Tesi etd-11262014-142531 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LAMANNA, MARINA
URN
etd-11262014-142531
Titolo
Aspetti biopsicosociali dell'alessitimia: due popolazioni mediche a confronto.
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
PSICOLOGIA CLINICA E DELLA SALUTE
Relatori
relatore Ciaramella, Antonella
Parole chiave
- alessitimia
- alexithymia
- cancer patient
- caregiver
- chronic pain
- dolore cronico
- pazienti oncologici
- qualità della vita
- quality of life
Data inizio appello
16/12/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il termine alessitimia è stato coniato da Peter Sifneos (1973) per indicare un disturbo affettivo-cognitivo relativo ad una particolare difficoltà di vivere, identificare e comunicare le emozioni.
In base ad alcune ricerche, l’alessitimia può predisporre all’insorgenza di disturbi fisici (Kojima, 2012). Per indagare tale aspetto, nel presente studio è stata valutata l’alessitimia in due popolazioni mediche: un gruppo di pazienti oncologici confrontato con un gruppo di soggetti con dolore cronico ed in entrambi i gruppi sono stati valutati anche i rispettivi caregiver.
A tutti i soggetti sono stati somministrati test di autovalutazione, quali: TAS-20, (Magby RM, et., al.1993), per la valutazione dell’alessitimia, l’HADS (Zigmond AS & Snaith RP, 1999) per la valutazione di ansia e depressione, GHQ-12 (Goldberg, 1979), per la valutazione dello stress, EORTC (QLQ-C30), per indagare la qualità della vita, CBI (Novak M.e Guest C., 1989) per indagare il carico psicologico, fisico, oggettivo e sociale del caregiver. I dati socio demografici sono stati raccolti in una CRF (Case Report Form). L’obiettivo principale dello studio è stato quello di indagare se la prevalenza di alessitimia fosse diversa in una delle due forme di patologie mediche prese in esame e se questa diversa prevalenza fosse associata ad una diversa prevalenza di alessitimia nei rispettivi familiari di primo grado di ciascun gruppo. Con questi risultati si poteva prospettare l’ipotesi di una eventuale trasmissione genetica dell’alessitimia; oppure se questo tratto di personalità si fosse presentato associato ad una condizione di malattia in generale, indipendentemente dal tipo specifico di patologia somatica, veniva esclusa la trasmissibilità genetica dell’alessitimia.Un secondo obiettivo è stato quello di valutare la presenza di alessitimia, ansia e depressione nel gruppo di pazienti oncologici che presentano dolore rispetto al gruppo dei pazienti con dolore cronico, e valutare se l’alessitimia possa influire diversamente sulla qualità della vita di questi pazienti, associandosi o meno ad ansia e depressione.
Dai risultati ottenuti da questa ricerca, la prevalenza dell’alessitimia non è risultata essere maggiore nei familiari di primo grado sia dei pazienti oncologici che dei pazienti con dolore. Si può, quindi, affermare che la prima ipotesi trattata in questo studio non è sostenuta dai risultati. Cioè l’alessitimia non è una condizione a trasmissione familiare. È stata anche indagata la presenza di alessitimia nei pazienti e nei caregiver di entrambi i gruppi considerando le tre dimensioni indagate dalla TAS-20, quali: “Difficoltà a descrivere i sentimenti”, “Difficoltà ad identificare i sentimenti” e “Pensiero orientato verso l’esterno” per verificare se queste tre dimensioni potessero singolarmente essere trasmissibili a livello familiare. Emerge, a tal proposito, che queste tre dimensioni non dipendono dal grado di parentela. Invece è emerso che la presenza di dolore si associa significativamente sulla “Difficoltà a descrivere i sentimenti” e sulla “Difficoltà ad identificare i sentimenti”, sia nei caregiver dei pazienti con dolore oncologico, che nei caregiver dei pazienti con dolore cronico, non oncologico. Un altro aspetto riguarda la percezione di cambiamento nella vita familiare da parte dei caregiver: essi riferiscono cambiamenti positivi all’interno della famiglia, nei rapporti con il paziente e con i familiari in seguito alla malattia del proprio caro, e questo risultato supporta l’idea di malattia come crescita personale, rivalutazione dei propri affetti e riscoperta dei propri valoriPer quanto riguarda la seconda ipotesi trattata in questo studio, dai dati emergenti si evince che la presenza di alessitimia, ansia e depressione influisce diversamente sulla qualità della vita di questi pazienti, risultando peggiore nei pazienti con dolore cronico rispetto a quella dei pazienti oncologici. Nei caregiver di pazienti oncologici con dolore il grado di alessitimia è risultato strettamente correlato con l’incremento dei valori di ansia e depressione. La seconda ipotesi, quindi, è sostenuta dai risultati in soggetti non affetti da patologie organiche. In accordo ad altre ricerche, è necessario comunque effettuare ulteriori studi per confermare il contributo dell’alessitimia sull’insorgenza di problemi di salute.
In base ad alcune ricerche, l’alessitimia può predisporre all’insorgenza di disturbi fisici (Kojima, 2012). Per indagare tale aspetto, nel presente studio è stata valutata l’alessitimia in due popolazioni mediche: un gruppo di pazienti oncologici confrontato con un gruppo di soggetti con dolore cronico ed in entrambi i gruppi sono stati valutati anche i rispettivi caregiver.
A tutti i soggetti sono stati somministrati test di autovalutazione, quali: TAS-20, (Magby RM, et., al.1993), per la valutazione dell’alessitimia, l’HADS (Zigmond AS & Snaith RP, 1999) per la valutazione di ansia e depressione, GHQ-12 (Goldberg, 1979), per la valutazione dello stress, EORTC (QLQ-C30), per indagare la qualità della vita, CBI (Novak M.e Guest C., 1989) per indagare il carico psicologico, fisico, oggettivo e sociale del caregiver. I dati socio demografici sono stati raccolti in una CRF (Case Report Form). L’obiettivo principale dello studio è stato quello di indagare se la prevalenza di alessitimia fosse diversa in una delle due forme di patologie mediche prese in esame e se questa diversa prevalenza fosse associata ad una diversa prevalenza di alessitimia nei rispettivi familiari di primo grado di ciascun gruppo. Con questi risultati si poteva prospettare l’ipotesi di una eventuale trasmissione genetica dell’alessitimia; oppure se questo tratto di personalità si fosse presentato associato ad una condizione di malattia in generale, indipendentemente dal tipo specifico di patologia somatica, veniva esclusa la trasmissibilità genetica dell’alessitimia.Un secondo obiettivo è stato quello di valutare la presenza di alessitimia, ansia e depressione nel gruppo di pazienti oncologici che presentano dolore rispetto al gruppo dei pazienti con dolore cronico, e valutare se l’alessitimia possa influire diversamente sulla qualità della vita di questi pazienti, associandosi o meno ad ansia e depressione.
Dai risultati ottenuti da questa ricerca, la prevalenza dell’alessitimia non è risultata essere maggiore nei familiari di primo grado sia dei pazienti oncologici che dei pazienti con dolore. Si può, quindi, affermare che la prima ipotesi trattata in questo studio non è sostenuta dai risultati. Cioè l’alessitimia non è una condizione a trasmissione familiare. È stata anche indagata la presenza di alessitimia nei pazienti e nei caregiver di entrambi i gruppi considerando le tre dimensioni indagate dalla TAS-20, quali: “Difficoltà a descrivere i sentimenti”, “Difficoltà ad identificare i sentimenti” e “Pensiero orientato verso l’esterno” per verificare se queste tre dimensioni potessero singolarmente essere trasmissibili a livello familiare. Emerge, a tal proposito, che queste tre dimensioni non dipendono dal grado di parentela. Invece è emerso che la presenza di dolore si associa significativamente sulla “Difficoltà a descrivere i sentimenti” e sulla “Difficoltà ad identificare i sentimenti”, sia nei caregiver dei pazienti con dolore oncologico, che nei caregiver dei pazienti con dolore cronico, non oncologico. Un altro aspetto riguarda la percezione di cambiamento nella vita familiare da parte dei caregiver: essi riferiscono cambiamenti positivi all’interno della famiglia, nei rapporti con il paziente e con i familiari in seguito alla malattia del proprio caro, e questo risultato supporta l’idea di malattia come crescita personale, rivalutazione dei propri affetti e riscoperta dei propri valoriPer quanto riguarda la seconda ipotesi trattata in questo studio, dai dati emergenti si evince che la presenza di alessitimia, ansia e depressione influisce diversamente sulla qualità della vita di questi pazienti, risultando peggiore nei pazienti con dolore cronico rispetto a quella dei pazienti oncologici. Nei caregiver di pazienti oncologici con dolore il grado di alessitimia è risultato strettamente correlato con l’incremento dei valori di ansia e depressione. La seconda ipotesi, quindi, è sostenuta dai risultati in soggetti non affetti da patologie organiche. In accordo ad altre ricerche, è necessario comunque effettuare ulteriori studi per confermare il contributo dell’alessitimia sull’insorgenza di problemi di salute.
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