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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11212017-164530


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
VESCARELLI, ILARIA
URN
etd-11212017-164530
Titolo
Sindrome del residuo ovarico attivo nel cane e nel gatto: implicazioni e complicanze. Valutazione su 8 anni di casistica.
Dipartimento
SCIENZE VETERINARIE
Corso di studi
MEDICINA VETERINARIA
Relatori
relatore Prof. Vannozzi, Iacopo
correlatore Dott. Tesi, Matteo
controrelatore Prof.ssa Rota, Alessandra
Parole chiave
  • cagna
  • gatta
  • ovariectomia
  • ovarioisterectomia
  • sindrome del residuo ovarico
Data inizio appello
15/12/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Obiettivo: costruire una panoramica sulla sindrome del residuo ovarico in soggetti di specie canina e felina presentati presso l’Ospedale Didattico Veterinario “Mario Modenato” e il centro veterinario “Campo di Marte” nel periodo 2010-2017, mettendo in relazione la casistica personale con quanto riportato in letteratura.
Materiali e metodi: nello studio sono stati incluse 12 cagne e 5 gatte presentate per sospetto residuo ovarico. Di ogni soggetto sono stati presi in considerazione i seguenti parametri: età e stato di nutrizione al momento della prima chirurgia e tecnica impiegata, intervallo tra prima chirurgia e ripresentazione dei segni clinici da calore, localizzazione ecografica del residuo ovarico, chirurgia per la rimozione, esame istopatologico e follow-up.
Risultati: l’età media della prima OVE/OHE è 25.50±25.73 mesi per le cagne e 8.40±3.29 mesi per le gatte; per ogni animale è stata eseguita una laparotomia. I segni del ritorno in calore si sono dimostrati molto vari: sanguinamento vulvare, noduli mammari, attrazione maschi (cagne), poliuria, vocalizzazioni e lordosi (gatte). L’intervallo OVE/OHE-ritorno in calore è risultato 34.5±45.82 mesi (cagne) e 16.20±18.05 mesi (gatte). La citologia vaginale ha dato i seguenti esiti: estro (n=14), diestro (n=1), anestro (n=1), non significativa (n=2). Dall’esame ecografico è risultata la seguente localizzazione dei residui ovarici: 5 a destra, 4 a sinistra e 8 bilaterali (cagne e gatte). Su n=8 pazienti (7 cagne e 1 gatta) è stata eseguita una LapOVE per rimuovere il residuo; su altri 8 soggetti è stata usata una tecnica laparotomica e di un soggetto non è stato possibile ottenere informazioni circa la rimozione del residuo. In 4 casi dall’esame istologico è emerso un quadro neoplastico del residuo ovarico. Monitorando il follow-up dei soggetti inclusi nello studio è risultato che nessun animale ha mostrato segni di ritorno in calore dopo la chirurgia di risoluzione.
Discussioni: nel nostro studio abbiamo riscontrato un maggior numero di residui ovarici nelle cagne rispetto alle gatte. Non è stata trovata una correlazione positiva tra un elevato stato di nutrizione e lo sviluppo del residuo ovarico. La citologia vaginale è risultata dubbia nei casi di ampi intervalli OVE-ritorno in calore (120 e 133 mesi). L’esame ecografico è risultato un buon metodo diagnostico per la localizzazione del residuo ovarico, contrariamente a quanto riportato in letteratura. Nonostante sia stato praticato un ugual numero di chirurgie laparoscopiche e laparotomiche, la laparoscopia è risultata la metodica più vantaggiosa. Abbiamo rilevato come lo sviluppo di neoplasie a carico del residuo ovarico sembri essere legato a lunghi intervalli OVE-ritorno in calore.
Conclusioni: la sindrome del residuo ovarico sembra essere una problematica sottostimata con manifestazioni cliniche e tempi di insorgenza piuttosto variabili da soggetto a soggetto. Risulta pertanto complicato determinare dei canoni oggettivi che descrivano tutti gli aspetti legati a tale sindrome. Emerge, da questo studio, l’importanza di eseguire una corretta OVE/OHE di partenza, poiché lasciando porzioni di tessuto ovarico attivo, viene meno la prevenzione di gravi patologie quali tumore mammario, ovarico e uterino, alla stregua di quanto accade nei soggetti interi.

Objective: to make an overview of the ovarian remnant syndrome in bitch and queen referrals at “Mario Modenato” Veterinary Teaching Hospital and “Campo di Marte” Veterinary Centre from 2010-2017, correlating the personal cases with the cases found in the past literature.
Materials and methods: in our study are involved 12 bitches and 5 queens presented for suspected ovarian remnant. We evaluated the following parameters for each subject: age and nutritional status at first surgery and its technique, time between first surgery and the new heat behaviours, ovarian remnant position through ultrasound examination, removal surgery, histopathologic examination and follow-up.
Results: mean age at time of first OVE/OHE is 25.50±25.73 months in bitches and 8.40±3.29 months in queens; each animal underwent a laparotomy. Clinical signs of heat behaviour were various: vulvar bleeding, mammary noduls, male attraction (bitches), polyuria, vocalizations and lordosis position (queens). Interval between OVE/OHE-heat was 34.5±45.82 months (bitches) and 16.20±18.05 months (queens). Vaginal cytology showed the following results: estrus (n=14), diestrus (n=1), anestrus (n=1), not significative (n=2). Ultrasound examination showed these findings: 5 remnants to the right, 4 to the left and 8 bilateral (bitches and queens). N=8 animals (7 bitches and 1 queen) underwent a LapOVE to remove the remnant; n=8 animals underwent a laparotomy and in one case was not possible to find information about the remnant removal. 4 animals had a neoplastic ovarian remnant, confirmed by histopathological examination. Following up on each animal, was found that no one presented heat behaviour again after the last surgery.
Discussions: we found more ovarian remnants in queens than in bitches. We didn’t find a positive correlation between an elevate nutrition status and the development of ovarian remnant. Vaginal cytology was dubious in animals with a large OVE-estrus interval (120 and 133 months). Ultrasound examination resulted a good diagnostic technique to identify the ovaran remnants, contrary to literature findings. Despite the equal numer of laparotomic and laparoscopic surgeries, laparoscopy resulted more favorable than the other technique. We found that a neoplastic development of the ovarian remnant seems to be linked to long interval between OVE-heat.
Conclusions: ovarian remnant syndrome seems to be underrated, with variable clinical presentations and time of onset. So, it appears difficult to determine objective standards to describe all the findings linked to this syndrome. From this study emerges the importance of a correct OVE/OHE from the beginning, because by leaving active ovarian tissue, the prevention of dangerous pathologies such as mammary, ovarian and uterin tumors fails, as much as in not spayed animals.
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