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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11222021-152542


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MANNISI, IVAN
URN
etd-11222021-152542
Titolo
LO STATO ITALIANO:SOCIO DI MAGGIORANZA O CREDITORE PRIVILEGIATO? L'IMPORTANZA DELLA PIANIFICAZIONE FISCALE.
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
CONSULENZA PROFESSIONALE ALLE AZIENDE
Relatori
relatore Prof. Verona, Roberto
Parole chiave
  • Pianificazione Fiscale
Data inizio appello
09/12/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
09/12/2091
Riassunto
Nell’ambito del percorso di crescita di un’impresa la pianificazione svolge un ruolo di particolare importanza nei momenti di gestione ordinaria come negli interventi di natura straordinaria. L’analisi e la riflessione sul tema della fiscalità d’impresa consentono all’azienda di affrontare consapevolmente il proprio percorso di crescita, tenendo anche conto di opportunità e criticità tributarie. La pianificazione è uno strumento utile nelle mani dell’imprenditore, che mai come nella situazione economica attuale, deve tener conto dello stato di salute presente e futuro della propria azienda sotto il punto di vista fiscale al fine di monitorare i corretti flussi di cassa. Laddove si accinga a svolgere qualsiasi intervento o operazione di “accelerazione”, l’imprenditore consapevole non può trascurare i rilievi fiscali. La fiscalità, il cui impatto è particolarmente significativo sulla gestione economica e finanziaria dell’impresa, è un aspetto che va continuamente monitorato e pianificato, dovendo entrare a far parte dell’ordinarietà del sistema aziendale. In sostanza l’imprenditore non deve controllare l’andamento del business poiché i cash flow in uscita per l’imposizione fiscale fanno parte (in maniera preponderante) della corretta gestione finanziaria della società. Si è tentato di tracciare una linea di demarcazione tra l’attività di pianificazione fiscale e legittimo risparmio d’imposta e elusione tributaria, evidenziando altresì gli interventi internazionali e comunitari volti al contenimento dei fenomeni di tax planning “aggressivo”.
Non possiamo esimerci, nell’analizzare un’importante tematica che risulta essere oltremodo connessa con la pianificazione ossia la “pressione fiscale”. Molto spesso ascoltando i telegiornali, radiogiornali o semplicemente navigando nei siti web, uno degli argomenti sempre più gettonati e oggetto di discussione è la “tassazione” nel nostro paese. Secondo l’ex Ministro dell’Economia e delle Finanze Tommaso Padoa-Schioppa “le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili quali istruzione, sicurezza, ambiente e salute". Questa citazione, seppur nata con un intento ottimistico e fiducioso, si priva e si deturpa di ogni valore in un sistema come quello italiano degli ultimi anni, dove i fenomeni di evasione hanno raggiunto apici drammatici. Per poter analizzare la struttura fiscale di un Paese attraverso delle analisi qualitative e quantitative, si deve passare sicuramente per il concetto di “pressione fiscale” quale indicatore economico essenziale e indispensabile per dare una misura globale e concreta del grado di tassazione a cui sono soggetti i cittadini e imprese in un determinato contesto territoriale. Da qui la volontà di analizzare questa tematica, mai così attuale e tangibile, specialmente in un periodo come il 2020 dove l’Italia, ma più in generale il Mondo, si trova a dover fare in conti con una crisi sanitaria senza precedenti ovvero il Covid-19. Si proporrà quindi, nel Primo Capitolo, un’interpretazione squisitamente economica del fenomeno, ricercando nella storia quelle che sono state le cause che hanno condotto il nostro Paese ad assumere dei livelli di tassazione così vertiginosi rispetto agli standard europei. Sempre in tale ambito verrà dibattuto anche, sotto il punto di vista legislativo, quale sia il miglior assetto societario per non essere affossati dalle sempre più stringenti misure fiscali.
E’ indiscutibile che affinché una realtà produttiva sia redditizia e duratura nel tempo è necessario programmare le fasi in cui si articola l’attività d’impresa in modo da ottenere il massimo risultato da un impiego ottimale del tempo e delle altre risorse a disposizione, cercando al contempo di prevenire e attenuare l’impatto di circostanze sfavorevoli che sfuggono al diretto controllo del management; ciò può essere realizzato attraverso l’adozione dei metodi, dei sistemi e delle tecniche di pianificazione e controllo, strumenti che sono oramai patrimonio consolidato nella cultura delle grandi aziende, ma che si stanno ad affermare anche tra le PMI. Il controllo di gestione viene, infatti, definito come l’attività di guida svolta dai manager per assicurare il conseguimento degli obiettivi prefissati tramite un’efficace, efficiente e responsabile acquisizione e impiego delle risorse, o anche come l’insieme dei meccanismi e dei processi messi in atto per ridurre lo scostamento tra gli andamenti gestionali desiderati e quelle effettivi, adattando questi ultimi ai cambiamenti in atto nell’ambiente esterno. Il controllo di gestione può essere considerato quale strumento imprescindibile per monitorare la pianificazione aziendale e fiscale fatta a monte; può essere inteso come un sistema strutturato il cui obiettivo principale è dare assistenza nella conduzione della gestione aziendale in vista del raggiungimento dei target economici e finanziari stabiliti in sede di pianificazione e rilevare, con l’utilizzo di adeguati indicatori, le varianze tra valori programmati e valori raggiunti. Di tali varianze ne vengono opportunamente informati gli organi responsabili, affinché possano valutare la funzionalità, l’efficacia, la qualità e il grado di realizzazione degli obiettivi stessi, scegliendo fra le varie alternative possibili e adottare conseguentemente comportamenti volti a modificare la direzione di marcia, al fine di realizzare quanto pianificato.  
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