Tesi etd-11222021-122349 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SILLETTI, ANNA CHIARA
URN
etd-11222021-122349
Titolo
Implementazione di un sistema di risk management finalizzato alla compliance.
Il caso Dolcissimo S.r.l.
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
STRATEGIA, MANAGEMENT E CONTROLLO
Relatori
relatore Prof. D'Onza, Giuseppe
Parole chiave
- compliance
- d.lgs 231/2001
- modello di organizzazione gestione e controllo
- risk management
Data inizio appello
09/12/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
09/12/2091
Riassunto
Non è nuova l’idea che la sopravvivenza di un’azienda è assicurata dalla sua capacità di creare valore per i suoi stakeholder. Tale enunciato rappresenta la filosofia di fondo della “gestione del rischio aziendale”. Ogni azienda, infatti, deve fronteggiare eventi incerti e determinare un quantum di incertezza accettabile al fine di creare valore.
Sebbene l’argomento di per sé non costituisca una novità, è solo di recente che il focus sul tema dei rischi è cresciuto di importanza e di interesse. In particolare, le aziende devono adeguarsi a norme sempre più stringenti. La sfida diventa garantire la conformità richiesta dalla legge coniugando gli obiettivi di Compliance con gli obiettivi di performance, ovvero non perdendo di vista i costi. L’attenzione sulla Compliance richiesta alle aziende, infatti, si sta dimostrando sempre più stringente e articolata.
A titolo meramente esemplificativo e non esaustivo, pensiamo alle norme come il D.Lgs 231/2001 con il relativo ampliamento del numero dei reati contemplati.
Lo sforzo quotidiano, quindi, consiste nel garantire l’efficienza del Sistema di Controllo Interno e la conformità a leggi, standard e regolamenti, in modo integrato con i processi operativi e allo stesso tempo coniugare tali richieste con gli obiettivi di performance.
Negli ultimi anni si è assistito ad una proliferazione di leggi e regolamenti tali da incrementare la complessità del quadro normativo in cui le aziende operano, introducendo nuovi vincoli operativi e responsabilità in capo alle stesse e ai loro vertici. Inoltre, l’intensificarsi dei controlli da parte delle Autorità e l’inasprimento delle sanzioni a fronte di situazioni di non conformità, implicano conseguenze potenzialmente rilevanti in termini economici, di immagine e organizzativi.
Nasce, quindi, la necessità per le imprese in particolare per quelle di grandi dimensioni ed elevata complessità organizzativa, di affrontare e addentrarsi nei meandri della Compliance e conseguentemente di istituire un’apposita funzione interna dedicata alla gestione del rischio Compliance.
Il lavoro si propone di esaminare tale tematica, recente e in continua evoluzione, che rappresenta una delle principali sfide che le imprese si trovano ad affrontare.
L’elaborato si costituisce di tre parti.
Partendo dal D.Lgs 231/2001, il primo capitolo analizza il dettato normativo, ponendo particolare attenzione alla validità esimente dei modelli organizzativi, con l’intento di dimostrare che la loro adozione incentiva l’autoregolazione per prevenire il “rischio-reato” e rappresenta un’opportunità per istituire un sistema di governance e risk management efficiente, con l’obiettivo di conferire trasparenza alle procedure interne e migliorare allo stesso tempo l’immagine pubblica.
L’approccio alla gestione del rischio di compliance ha subìto un’evoluzione negli ultimi anni e molte aziende hanno manifestato sempre più la necessità di disporre di un valido modello di riferimento per un’efficace identificazione, valutazione e gestione dei rischi. Il secondo capitolo, infatti, rappresenta una “guida” per la costruzione di un adeguato Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo, inteso come “scudo aziendale” in grado di esimere l’Ente dalla responsabilità amministrativa, sulla base del dettato normativo e delle Linee Guida di Confindustria.
Dopo aver illustrato le fasi per l’implementazione di un valido MOGC, il terzo capitolo si concentra sul progetto di implementazione del Modello e le relative fasi che hanno condotto ad esso. In particolare, il caso operativo seguito personalmente durante l’attività di stage, mette in luce gli aspetti operativi tipici di un’Azienda che per la prima volta introduce nel suo contesto la disciplina del Decreto 231, con l’obiettivo non solo di prevenire alcuni “rischi-reati”, ma anche come spunto per migliorare e crescere.
Sebbene l’argomento di per sé non costituisca una novità, è solo di recente che il focus sul tema dei rischi è cresciuto di importanza e di interesse. In particolare, le aziende devono adeguarsi a norme sempre più stringenti. La sfida diventa garantire la conformità richiesta dalla legge coniugando gli obiettivi di Compliance con gli obiettivi di performance, ovvero non perdendo di vista i costi. L’attenzione sulla Compliance richiesta alle aziende, infatti, si sta dimostrando sempre più stringente e articolata.
A titolo meramente esemplificativo e non esaustivo, pensiamo alle norme come il D.Lgs 231/2001 con il relativo ampliamento del numero dei reati contemplati.
Lo sforzo quotidiano, quindi, consiste nel garantire l’efficienza del Sistema di Controllo Interno e la conformità a leggi, standard e regolamenti, in modo integrato con i processi operativi e allo stesso tempo coniugare tali richieste con gli obiettivi di performance.
Negli ultimi anni si è assistito ad una proliferazione di leggi e regolamenti tali da incrementare la complessità del quadro normativo in cui le aziende operano, introducendo nuovi vincoli operativi e responsabilità in capo alle stesse e ai loro vertici. Inoltre, l’intensificarsi dei controlli da parte delle Autorità e l’inasprimento delle sanzioni a fronte di situazioni di non conformità, implicano conseguenze potenzialmente rilevanti in termini economici, di immagine e organizzativi.
Nasce, quindi, la necessità per le imprese in particolare per quelle di grandi dimensioni ed elevata complessità organizzativa, di affrontare e addentrarsi nei meandri della Compliance e conseguentemente di istituire un’apposita funzione interna dedicata alla gestione del rischio Compliance.
Il lavoro si propone di esaminare tale tematica, recente e in continua evoluzione, che rappresenta una delle principali sfide che le imprese si trovano ad affrontare.
L’elaborato si costituisce di tre parti.
Partendo dal D.Lgs 231/2001, il primo capitolo analizza il dettato normativo, ponendo particolare attenzione alla validità esimente dei modelli organizzativi, con l’intento di dimostrare che la loro adozione incentiva l’autoregolazione per prevenire il “rischio-reato” e rappresenta un’opportunità per istituire un sistema di governance e risk management efficiente, con l’obiettivo di conferire trasparenza alle procedure interne e migliorare allo stesso tempo l’immagine pubblica.
L’approccio alla gestione del rischio di compliance ha subìto un’evoluzione negli ultimi anni e molte aziende hanno manifestato sempre più la necessità di disporre di un valido modello di riferimento per un’efficace identificazione, valutazione e gestione dei rischi. Il secondo capitolo, infatti, rappresenta una “guida” per la costruzione di un adeguato Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo, inteso come “scudo aziendale” in grado di esimere l’Ente dalla responsabilità amministrativa, sulla base del dettato normativo e delle Linee Guida di Confindustria.
Dopo aver illustrato le fasi per l’implementazione di un valido MOGC, il terzo capitolo si concentra sul progetto di implementazione del Modello e le relative fasi che hanno condotto ad esso. In particolare, il caso operativo seguito personalmente durante l’attività di stage, mette in luce gli aspetti operativi tipici di un’Azienda che per la prima volta introduce nel suo contesto la disciplina del Decreto 231, con l’obiettivo non solo di prevenire alcuni “rischi-reati”, ma anche come spunto per migliorare e crescere.
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