Tesi etd-11222019-163019 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MASSEI, FRANCESCA
URN
etd-11222019-163019
Titolo
L'industria del risparmio gestito alla luce della MiFID II. Un'analisi dei costi relativi.
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
relatore Quirici, Maria Cristina
Parole chiave
- MiFID II
- risparmio gestito
Data inizio appello
09/12/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
09/12/2089
Riassunto
La direttiva MiFID o Markets in Financial Instruments Directive (2004/39/EC) ha disciplinato i mercati finanziari dell’Unione Europea dal 31 gennaio 2007 al 2 gennaio 2018.
A partire dal 3 gennaio 2018 è entrata in vigore in tutta l'Unione la nuova direttiva MiFID II (2014/65/EU) che, insieme al Regolamento MiFIR o Markets in Financial Instruments Regulation (regolamento EU n. 600/2014) ha preso il posto della precedente regolamentazione europea.
La MiFID II e il relativo regolamento, rappresentano uno sviluppo normativo estremamente importante, il cui principale obiettivo è quello di incrementare la trasparenza all’interno dei mercati finanziari europei, fornendo una maggiore tutela ai risparmiatori.
Questo lavoro nasce proprio con l’intento di analizzare il nuovo contesto normativo alla luce delle novità introdotte dalla MiFID II, in tema di trasparenza sui costi degli investimenti effettuati dai singoli risparmiatori.
Il primo capitolo pone a confronto le due direttive, MiFID I e MiFID II, ed evidenzia i nuovi meccanismi attualmente vigenti. Si descrivono il nuovo ambito di applicazione della direttiva, l’introduzione del sistema organizzato di negoziazione, “Organised Trading Facilities”, nonché i nuovi parametri introdotti in relazione alla figura dell’internalizzatore sistematico. Si fa inoltre riferimento alla specifica disciplina introdotta in merito alle negoziazioni algoritmiche ed ai requisiti imposti alle imprese di investimento che effettuano negoziazioni mediante l’utilizzo di algoritmi. Vengono presentate la disciplina relativa alla “Product Governance”, diretta ad evitare il fenomeno del “miss-selling” e quella relativa alla “Product Intervention”, diretta ad attribuire alle autorità di vigilanza il potere di vietare o limitare la vendita di prodotti, tale da pregiudicare la tutela degli investitori, l’integrità e la stabilità dei mercati o il loro regolare funzionamento.
Vengono inoltre presentate la graduazione della clientela in relazione alle diverse esigenze di tutela, la consulenza su base indipendente, le regole di attuazione dei principi di diligenza e di correttezza ed infine la cosiddetta “Execution Only”, relativa ai servizi di investimento classificati come “meramente esecutivi”.
Da ultimo vengono analizzati il tema della trasparenza, quello degli obblighi informativi a carico dell’intermediario ed il nuovo documento KID (Key Information Document), che fornisce elementi di valutazione sui rischi, sulle caratteristiche e sui costi dei vari prodotti di risparmio gestito, per consentire all’investitore retail di assumere decisioni con cognizione di causa.
Il capitolo si chiude con un commento relativo alle difficoltà di applicazione della direttiva MiFID II, con particolare riferimento all’obbligo previsto dalla direttiva riguardo all’invio, nei confronti dei risparmiatori, del “rendiconto costi-oneri” relativo ai loro investimenti.
Il secondo capitolo definisce il risparmio gestito, distinguendone i principali strumenti, in particolare i Fondi Comuni di Investimento e gli Exchange Traded Funds (ETF), analizzati in tutte le loro tipologie. Riguardo alla gestione del portafoglio, è riportato il confronto tra la gestione attiva e quella passiva, sempre più affermata. Viene inoltre descritto il boom degli ETF, immessi sul mercato da parte delle maggiori società di investimento americane, BlackRock e Vanguard, che si sta confermando sempre di più, estendendosi dal mercato americano ai mercati europei, anche se in modo molto più rallentato.
Il terzo capitolo entra nel dettaglio dei costi degli strumenti finanziari del risparmio gestito, tramite un’analisi quali-quantitativa. Viene presentato un dettaglio di tutti i costi che riguardano i Fondi comuni di investimento e, successivamente, analizzando uno specifico Fondo, viene ipotizzato un investimento al fine di vederne gli effetti in termini di costo, con la rappresentazione di un fac-simile di rendiconto autocreato.
La medesima analisi, condotta sul Fondo comune di investimento, viene dapprima estesa ad un Exchange Traded Fund (ETF), poi utilizzata per un confronto parallelo tra un Fondo comune di investimento ed un ETF appartenenti alla medesima categoria.
Lo stesso procedimento viene proposto per un Fondo socialmente responsabile (SRI) ed adottato anche per raffrontare un Fondo SRI ed un ETF SRI.
Il capitolo si chiude con un’analisi sul possibile impatto che la pubblicazione di queste rendicontazioni “costi e oneri” potrà avere, soprattutto sugli strumenti finanziari a gestione attiva e passiva, sulle banche, sulle società di prodotto o SGR, sulla consulenza indipendente ed indirettamente sui risparmiatori.
A partire dal 3 gennaio 2018 è entrata in vigore in tutta l'Unione la nuova direttiva MiFID II (2014/65/EU) che, insieme al Regolamento MiFIR o Markets in Financial Instruments Regulation (regolamento EU n. 600/2014) ha preso il posto della precedente regolamentazione europea.
La MiFID II e il relativo regolamento, rappresentano uno sviluppo normativo estremamente importante, il cui principale obiettivo è quello di incrementare la trasparenza all’interno dei mercati finanziari europei, fornendo una maggiore tutela ai risparmiatori.
Questo lavoro nasce proprio con l’intento di analizzare il nuovo contesto normativo alla luce delle novità introdotte dalla MiFID II, in tema di trasparenza sui costi degli investimenti effettuati dai singoli risparmiatori.
Il primo capitolo pone a confronto le due direttive, MiFID I e MiFID II, ed evidenzia i nuovi meccanismi attualmente vigenti. Si descrivono il nuovo ambito di applicazione della direttiva, l’introduzione del sistema organizzato di negoziazione, “Organised Trading Facilities”, nonché i nuovi parametri introdotti in relazione alla figura dell’internalizzatore sistematico. Si fa inoltre riferimento alla specifica disciplina introdotta in merito alle negoziazioni algoritmiche ed ai requisiti imposti alle imprese di investimento che effettuano negoziazioni mediante l’utilizzo di algoritmi. Vengono presentate la disciplina relativa alla “Product Governance”, diretta ad evitare il fenomeno del “miss-selling” e quella relativa alla “Product Intervention”, diretta ad attribuire alle autorità di vigilanza il potere di vietare o limitare la vendita di prodotti, tale da pregiudicare la tutela degli investitori, l’integrità e la stabilità dei mercati o il loro regolare funzionamento.
Vengono inoltre presentate la graduazione della clientela in relazione alle diverse esigenze di tutela, la consulenza su base indipendente, le regole di attuazione dei principi di diligenza e di correttezza ed infine la cosiddetta “Execution Only”, relativa ai servizi di investimento classificati come “meramente esecutivi”.
Da ultimo vengono analizzati il tema della trasparenza, quello degli obblighi informativi a carico dell’intermediario ed il nuovo documento KID (Key Information Document), che fornisce elementi di valutazione sui rischi, sulle caratteristiche e sui costi dei vari prodotti di risparmio gestito, per consentire all’investitore retail di assumere decisioni con cognizione di causa.
Il capitolo si chiude con un commento relativo alle difficoltà di applicazione della direttiva MiFID II, con particolare riferimento all’obbligo previsto dalla direttiva riguardo all’invio, nei confronti dei risparmiatori, del “rendiconto costi-oneri” relativo ai loro investimenti.
Il secondo capitolo definisce il risparmio gestito, distinguendone i principali strumenti, in particolare i Fondi Comuni di Investimento e gli Exchange Traded Funds (ETF), analizzati in tutte le loro tipologie. Riguardo alla gestione del portafoglio, è riportato il confronto tra la gestione attiva e quella passiva, sempre più affermata. Viene inoltre descritto il boom degli ETF, immessi sul mercato da parte delle maggiori società di investimento americane, BlackRock e Vanguard, che si sta confermando sempre di più, estendendosi dal mercato americano ai mercati europei, anche se in modo molto più rallentato.
Il terzo capitolo entra nel dettaglio dei costi degli strumenti finanziari del risparmio gestito, tramite un’analisi quali-quantitativa. Viene presentato un dettaglio di tutti i costi che riguardano i Fondi comuni di investimento e, successivamente, analizzando uno specifico Fondo, viene ipotizzato un investimento al fine di vederne gli effetti in termini di costo, con la rappresentazione di un fac-simile di rendiconto autocreato.
La medesima analisi, condotta sul Fondo comune di investimento, viene dapprima estesa ad un Exchange Traded Fund (ETF), poi utilizzata per un confronto parallelo tra un Fondo comune di investimento ed un ETF appartenenti alla medesima categoria.
Lo stesso procedimento viene proposto per un Fondo socialmente responsabile (SRI) ed adottato anche per raffrontare un Fondo SRI ed un ETF SRI.
Il capitolo si chiude con un’analisi sul possibile impatto che la pubblicazione di queste rendicontazioni “costi e oneri” potrà avere, soprattutto sugli strumenti finanziari a gestione attiva e passiva, sulle banche, sulle società di prodotto o SGR, sulla consulenza indipendente ed indirettamente sui risparmiatori.
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