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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-11222018-122007


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
RANIERI, CAMILLA
URN
etd-11222018-122007
Titolo
Il Codice di autodisciplina delle società quotate come strumento di corporate governance
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
CONSULENZA PROFESSIONALE ALLE AZIENDE
Relatori
relatore Dott. Benocci, Alessandro
Parole chiave
  • enforcement.
  • corporate governance
  • codice di autodisciplina
  • autoregolamentazione
  • società quotate
Data inizio appello
10/12/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il fenomeno dell’autoregolamentazione in tema di corporate governance è stato sin dalla sua nascita molto dibattuto. Indubbiamente, il succedersi di scandali finanziari e la conseguente perdita di fiducia da parte degli investitori ha influenzato il mercato finanziario, che ha “reagito” mostrando un crescente interesse alle tematiche volte ad ottenere un buon governo societario. I codici di corporate governance sono nati in questo contesto come raccolte di best practices internazionali che, prendendo a modello gli standard delle migliori società quotate, hanno tentato – e tentano tutt’ora – quasi, come si può intuire dalle tematiche comuni a prescindere dal paese in cui vengono redatti, di creare uno standard unico di buona governance.
Il primo capitolo di questo lavoro, dopo una breve introduzione riguardante il significato di mercato finanziario, corporate governance e società quotata, è dedicato alla contestualizzazione dello strumento dei codici di corporate governance e, nello specifico, delle tematiche ad essi sottostanti che trovano la loro ragione proprio nella specialità della disciplina dedicata a questi particolari soggetti giuridici. La corporate governance, nella definizione che verrà qui considerata, ha da sempre come “nodo” cruciale il conflitto di interessi che intercorre tra azionisti e manager, ben individuato come un problema di agenzia. Non risulta difficile capire che una società quotata coinvolge una vasta platea di soggetti che in essa investono, alcuni dei quali richiedono una tutela maggiore dovuta alla loro, per così dire, fisiologica disinformazione . Si vedrà come la letteratura si sia inserita in questo contesto, cercando di sviluppare soluzioni volte anche alla salvaguardia degli interessi dei soggetti più deboli, che dipendono e cambiano a seconda del contesto geografico, economico e culturale in cui vengono inseriti . Il secondo capitolo è dedicato nello specifico al Codice di autodisciplina delle società quotate italiano. Si dirà brevemente della sua nascita, che “prende le mosse” dal codice di corporate governance inglese (Cadbury Code) e dell’evoluzione del Codice italiano, pubblicato per la prima volta nel 1999 da Borsa Italiana sino alla sua – quasi – totale revisione del 2011, di cui ancora si condivide gran parte dell’impostazione. In seguito, si analizzeranno le implicazioni successive del Codice che prevedono la sua influenza sull’ordinamento italiano e viceversa e si discuteranno le principali sanzioni e i profili di responsabilità che possono scaturire da un suo mancato rispetto. La parte finale del capitolo è dedicata al tema dell’enforcement dei codici di comportamento in generale, con specifico riguardo al codice di autodisciplina. Sebbene la questione resti aperta e non presenti soluzioni ancora definitive, si forniranno le principali proposte che sono state avanzate in merito ai temi di public e private enforcement, al fine di garantire l’effettiva implementazione delle disposizioni contenute nei codici di corporate governance a cui gli emittenti decidono volontariamente di aderire, cercando di evitare dunque che l’adesione sia meramente formale e che, quindi, quanto dichiarato in merito al governo societario non corrisponda alla realtà, fino a considerare le possibili configurazioni di false informazioni al mercato.
Il terzo ed ultimo capitolo analizza, dopo una breve premessa, il Codice di Autodisciplina delle società quotate italiano redatto dal Comitato per la Corporate Governance nella sua attuale versione. Si passeranno in rassegna i vari articoli mettendo in luce le tematiche più controverse in essi contenute.
Il lavoro si propone di verificare la bontà di questo strumento, fornendo dati sulla sua adozione nel tempo e sull’effettività di applicazione delle disposizioni contenute nel Codice. Nelle conclusioni si giungerà a formulare un parere su quanto questo strumento influenzi il governo societario di una società, quanto questo sia percepito dagli investitori e quanto gli strumenti di enforcement siano efficaci ed effettivamente applicabili in caso di mancato rispetto delle raccomandazioni adottate.
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