ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-11282011-100602


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
SCORZA, FRANCESCO
Indirizzo email
francescoscorza@gmail.com
URN
etd-11282011-100602
Titolo
LE ONTOLOGIE DELLA PROGRAMMAZIONE REGIONALE, STRUMENTI DI VALUTAZIONE E RIORDINO CONCETTUALE
Settore scientifico disciplinare
ICAR/20
Corso di studi
SCIENZE E METODI PER LA CITTA' E IL TERRITORIO EUROPEI
Relatori
tutor Prof. Las Casas, Giuseppe B.
tutor Dott. Murgante, Beniamino
Parole chiave
  • valutazione
  • sviluppo locale
  • programmazione
  • pianificazione
  • ontologie
Data inizio appello
19/12/2011
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il ‘piano’, nel divenire delle pratiche e dell’esperienza, paga un fortissimo tributo alla complessità dei processi entro i quali si svolge. Una complessità che attraversa saperi sostantivi e procedurali con contenuti di norma confliggenti, e che tende verso scenari desiderati da conseguire attraverso l’assunzione di decisioni affette da incertezza.
Il piano, soggetto alla complessità e all’incertezza delle decisioni che lo caratterizzano, appare strumento talvolta inopportuno perché regolarmente disatteso, giacché imperfetto, pur continuando a far parte del diritto di ciascun cittadino a conservare o trasformare la realtà e di beneficiare equamente e in modo efficiente di opportunità e servizi.
La pianificazione e la programmazione dello sviluppo sono qui viste come discipline orientate al conseguimento di una razionalità limitata nel senso di Simon (1982) eppure indispensabile per supportare e organizzare la decisione collettiva secondo principi di equità, efficienza e conservazione delle risorse e le ricadute sui comportamenti individuali.
Queste tre sintetiche affermazioni definiscono l’orientamento disciplinare rispetto al quale è stata condotta la ricerca descritta in questo lavoro. Esse rappresentano, allo stesso tempo, il punto di partenza e il risultato di un approfondimento che mira a sviluppare la razionalità della decisione collettiva ponendo questioni metodologiche e tecniche per la conoscenza e l’interpretazione delle trasformazioni del contesto, appoggiando sul supporto tecnologico degli strumenti dell’ICT e disegnando un approccio che si interroga sul ruolo della conoscenza alla luce dell’affermarsi dei processi di partecipazione al piano fino alle estensioni del cloud planning, del social planning, del wiki planning.
Il lavoro di ricerca, dopo aver indagato aspetti legati all’evoluzione dell’approccio alla programmazione dello sviluppo rispetto all’esperienza italiana dal secondo dopoguerra fino all’evoluzione delle politiche UE, è stato legato all’approfondimento dell’approccio ontologico come strumento di gestione della complessità e della conoscenza legata al processo di piano. L’ontologia viene considerata come strumento di supporto alla decisione di piano e strumento operativo per una migliore gestione del processo di pianificazione incluse le fasi di gestione e valutazione. In particolare ci si riferisce alla costruzione e allo scambio dell’informazione all’interno del processo di piano che passa attraverso istanze di interoperabilità semantica e tra infrastrutture di dati contemporaneamente necessarie ad una pluralità di attori coinvolti nel processo.
Secondo la posizione di Genesereth e Nilsson (1987), la base per la rappresentazione, la comunicazione e il trasferimento della conoscenza risiede nel processo di concettualizzazione. Tale processo riguarda l’astrazione di oggetti, concetti e altre entità che si suppone esistano all’interno di un dominio di interesse e delle relazioni che tra questi sussistono e risultano rilevanti per le finalità cognitive.
L’interpretazione della realtà che sottende al processo di costruzione della conoscenza passa attraverso una fase di osservazione. In generale tale attività non può comunque essere considerata pienamente oggettiva in quanto dipende dal punto di vista dell’osservatore e dalle finalità del processo di costruzione della conoscenza. L’interpretazione che l’osservatore restituisce della porzione del mondo reale investigata dipende fortemente dal suo background culturale, dai suoi interessi, e dal rapporto con la realtà. Queste considerazioni, trasferite all’interno del processo di piano, si amplificano per dimensione e conflittualità. Il piano è uno strumento che definisce scelte, che pone vincoli e configura assetti in ragione di un’utilità collettiva che non è comparabile con l’utilità individuale (Pareto, 1919), e, pertanto, genera conflitti facilmente amplificabili in un contesto di scarsa conoscenza connessa al piano.
Un modo per schematizzare i livelli di conoscenza oggetto delle considerazioni trattate in questo lavoro è considerare tre dimensioni: la conoscenza “del piano”, ovvero necessaria alla costruzione degli scenari conoscitivi e valutativi alla base delle scelte, la conoscenza “circa il piano”, connessa ai processi di partecipazione al piano che necessitano di un elevato livello di comunicazione per conseguire l’efficacia desiderata, la conoscenza “per il piano”, ovvero del flusso informativo multidirezionale tra gli attori dell’attuazione e della valutazione del piano stesso. Queste dimensioni configurano e definiscono un problema di interazione, e, dunque, di interoperabilità fra modelli di rappresentazione della realtà differenti, generati da ciascun attore del processo.
Si tratta di un problema di interoperabilità nell’accesso alla conoscenza del piano, non perché questa sia nascosta o taciuta, ma, piuttosto, in quanto derivante dalla mancanza di una semantica condivisa tra chi assume le scelte di piano e chi le attua, o le subisce. Interoperabilità semantica, dunque, che genera problemi analoghi a quelli che si determinano nell’interazione tra basi di dati differenti che, senza specifiche ontologie di riferimento, non possono concorrere alla costruzione di una conoscenza condivisa.
É dimostrabile come sia possibile, e, soprattutto, sia necessario, per ogni base di dati, definire un’ontologia specifica (Laurini, Murgante, 2008). Quest’affermazione implica la possibilità di disporre di “n” ontologie locali che dovrebbero comunicare reciprocamente per collaborare alla costruzione di una conoscenza condivisa. Laurini e Murgante (2008) definiscono “l’ontologia di dominio” come un’ontologia di livello più elevato che connette diverse ontologie locali (specifiche), con una funzione di “mediatore” nel processo di promozione dell’interoperabilità tra le basi di dati.
Il dominio dello sviluppo locale nel quadro delle politiche regionali dell’UE, tra i domini in cui è possibile articolare la disciplina della pianificazione territoriale, è particolarmente complesso in quanto le interazioni, la complessità procedurale, la numerosità degli attori, conducono ad inefficienze sistemiche già analizzate in lavori precedenti (Scorza, 2009; Las Casas, Scorza, 2009). La complessità dell’interazione connessa al piano, e della comunicazione, hanno orientato la ricerca verso strumenti concettuali che, allo stesso tempo, favorissero lo scambio informativo e permettessero di modellizzare una realtà complessa. L’ontologia, intesa some modello astratto e semplificato della realtà, fornisce risposte concrete a queste istanze e, pertanto, merita attenzione nell’ambito degli strumenti di supporto alla decisione e al processo di piano.
Il tema delle ontologie applicate al dominio della pianificazione territoriale e, più in generale, a quello, più ampio, delle scienze regionali, sulla base delle poche esperienze ad oggi sviluppate, rappresenta una sfida nella direzione di una ricerca di una sempre maggiore razionalità del piano (Laurini 2007). La dimensione principale, rispetto alla quale le recenti applicazioni stanno configurando prospettive operative significative, riguarda l’organizzazione e la condivisione della conoscenza all’interno del processo di piano, in una prospettiva di integrazione multidisciplinare che si confronti con i paradigmi della complessità.
Le esperienze di volunteered data che vengono sviluppate in numerosi settori sensibili del governo e gestione del territorio hanno rappresentato un’utile palestra per l’integrazione semantica e per il consolidamento della interoperabilità delle diverse basi di dati.
È, infatti, dinanzi alla crescita senza precedenti della disponibilità di dati, potenzialmente a supporto del piano (Murgante, 2008), che emerge l’esigenza di strumenti di organizzazione della conoscenza orientati ad integrare i modelli interpretativi del territorio, attraverso riferimenti cognitivi condivisi.
Le recenti dinamiche mostrano come il ruolo della comunicazione abbia assunto rilevanza all’interno del processo di decisione, e, pertanto, la concettualizzazione sistematica, proposta dall’approccio per ontologie (Gruber, 1995), diventi strumento rilevante sia in fase di costruzione degli strumenti di interpretazione delle strutture territoriali, che – come cerchiamo di dimostrare – in fase di gestione, monitoraggio e valutazione di piani e programmi.
La ricerca è stata finalizzata alla costruzione di un “modello” ontologico applicato al dominio della programmazione dell’Unione Europea (UE) per lo sviluppo regionale. Si tratta di approfondimenti finalizzati a chiarimenti concettuali ed operativi connessi all’obiettivo di costruire un’ontologia per la pianificazione regionale “pronta all’uso”, con particolare riferimento alla componente programmatica dello sviluppo. L’approccio utilizzato implica un’attività di modellizzazione attraverso un processo d’ingegnerizzazione della conoscenza in un quadro multidisciplinare (Las Casas, Scardaccione, 2008). In quest’ottica, la ricerca è stata strutturata secondo un approccio rigoroso nei concetti e ripetibile nelle strutture logiche, e, soprattutto, nell’insieme delle relazioni che vengono proposte.Alla luce dei risultati ottenuti appare che i benefici derivanti dalla condivisione di un modello concettuale della conoscenza non siano distinguibili nel breve termine e ciò rappresenta un problema di diffusione dell’approccio ontologico alla pratica. Una risposta a questa criticità è rappresentata dall’adozione di criteri nella progettazione dell’ontologia che consentano una trasferibilità del modello su più contesti (o domini), senza eccessivi rimaneggiamenti. Tuttavia, rispetto alla replicabilità e il rigore logico dei risultati della ricerca, è possibile un’estensione dell’analisi alla molteplicità dei domini concettuali legati alla sfera della programmazione regionale e al caso della programmazione dello sviluppo regionale assistita da risorse comunitarie in cui tali contesti sono rappresentati dal quadro degli strumenti operativi della programmazione 2007-2013, compresi i programmi operativi regionali (monofondo), interregionali nazionali, e i programmi di sviluppo rurale.
File