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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11292022-184554


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
SERAFINI, CRISTIANA
URN
etd-11292022-184554
Titolo
L'uso di cannabinoidi per i disturbi del sonno: panoramica degli studi clinici
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
FARMACIA
Relatori
relatore Prof. Bertini, Simone
Parole chiave
  • Studi clinici
  • Sonno
  • Cannabis
Data inizio appello
18/01/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
18/01/2093
Riassunto
Al giorno d’oggi, diversi derivati cannabinoidi, sia di origine naturale che sintetici, vengono utilizzati per scopi terapeutici ed alcuni di essi sono stati approvati per specifiche patologie.

Marinol® e Syndros® costituiscono specialità medicinali contenenti il dronabinol (THC sintetico), mentre il Cesamet® è una specialità avente come principio attivo il nabilone (analogo sintetico del THC); entrambe le molecole presentano un profilo di agonisti parziali dei recettori CB1, con un’affinità piuttosto bassa per i recettori CB2. Essi vengono impiegati in clinica come stimolanti dell’appetito nei pazienti affetti da HIV, come antiemetici per nausea e vomito indotti da chemioterapia e come analgesici. La specialità Epidiolex® contiene invece il cannabidiolo (CBD), ovvero un cannabinoide naturale non psicoattivo che agisce su diversi target molecolari: recettori CB1 (come modulatore allosterico negativo), alcuni canali ionici, recettori oppioidi e 5HT1A (come agonista). Il CBD è indicato per il trattamento della sindrome di Dravet e la sindrome di Lennox-Gastaut, ovvero di forme epilettiche gravi dell’età infantile. Inoltre, il Sativex® è uno spray oro-mucosale a base di nabiximols (estratto della cannabis contenente circa la stessa quantità in peso di THC e CBD), indicato perla cura della spasticità associata alla sclerosi multipla.
Uno degli effetti dei cannabinoidi che sta attirando in modo crescente l’attenzione dei ricercatori in ambito accademico e clinico, è quello benefico nei confronti della qualità del sonno. Tale effetto può essere diretto, nel caso di disturbi specifici del sonno, od anche indiretto, nel caso in cui l’azione si esplichi nei confronti di una malattia (non correlata al sonno) che ha effetti negativi sulla qualità del sonno stesso.

L’idea di questa tesi è nata proprio da questa interessante relazione tra cannabinoidi e sonno. Senza dubbio, i meccanismi biochimici alla base di ciò sono ancora tutti da chiarire e gli effetti dei cannabinoidi sul sonno non sono stati studiati molto a fondo. Pertanto, i disturbi legati al sonno non costituiscono patologie per le quali i cannabinoidi trovano indicazione terapeutica approvata. Nonostante questo, le evidenze sperimentali, anche solo aneddotiche, sono sicuramente significative e ciò funge da forte stimolo per la ricerca soprattutto sul come queste sostanze influenzino l’architettura fisiologica del sonno ed i vari disturbi ad esso legati.

Lo scopo di questa tesi è stato quindi quello di fornire una panoramica degli studi clinici riguardanti l’uso di cannabinoidi per i disturbi del sonno.

Sono state dunque prese in esame le ricerche condotte a partire dagli anni ’70 fino ad arrivare ai giorni nostri. In particolare, sono state esaminate alcune reviews recenti (periodo 2017 – 2021) riguardanti gli effetti dei cannabinoidi sul sonno, incluse due meta-analisi. Sono stati quindi presi in considerazione gli studi clinici inclusi nelle suddette reviews ed altri studi aggiuntivi, per un totale di 46 studi clinici (essenzialmente studi RCT, quindi randomizzati e controllati con placebo).

Dei 46 studi analizzati, 9 riguardano direttamente il sonno o i disturbi ad esso correlati; i restanti 37 fanno riferimento a condizioni patologiche che influenzano il sonno, in particolare: 9 studi riguardano la sclerosi multipla, 9 studi il dolore neuropatico cronico, 3 studi il cancro, 2 studi il morbo di Parkinson, 2 studi la sclerosi laterale amiotrofica, 3 studi il disturbo da stress post traumatico, 2 studi la sieropositività da HIV e altri 7 studi condizioni patologiche varie.

I risultati emersi da 32 di questi studi (circa il 70% dei totali) indicano un effettivo miglioramento della qualità del sonno e dei disturbi del sonno in seguito a trattamento con cannabinoidi. D’altro canto, sono stati riscontrati dei dati incerti in 6 studi, i quali hanno fornito risultati incoerenti sul sonno (circa il 13% dei totali). Nei restanti 8 studi (circa il 17% dei totali), non è stata riscontrata alcuna differenza statisticamente significativa sul sonno tra il gruppo di trattamento ed il gruppo placebo, in seguito a trattamento con cannabinoidi.

È necessario puntualizzare che nella maggior parte degli studi il numero di pazienti presi in esame non è stato così elevato, limitando in tal modo la rilevanza statistica dei risultati. Inoltre, la maggior parte degli studi ha esaminato l’effetto dei cannabinoidi sul sonno come “endpoint” secondario, concentrandosi principalmente sull’effetto di tali sostanze su un’altra malattia primaria. Infine, molti studi si sono basati su misure soggettive riguardanti il sonno, piuttosto che su metodi validati o tecniche oggettive. I suddetti aspetti rappresentano sicuramente delle limitazioni nella validità statistica in generale di tutti questi studi.

Come considerazione conclusiva, è possibile quindi affermare che l’utilizzo di cannabinoidi naturali e/o sintetici produce effetti essenzialmente positivi sulla qualità del sonno, ovvero miglioramenti in alcuni disturbi legati al sonno stesso. Tuttavia, i risultati incerti emersi seppur in una piccola percentuale di studi e l’assenza di effetto dei cannabinoidi talvolta riscontrata, non permette di trarre delle conclusioni assolutamente univoche, suggerendo invece la necessità di ulteriori approfondimenti al fine di dimostrare inequivocabilmente l’efficacia di queste sostanze sui disturbi del sonno e di chiarire i meccanismi biochimici mediante i quali le varie fasi del sonno sono influenzate dai cannabinoidi.



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