Tesi etd-11232016-153140 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
TIVOLI, ALESSIO
URN
etd-11232016-153140
Titolo
International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF): la classificazione internazionale negli aspetti operativi dell'attivita motoria adattata
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
SCIENZE E TECNICHE DELLE ATTIVITA' MOTORIE PREVENTIVE E ADATTATE
Relatori
relatore Prof. Franchi, Alberto
Parole chiave
- classificazione
- disability
Data inizio appello
14/12/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Durante il mio percorso di studi presso l’Università degli Studi di Pisa, corso di laurea in Scienze e Tecniche delle attività motorie preventive e adattate, ho affrontato diverse tematiche spaziando da quelle mediche a quelle psicopedagogiche a quelle di indirizzo strettamente preventivo/riabilitativo; tra tante una in particolare mi ha affascinato e incuriosito: quella riguardante il concetto di disabilità. Cosa è la disabilità? Chi è il disabile? Quando una persona è veramente disabile?
Provare a dare una risposta a tutti questi interrogativi mi ha condotto a cercar di voler capire tramite ricerche come si era evoluto nel tempo il concetto di disabilità e come, nei decenni, si era evoluto l’approccio alla disabilità. Documentandomi sono venuto così a conoscenza della classificazione ICF e del linguaggio universale che questa era riuscita a coniare. Una visione quella dell’ICF quasi rivoluzionaria a mio modo di vedere perché, se prima della nascita di questa il quesito al quale si rispondeva era: ”cosa non si riesce a fare in una condizione di disabilità?” successivamente la questione verteva su un altro concetto, esattamente opposto, ovvero: ”cosa si riesce a fare in una condizione di disabilità?”. Analizzando quindi il linguaggio ICF nel suo complesso (partendo dall’organizzazione, passando alla struttura fino ad arrivare ad analizzare specifici casi studio e indagini legate all’utilizzo ICF in Italia) sono venuto a conoscenza di un adattamento di questa classificazione applicato nei giovani. Sviluppata per poter rispondere all’esigenza di una versione che potesse essere universalmente utilizzata per bambini e adolescenti nei settori della salute e dell’istruzione. Vedendo che l’ICF concentrava particolare attenzione sulla salute e sul funzionamento della persona ho cercato di capire, se e come, l’attività motoria adattata poteva inserirsi in modo corretto con la promozione delle differenti componenti della salute delineate nell’ICF riscontrando che il paragone non era poi così azzardato ma il contrario, le due componenti si mescolavano in maniera coerente. Ho affrontato quindi le eventuali problematiche dell’attività fisica adattata (AFA) nella disabilità cercando di mettere in risalto una figura, ahimè oggigiorno professionalmente poco riconosciuta, cioè quella del laureato in Scienze Motorie, professionista in grado di programmare, coordinare e valutare programmi di attività motoria e sportiva specificamente rivolti a persone diversamente abili.
Provare a dare una risposta a tutti questi interrogativi mi ha condotto a cercar di voler capire tramite ricerche come si era evoluto nel tempo il concetto di disabilità e come, nei decenni, si era evoluto l’approccio alla disabilità. Documentandomi sono venuto così a conoscenza della classificazione ICF e del linguaggio universale che questa era riuscita a coniare. Una visione quella dell’ICF quasi rivoluzionaria a mio modo di vedere perché, se prima della nascita di questa il quesito al quale si rispondeva era: ”cosa non si riesce a fare in una condizione di disabilità?” successivamente la questione verteva su un altro concetto, esattamente opposto, ovvero: ”cosa si riesce a fare in una condizione di disabilità?”. Analizzando quindi il linguaggio ICF nel suo complesso (partendo dall’organizzazione, passando alla struttura fino ad arrivare ad analizzare specifici casi studio e indagini legate all’utilizzo ICF in Italia) sono venuto a conoscenza di un adattamento di questa classificazione applicato nei giovani. Sviluppata per poter rispondere all’esigenza di una versione che potesse essere universalmente utilizzata per bambini e adolescenti nei settori della salute e dell’istruzione. Vedendo che l’ICF concentrava particolare attenzione sulla salute e sul funzionamento della persona ho cercato di capire, se e come, l’attività motoria adattata poteva inserirsi in modo corretto con la promozione delle differenti componenti della salute delineate nell’ICF riscontrando che il paragone non era poi così azzardato ma il contrario, le due componenti si mescolavano in maniera coerente. Ho affrontato quindi le eventuali problematiche dell’attività fisica adattata (AFA) nella disabilità cercando di mettere in risalto una figura, ahimè oggigiorno professionalmente poco riconosciuta, cioè quella del laureato in Scienze Motorie, professionista in grado di programmare, coordinare e valutare programmi di attività motoria e sportiva specificamente rivolti a persone diversamente abili.
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