Tesi etd-11292016-160543 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
IZZIA, NOEMI
URN
etd-11292016-160543
Titolo
La Formazione Continua in Sanità: dall'analisi dei bisogni ai modelli di verifica. Studio sperimentale sulle ricadute della formazione in ambito assistenziale.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
SCIENZE RIABILITATIVE DELLE PROFESSIONI SANITARIE
Relatori
relatore Dott.ssa Giuliano, Gabriella
Parole chiave
- analisi dei bisogni formativi
- Formazione
- ricadute della formazione sull'assistenza
- valutazione post-formazione
Data inizio appello
16/12/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il presente lavoro di tesi è stato condotto al fine di riconoscere e sottolineare l’importanza della Formazione Continua in Medicina, essenziale al punto che, in caso di non ottemperanza agli obblighi formativi disposti per legge, dal 2017 è prevista la sospensione del professionista sanitario dall’attività lavorativa.
Il testo che segue si articola in tre parti. Nella prima trova ampio respiro una meticolosa analisi della letteratura in tema di formazione in ambito lavorativo. Un’attenzione particolare è stata rivolta alla formazione ECM nel contesto sanitario, vista la rilevanza che essa apporta in termini di cambiamento. Questo riguarda sia il sapere teorico che i comportamenti operativi messi in atto durante il post-formazione nella pratica clinica.
Nel primo capitolo viene altresì approfondito ciò che precede l’attuazione della formazione, ossia l’analisi dei bisogni formativi e le fasi interne ad essa, da quella di macroanalisi (passando per indagine e analisi dei dati) a quella di relazionamento. Tale analisi dei bisogni formativi è di fondamentale importanza per la buona riuscita del corso di formazione e per il reale coinvolgimento degli operatori. La distinzione evidenziata in letteratura (D. Boldizzoni, 1984) tra schede di analisi top-down e bottom-up mette in rilievo come siano complementari ed entrambi essenziali i pareri degli operatori sanitari e dei dirigenti, sia nell’interpretare l’effettiva necessità di formazione sia nel programmare l’eventuale evento formativo.
Poiché l’obiettivo principale della direzione aziendale è quello di creare una learning organization, cioè un’organizzazione che apprende, la seconda parte dell’elaborato sottolinea la fondamentale importanza della valutazione dei percorsi formativi conseguente la loro attuazione, in modo da indirizzare l’azienda in un percorso di continuo miglioramento.
A riguardo, è stato fatto presente come in letteratura siano presenti diversi modelli di valutazione post-formazione, ma in particolare il più utilizzato e riconosciuto a livello internazionale sia quello di Kirkpatrick (1967). Quest’ultimo suddivide la valutazione post-formazione in quattro livelli, che partono dalla valutazione di reazione e soddisfazione dei partecipanti per arrivare alle ricadute sui risultati, passando per l’apprendimento e il comportamento dei lavoratori.
Nella parte conclusiva del lavoro, tale modello è stato applicato ad un corso di formazione svoltosi nel febbraio 2012 presso l’IRCCS Stella Maris. Ciò ha permesso di avere un riscontro pratico di quanto analizzato durante la revisione dei modelli presenti in letteratura.
Per validare la reazione e la soddisfazione dei partecipanti sono state prese in considerazione le schede di valutazione dell’evento formativo, riguardanti la qualità, la rilevanza e l’efficacia del corso. Tali dati sono stati analizzati dal punto di vista statistico, permettendo di giungere alla conclusione di un effettivo vantaggio formativo apportato dal corso.
Il successivo step nella valutazione post-formazione ha riguardato l’apprendimento dei partecipanti, escludendo fra loro il personale esterno alla Stella Maris, al fine di valutare le effettive ricadute formative su tale istituto.
Il terzo livello previsto dal modello di Kirkpatrick riguarda, invece, i comportamenti, ossia il cambiamento apportato dal corso nella pratica clinica degli operatori interni. Infatti, sono stati presi in considerazione due gruppi di bambini valutati e trattati nel pre- e nel post-formazione, per evidenziare la modifica nelle modalità di intervento degli operatori e le effettive ricadute sul paziente disprassico.
Infine, per quanto riguarda i risultati, ossia le variazioni inerenti all’organizzazione del personale, si è visto, tramite interviste rivolte al coordinatore logopedico, come non sia cambiato l’assetto in termini di orari e di suddivisione dei compiti, quanto più quello delle modalità di valutazione del paziente disprassico e delle successive indicazioni di trattamento.
Il testo che segue si articola in tre parti. Nella prima trova ampio respiro una meticolosa analisi della letteratura in tema di formazione in ambito lavorativo. Un’attenzione particolare è stata rivolta alla formazione ECM nel contesto sanitario, vista la rilevanza che essa apporta in termini di cambiamento. Questo riguarda sia il sapere teorico che i comportamenti operativi messi in atto durante il post-formazione nella pratica clinica.
Nel primo capitolo viene altresì approfondito ciò che precede l’attuazione della formazione, ossia l’analisi dei bisogni formativi e le fasi interne ad essa, da quella di macroanalisi (passando per indagine e analisi dei dati) a quella di relazionamento. Tale analisi dei bisogni formativi è di fondamentale importanza per la buona riuscita del corso di formazione e per il reale coinvolgimento degli operatori. La distinzione evidenziata in letteratura (D. Boldizzoni, 1984) tra schede di analisi top-down e bottom-up mette in rilievo come siano complementari ed entrambi essenziali i pareri degli operatori sanitari e dei dirigenti, sia nell’interpretare l’effettiva necessità di formazione sia nel programmare l’eventuale evento formativo.
Poiché l’obiettivo principale della direzione aziendale è quello di creare una learning organization, cioè un’organizzazione che apprende, la seconda parte dell’elaborato sottolinea la fondamentale importanza della valutazione dei percorsi formativi conseguente la loro attuazione, in modo da indirizzare l’azienda in un percorso di continuo miglioramento.
A riguardo, è stato fatto presente come in letteratura siano presenti diversi modelli di valutazione post-formazione, ma in particolare il più utilizzato e riconosciuto a livello internazionale sia quello di Kirkpatrick (1967). Quest’ultimo suddivide la valutazione post-formazione in quattro livelli, che partono dalla valutazione di reazione e soddisfazione dei partecipanti per arrivare alle ricadute sui risultati, passando per l’apprendimento e il comportamento dei lavoratori.
Nella parte conclusiva del lavoro, tale modello è stato applicato ad un corso di formazione svoltosi nel febbraio 2012 presso l’IRCCS Stella Maris. Ciò ha permesso di avere un riscontro pratico di quanto analizzato durante la revisione dei modelli presenti in letteratura.
Per validare la reazione e la soddisfazione dei partecipanti sono state prese in considerazione le schede di valutazione dell’evento formativo, riguardanti la qualità, la rilevanza e l’efficacia del corso. Tali dati sono stati analizzati dal punto di vista statistico, permettendo di giungere alla conclusione di un effettivo vantaggio formativo apportato dal corso.
Il successivo step nella valutazione post-formazione ha riguardato l’apprendimento dei partecipanti, escludendo fra loro il personale esterno alla Stella Maris, al fine di valutare le effettive ricadute formative su tale istituto.
Il terzo livello previsto dal modello di Kirkpatrick riguarda, invece, i comportamenti, ossia il cambiamento apportato dal corso nella pratica clinica degli operatori interni. Infatti, sono stati presi in considerazione due gruppi di bambini valutati e trattati nel pre- e nel post-formazione, per evidenziare la modifica nelle modalità di intervento degli operatori e le effettive ricadute sul paziente disprassico.
Infine, per quanto riguarda i risultati, ossia le variazioni inerenti all’organizzazione del personale, si è visto, tramite interviste rivolte al coordinatore logopedico, come non sia cambiato l’assetto in termini di orari e di suddivisione dei compiti, quanto più quello delle modalità di valutazione del paziente disprassico e delle successive indicazioni di trattamento.
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