controllo questa analisi ha evidenziato, come atteso, un complesso network di regioni funzionalmente connesse con le ROI che ricalca il modello psicobiologico del sistema percettivo dei volti proposto da Haxby e colleghi nel 2000. Questo modello prevede due sistemi percettivi funzionalmente connessi: un sistema “core” (comprendente giro fusiforme e solco temporale superiore) che attiene al riconoscimento del volto come tale e alla valutazione degli aspetti più strettamente fisici ed un sistema “esteso” (comprendente tra l’altro amigdala, insula, poli temporali e cingolo anteriore) la cui attivazione si può considerare come il correlato psicobiologico degli aspetti biografici ed emotivi del volto percepito.
Inoltre i giri fusiformi hanno presentato come era prevedibile una correlazione negativa con le regioni del default mode network come era prevedibile essendo l’attività del giro fusiforme in relazione al compito e quindi quando le regioni di questo network sono meno attive.
Queste correlazioni sono in buona parte ridotte nei pazienti affetti da Fobia Sociale sia in termini di regioni coinvolte, sia di intensità ed estensione delle aree. Questa riduzione coinvolge sia la correlazione tra le aree all’interno del network diffuso per la percezione dei volti sia tra queste e le aree del default mode network. Relativamente alle regioni del sistema percettivo dei volti abbiamo riscontrato una riduzione significativa della connettività funzionale tra giro fusiforme e solco temporale superiore, insula, amigdala e paraippocampo e tra solco temporale superiore, insula e lobi temporali. E’ possibile dunque ritenere che la normale comunicazione tra le aree correlate alla percezione delle caratteristiche isiche del volto e quelle correlate agli aspetti emozionali sia alterata nei pazienti fobici. Inoltre la riduzione della connettività funzionale tra il giro fusiforme e le aree del default mode ed in particolare del precuneo conferma i dati ottenuti dal nostro gruppo su questo particolare network cerebrale a riposo.
I risultati di questo studio, sebbene i dati al momento disponibili non siano sufficienti a stabilire se tali alterazioni siano secondarie alla condizione di ansia sociale o meno, sono dunque ancora a favore di un’alterazione nella Fobia Sociale non limitata alle strutture emotive, ma anche percettive ed attentive. I risultati rendono inoltre possibile riconsiderare i correlati psicobiologici del disturbo emersi attraverso gli studi tradizionali condotti con analisi di regressione multipla, non solo in termini di regioni cerebrali iperattive o ipoattive, ma all’interno di un sistema più dinamico in cui alterati sono anche il collegamento e le interazioni tra le diverse strutture cerebrali. Ciò non solo supporta dal punto di vista psicobiologico alcuni risultati di studi comportamentali sulla diversa pro cessazione percettiva e cognitiva del volto umano nella Fobia Sociale, ma anche suggerisce la necessità di includere lo studio dei correlati neurobiologici delle funzioni percettive e cognitive nello studio dei correlati neurali del disturbo.
Infine questi risultati forniscono, insieme ai succitati studi comportamentali, uno spunto di riflessione anche per l’approccio clinico alla Fobia Sociale ponendo l’accento sulla possibilità di considerare anche le differenze legate alle funzioni cognitive e percettive che spesso vengono dimenticate non facendo parte dei criteri diagnostici per il disturbo.
Mediante queste metodologie, diversi studi hanno indagato i correlati psicobiologici della Fobia Sociale, facendo prevalentemente ricorso a paradigmi sperimentali basati sulla presentazione di volti umani, equiparati a stress- test sociale. I volti umani sono stati dunque considerati una sorta di stimolo fobico elettivo per i pazienti con ansia sociale. In effetti, tutti gli studi in questione riportano una maggiore attivazione di strutture cerebrali correlate alle risposte emotive (in particolare amigdala, insula, cingolo anteriore) o al riconoscimento emotivo (solco temporale superiore) nei pazienti con fobia sociale rispetto ai controlli.
Recentemente il gruppo di ricerca pisano, nell’ambito delle cui ricerche è stato inserito il mio lavoro di tesi ha condotto alcuni studi per valutare se la risposta alterata nei pazienti fobici sociali fosse confinata alle sole strutture emotive. In un primo lavoro condotto con la presentazione di volti umani, è stato studiato in modo specifico il network neurale diffuso deputato alla percezione dei volti proposto da Haxby e collaboratori (2000) dimostrando come nei fobici sociali accanto alla già menzionata iperattivazione delle regioni “emotive” (come l’amigdala, l’insula e il solco temporale superiore) vi sia una ipoattivazione di regioni correlate a funzioni percettive (giro fusiforme) e attentive (corteccia prefrontale e lobuli parietali inferioriI risultati ci hanno consentito di affermare che nei pazienti con Fobia Sociale durante i compiti di cognizione sociale avviene una sorta di “sbilanciamento” tra i sistemi che sottendono la vita affettiva e quelli sottostanti le funzioni cognitive (Gentili et al., 2008).
Successivamente la attività si è rivolta ad esplorare eventuali differenze funzionali dell’attività cerebrale nel default mode network (costituito da un gruppo di aree cerebrali che si mantengono più attive durante il riposo psicosensoriale e si disattivano nel passaggio ad una attività mentale rivolta ad uno scopo), dimostrando un’alterazione selettiva del precuneo. Questa regione, infatti, nei fobici sociali va incontro ad una deattivazione meno marcata nel passaggio dallo stato di riposo a quello di esecuzione del compito (Gentili et al., 2009).
I risultati complessivamente autorizzano a ritenere che la Fobia Sociale non coinvolga unicamente la reattività emotiva ma interessa, primariamente o come conseguenza della condizione associata, diverse altre funzioni mentali.
Il successivo sviluppo di questa linea di ricerca, in cui si iscrive questa tesi riguarda uno studio esplorativo condotto mediante analisi di connettività funzionale in pazienti con Fobia Sociale e controlli sani durante la percezione di volti umani. Questa tesi nasce dunque come ulteriore sviluppo dell’attività del gruppo di ricerca pisano sulle basi biologiche dell’ansia sociale e si ascrive in una ricerca più amplia che interessa anche assegnisti di ricerca, dottorandi e specializzandi. Questa particolare analisi consente di esplorare la dinamica di attivazione delle diverse regioni cerebrali e la correlazione temporale tra di esse. Gli scopi del lavoro esplorativo sono stati: valutare l’applicabilità dell’analisi di connettività funzionale allo studio dell’attività dinamica del network diffuso per la percezione del volto, nei soggetti sani e nei fobici sociali e valutare nei pazienti le eventuali alterazioni funzionali del suddetto network.
Per questo studio sono dunque stati rianalizzati in termini di connettività funzionale, i dati di una precedente indagine in cui hanno partecipato 8 pazienti con diagnosi di Fobia Sociale e 7 controlli sani. I dati di questo studio sono stati raccolti ed analizzati nell’ambito del progetto di tesi e nei progetti di ricerca nell’ambito di dottorati di ricerca. Durante lo studio di risonanza magnetica tutti i soggetti hanno eseguito un compito di memorizzazione e riconoscimento di volti umani con diverse espressioni emotive. Sulla base della letteratura disponibile e delle nostre precedenti indagini sono state selezionate come regioni d’nteresse (ROI) L’amigdala sinistra, I due giri fusiformi e il solco temporale superiore di destra. Da queste regioni è stato estratto l’andamento temporale poi usato per la ricerca di aree cerebrali funzionalmente connesse.
Nei soggetti di controllo questa analisi ha evidenziato, come atteso, un complesso network di regioni funzionalmente connesse con le ROI che ricalca il modello psicobiologico del sistema percettivo dei volti proposto da Haxby e colleghi nel 2000. Questo modello prevede due sistemi percettivi funzionalmente connessi: un sistema “core” (comprendente giro fusiforme e solco temporale superiore) che attiene al riconoscimento del volto come tale e alla valutazione degli aspetti più strettamente fisici ed un sistema “esteso” (comprendente tra l’altro amigdala, insula, poli temporali e cingolo anteriore) la cui attivazione si può considerare come il correlato psicobiologico degli aspetti biografici ed emotivi del volto percepito.
Inoltre i giri fusiformi hanno presentato come era prevedibile una correlazione negativa con le regioni del default mode network come era prevedibile essendo l’attività del giro fusiforme in relazione al compito e quindi quando le regioni di questo network sono meno attive.
Queste correlazioni sono in buona parte ridotte nei pazienti affetti da Fobia Sociale sia in termini di regioni coinvolte, sia di intensità ed estensione delle aree. Questa riduzione coinvolge sia la correlazione tra le aree all’interno del network diffuso per la percezione dei volti sia tra queste e le aree del default mode network. Relativamente alle regioni del sistema percettivo dei volti abbiamo riscontrato una riduzione significativa della connettività funzionale tra giro fusiforme e solco temporale superiore, insula, amigdala e paraippocampo e tra solco temporale superiore, insula e lobi temporali. E’ possibile dunque ritenere che la normale comunicazione tra le aree correlate alla percezione delle caratteristiche isiche del volto e quelle correlate agli aspetti emozionali sia alterata nei pazienti fobici. Inoltre la riduzione della connettività funzionale tra il giro fusiforme e le aree del default mode ed in particolare del precuneo conferma i dati ottenuti dal nostro gruppo su questo particolare network cerebrale a riposo.
I risultati di questo studio, sebbene i dati al momento disponibili non siano sufficienti a stabilire se tali alterazioni siano secondarie alla condizione di ansia sociale o meno, sono dunque ancora a favore di un’alterazione nella Fobia Sociale non limitata alle strutture emotive, ma anche percettive ed attentive. I risultati rendono inoltre possibile riconsiderare i correlati psicobiologici del disturbo emersi attraverso gli studi tradizionali condotti con analisi di regressione multipla, non solo in termini di regioni cerebrali iperattive o ipoattive, ma all’interno di un sistema più dinamico in cui alterati sono anche il collegamento e le interazioni tra le diverse strutture cerebrali. Ciò non solo supporta dal punto di vista psicobiologico alcuni risultati di studi comportamentali sulla diversa pro cessazione percettiva e cognitiva del volto umano nella Fobia Sociale, ma anche suggerisce la necessità di includere lo studio dei correlati neurobiologici delle funzioni percettive e cognitive nello studio dei correlati neurali del disturbo.
Infine questi risultati forniscono, insieme ai succitati studi comportamentali, uno spunto di riflessione anche per l’approccio clinico alla Fobia Sociale ponendo l’accento sulla possibilità di considerare anche le differenze legate alle funzioni cognitive e percettive che spesso vengono dimenticate non facendo parte dei criteri diagnostici per il disturbo.
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