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ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11252022-143407


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CINELLI, CHIARA
URN
etd-11252022-143407
Titolo
Le strategie di sostenibilita' nel settore della moda: luxury e fast fashion a confronto
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
STRATEGIA, MANAGEMENT E CONTROLLO
Relatori
relatore Prof. Castellano, Nicola Giuseppe
Parole chiave
  • fast fashion
  • luxury
  • operations sostenibili
  • strategie di sostenibilita' nella moda
Data inizio appello
16/12/2022
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Sostenibilità è una parola che al giorno d’oggi è entrata nel linguaggio di tutti, ma dovremmo chiederci se davvero comprendiamo la sua importanza, se conosciamo gli impatti dell’uomo sul nostro pianeta e se realmente sappiamo quanto sia essenziale prendersi cura del nostro ecosistema. È ormai un’esigenza urgente del nostro pianeta a cui le aziende e i sistemi produttivi sono arrivati sicuramente in ritardo e per riuscire a progredire verso un sistema produttivo che sia sostenibile è essenziale una collaborazione di tutti i settori, a partire da quelli più inquinanti, come quello della moda, in cui l’attenzione verso l’ambiente assume un ruolo dominante.
La moda è un settore fondato sulle tendenze del momento e proprio per questa continua ricerca dell’ultimo modello uscito, il prodotto ha un ciclo di vita molto breve, a volte anche di poche settimane, con un conseguente accumulo di rifiuti troppo elevati, spesso non biodegradabili. L’elevato spreco di materie prime, la difficoltà a garantire il riciclo di una massa così grande di rifiuti, l’impiego intensivo di risorse naturali nei processi produttivi rendono evidente perché la moda sia uno dei settori più inquinanti al mondo. Basta fare alcuni semplici esempi: per coltivare 2Kg di cotone, che sono sufficienti per un unico paio di jeans, sono necessari 11.000 litri di acqua; ogni anno si parla di più di 98 milioni di tonnellate di risorse non rinnovabili utilizzate nella moda, tra cui il petrolio per la produzione di fibre sintetiche, i fertilizzanti per le piantagioni di cotone e i prodotti chimici per la produzione, la tintura e il trattamento di fibre e tessuti. Se questo non bastasse ancora per comprendere l’urgenza di un cambiamento, potremmo aggiungere anche i 93 miliardi di metri cubi di acqua utilizzati, ma anche l’emissione di circa 1,2 miliardi di tonnellate di CO2 e il rilascio di 500 mila tonnellate di fibre microplastiche negli oceani ogni anno. Secondo un rapporto della Ellen MacArthur Foundation, una fondazione statunitense che dal 2010 si occupa di far comprendere le esigenze del pianeta alle aziende, i dati confermano che le emissioni di gas serra prodotte dal settore tessile superano addirittura quelle del trasporto marittimo e dell’aviazione internazionale messi insieme. Se non c’è un’inversione di rotta, si prevede che entro il 2050 le emissioni del settore della moda potrebbero rappresentare ¼ delle emissioni mondiali di carbonio.
Nel settore della moda negli ultimi anni si è assistito anche ad un’accelerazione dei processi produttivi a causa del fenomeno del Fast Fashion, caratterizzato dall’offrire continuamente prodotti di tendenza a basso prezzo. Questo nuovo modello produttivo, che non ha potuto che aggravare ancora di più la situazione, si contrappone allo Slow Fashion, ossia una produzione più lenta che mira a realizzare capi di alta qualità durevoli nel tempo, una produzione che corrisponde al settore Luxury.
Nel presente lavoro ho ritenuto interessante analizzare le strategie di sostenibilità lungo le operations della moda e comprendere come il Luxury e il Fast Fashion integrassero la sostenibilità all’interno dei loro sistemi aziendali individuando due gruppi leader nel settore: il gruppo Kering per il settore Luxury ed il gruppo H&M per il settore del Fast Fashion. I risultati dell’analisi hanno evidenziato, come potevamo immaginare, una maggiore sostenibilità del gruppo Kering. È opportuno però specificare che H&M, nonostante sia un gruppo che segue il modello di business del Fast Fashion, si impegna per continuare a migliorare anno dopo anno contribuendo così a rendere la moda un settore sostenibile.
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