Tesi etd-11222016-121915 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
FORENSI, ANGELO GILDO
URN
etd-11222016-121915
Titolo
Il diritto alla salute per gli stranieri irregolari in Europa
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Marinai, Simone
Parole chiave
- diritti umani
- prestazioni sanitarie
- salute
- stranieri irregolari
- UE
Data inizio appello
14/12/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il crescente divario economico-politico, tra i paesi sviluppati e quelli sottosviluppati o in via di sviluppo, ha portato all’evoluzione del fenomeno migratorio secondo dinamiche del tutto innovative, anche sotto la spinta del costante processo di globalizzazione. Questi nuovi flussi migratori presentano tutte le caratteristiche dell’emergenza umanitaria, anche alla luce delle cause che muovono i migranti. Infatti, sono sempre più i soggetti che entrano nell’area Schengen e nel nostro paese, non più, solo in cerca di un lavoro, ma anche per sfuggire da guerre e situazioni disumane.
Le problematiche sorte a seguito di questi spostamenti di persone da una regione all’altra del mondo coinvolgono un caleidoscopio di aspetti differenti che spaziano dall’integrazione culturale e religiosa alla libera circolazione, dal mondo del lavoro alla pubblica sicurezza, fino a coinvolgere i diritti sociali e, in particolar modo, la sanità pubblica. Questa situazione ha ripercussioni di carattere diverso rispetto al passato che costituiscono una sfida per le Istituzioni Europee ed internazionali tutte, poiché richiedono l’adeguamento degli ordinamenti nazionali e sovranazionali per fronteggiare e soddisfare le necessità di una società sempre più culturalmente e giuridicamente complessa.
Al contempo, però, i migranti rappresentano una risorsa per il futuro della (sempre più) vecchia Europa. Da un lato la natalità ha raggiunto i minimi storici nell’Unione europea e la fertilità è in costante declino. Dall’altro, si registra un incremento dell’aspettativa di vita. Il risultato è che l’età media della popolazione è sempre più alta. Sulla base di questi dati, le prospettive non sono delle più rosee per i sistemi di sicurezza sociale, i quali sono finanziati da un gettito fiscale sempre più contenuto, ma si trovano, al contempo, a dover fronteggiare un costante aumento di spesa.
La tematica della tutela del diritto alla salute, nello specifico, permette di gettare lo sguardo su questo fenomeno quanto mai attuale e, al contempo, relegato ad un ruolo politicamente strumentalizzato nel dibattito sull’immigrazione nel nostro paese.
Il riconoscimento del diritto alla salute rappresenta, senza dubbio, una importantissima conquista sociale della storia contemporanea, e la sua definizione, nell’accezione corrente, è molto recente ed è tutt’ora soggetta ad interpretazioni sempre più estensive ed inclusive.
Per esaminare in maniera completa il fenomeno dal punto di vista del diritto, senza l’influenza dei pregiudizi dell’agone politico contemporaneo italiano ed europeo, è necessario inforcare, in primo luogo, gli occhiali del diritto internazionale e regionale e, in seguito, dell’Unione Europea, per operare una ricognizione degli istituti sovranazionali posti a tutela del diritto alla salute.
Analizzando la legislazione nazionale in materia e contestualizzando il diritto alla salute nella Costituzione italiana, e confrontando successivamente i risultati, in chiave comparativa, con la normativa in vigore in alcuni Stati Membri dell’Unione Europea, è possibile mettere in risalto l’eterogeneità degli istituti previsti dai legislatori nazionali, nonché il ruolo, in alcuni casi fondamentale, delle Organizzazioni Non Governative. Da questa analisi è possibile estrapolare le best practices e i vulnera delle soluzioni normative o consuetudinarie adottate in questi stati.
Da un’indagine sulle effettive modalità d’accesso alle prestazioni sanitarie per gli undocumented migrants nel nostro paese e negli altri Stati Membri dell’Unione, è emerso, infatti, che in molti Stati sono state poste in essere best practices, che, se valutate secondo i criteri di efficacia ed effettività, ben potrebbero essere riproposte in un modello comune europeo di accesso alle prestazioni sanitarie per gli undocumented migrants, che risponda alle necessità e alle sfide di una società sempre più multietnica e multiculturale, nel pieno rispetto dei diritti dell’uomo e della dignità umana.
Le problematiche sorte a seguito di questi spostamenti di persone da una regione all’altra del mondo coinvolgono un caleidoscopio di aspetti differenti che spaziano dall’integrazione culturale e religiosa alla libera circolazione, dal mondo del lavoro alla pubblica sicurezza, fino a coinvolgere i diritti sociali e, in particolar modo, la sanità pubblica. Questa situazione ha ripercussioni di carattere diverso rispetto al passato che costituiscono una sfida per le Istituzioni Europee ed internazionali tutte, poiché richiedono l’adeguamento degli ordinamenti nazionali e sovranazionali per fronteggiare e soddisfare le necessità di una società sempre più culturalmente e giuridicamente complessa.
Al contempo, però, i migranti rappresentano una risorsa per il futuro della (sempre più) vecchia Europa. Da un lato la natalità ha raggiunto i minimi storici nell’Unione europea e la fertilità è in costante declino. Dall’altro, si registra un incremento dell’aspettativa di vita. Il risultato è che l’età media della popolazione è sempre più alta. Sulla base di questi dati, le prospettive non sono delle più rosee per i sistemi di sicurezza sociale, i quali sono finanziati da un gettito fiscale sempre più contenuto, ma si trovano, al contempo, a dover fronteggiare un costante aumento di spesa.
La tematica della tutela del diritto alla salute, nello specifico, permette di gettare lo sguardo su questo fenomeno quanto mai attuale e, al contempo, relegato ad un ruolo politicamente strumentalizzato nel dibattito sull’immigrazione nel nostro paese.
Il riconoscimento del diritto alla salute rappresenta, senza dubbio, una importantissima conquista sociale della storia contemporanea, e la sua definizione, nell’accezione corrente, è molto recente ed è tutt’ora soggetta ad interpretazioni sempre più estensive ed inclusive.
Per esaminare in maniera completa il fenomeno dal punto di vista del diritto, senza l’influenza dei pregiudizi dell’agone politico contemporaneo italiano ed europeo, è necessario inforcare, in primo luogo, gli occhiali del diritto internazionale e regionale e, in seguito, dell’Unione Europea, per operare una ricognizione degli istituti sovranazionali posti a tutela del diritto alla salute.
Analizzando la legislazione nazionale in materia e contestualizzando il diritto alla salute nella Costituzione italiana, e confrontando successivamente i risultati, in chiave comparativa, con la normativa in vigore in alcuni Stati Membri dell’Unione Europea, è possibile mettere in risalto l’eterogeneità degli istituti previsti dai legislatori nazionali, nonché il ruolo, in alcuni casi fondamentale, delle Organizzazioni Non Governative. Da questa analisi è possibile estrapolare le best practices e i vulnera delle soluzioni normative o consuetudinarie adottate in questi stati.
Da un’indagine sulle effettive modalità d’accesso alle prestazioni sanitarie per gli undocumented migrants nel nostro paese e negli altri Stati Membri dell’Unione, è emerso, infatti, che in molti Stati sono state poste in essere best practices, che, se valutate secondo i criteri di efficacia ed effettività, ben potrebbero essere riproposte in un modello comune europeo di accesso alle prestazioni sanitarie per gli undocumented migrants, che risponda alle necessità e alle sfide di una società sempre più multietnica e multiculturale, nel pieno rispetto dei diritti dell’uomo e della dignità umana.
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