Tesi etd-11202019-162256 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
ADAMO, GIULIA
URN
etd-11202019-162256
Titolo
Il ruolo della chirurgia nel trattamento del carcinoma renale recidivo
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Morelli, Luca
Parole chiave
- carcinoma a cellule renali
- carcinoma renale
- carcinoma renale recidivo
- cellule chiare
- metastasi
- metastasi renali
- nefrectomia
- pelvi
- recidive
- renale
- rene
Data inizio appello
10/12/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
10/12/2089
Riassunto
In Italia il tumore del rene e delle vie urinarie si colloca al decimo posto in termini di frequenza, con circa 13.400 nuovi casi nel 2018.
Le recidive locali e a distanza da carcinoma renale si verificano nei due terzi dei casi entro il primo anno dalla diagnosi. Le metastasi a distanza sono metacrone nel 30% dei casi; le recidive locali dopo nefrectomia parziale per carcinoma renale si presentano con prevalenza compresa tra l’1 e il 2%.
Sembra che nessuna delle terapie mediche adiuvanti ha dimostrato in maniera chiara vantaggi in termini di sopravvivenza dei pazienti con carcinoma renale recidivo.
Lo scopo di questo studio è di valutare il ruolo della chirurgia nel trattamento del carcinoma renale recidivo, mediante l’analisi dei risultati a medio e lungo termine di un’esperienza ventennale monocentrica.
Tra il Gennaio 1998 e il Marzo 2019, 44 pazienti sono stati sottoposti a intervento di asportazione radicale di recidiva locale e/o a distanza da carcinoma renale presso l’S. D. di Chirurgia Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana. Di ogni paziente sono state raccolte e analizzate le informazioni circa le caratteristiche generali, le comorbidità, il tempo intercorso tra l’intervento sul primitivo e la diagnosi di recidiva (Disease Free Interval – DFI), i dati operatori, il decorso post-operatorio, l’esame istologico, la terapia adiuvante, la sopravvivenza e il follow-up a lungo termine; i dati sono stati successivamente analizzati retrospettivamente.
Nella casistica analizzata, 15 pazienti avevano sviluppato recidiva locale (Gruppo A) e 29 recidiva a distanza (Gruppo B), tra i quali 19 a localizzazione multipla. Il DFI era di 56,07 mesi nel Gruppo A, mentre nel Gruppo B 120,92 mesi. In 38 casi su 44 si trattava di recidive da carcinoma a cellule chiare. All’interno del Gruppo A il 53% aveva effettuato terapia adiuvante dopo l’intervento di asportazione della recidiva, contro il 27,58% del Gruppo B, senza evidente impatto sulla sopravvivenza (p=0,127).
La sopravvivenza globale media (Overall Survival – OS) nei 44 pazienti in studio era di 158 mesi. Nel Gruppo A la sopravvivenza media era 131 mesi, nel Gruppo B 161 mesi (p=0.195). La sopravvivenza media dei pazienti che avevano effettuato terapia adiuvante dopo l’intervento di asportazione della recidiva era 167,5, mentre tra coloro che non hanno effettuato terapia era di 121,47 (p=1,827). Nessuna delle seguenti ulteriori variabili: positività linfonodale, dimensioni della recidiva, età all’intervento, tipo intervento sul primitivo e ASA è risultata significativamente impattare sulla sopravvivenza.
Il trattamento chirurgico con intento radicale delle recidive locali o a distanza nella nostra casistica si è dimostrato sicuro, fattibile ed associato a lunghe sopravvivenze, indipendentemente dalla sede, dalle dimensioni della recidiva, dall’aggiunta di trattamento adiuvante e dalla presenza di linfonodi metastatici.
In considerazione delle note limitazioni dei trattamenti chemioterapici per il carcinoma renale recidivo, la terapia chirurgica al momento sembra essere, laddove possibile l’exeresi completa della malattia, l’unica opzione in grado di offrire al paziente un vantaggio in termini di sopravvivenza.
Le recidive locali e a distanza da carcinoma renale si verificano nei due terzi dei casi entro il primo anno dalla diagnosi. Le metastasi a distanza sono metacrone nel 30% dei casi; le recidive locali dopo nefrectomia parziale per carcinoma renale si presentano con prevalenza compresa tra l’1 e il 2%.
Sembra che nessuna delle terapie mediche adiuvanti ha dimostrato in maniera chiara vantaggi in termini di sopravvivenza dei pazienti con carcinoma renale recidivo.
Lo scopo di questo studio è di valutare il ruolo della chirurgia nel trattamento del carcinoma renale recidivo, mediante l’analisi dei risultati a medio e lungo termine di un’esperienza ventennale monocentrica.
Tra il Gennaio 1998 e il Marzo 2019, 44 pazienti sono stati sottoposti a intervento di asportazione radicale di recidiva locale e/o a distanza da carcinoma renale presso l’S. D. di Chirurgia Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana. Di ogni paziente sono state raccolte e analizzate le informazioni circa le caratteristiche generali, le comorbidità, il tempo intercorso tra l’intervento sul primitivo e la diagnosi di recidiva (Disease Free Interval – DFI), i dati operatori, il decorso post-operatorio, l’esame istologico, la terapia adiuvante, la sopravvivenza e il follow-up a lungo termine; i dati sono stati successivamente analizzati retrospettivamente.
Nella casistica analizzata, 15 pazienti avevano sviluppato recidiva locale (Gruppo A) e 29 recidiva a distanza (Gruppo B), tra i quali 19 a localizzazione multipla. Il DFI era di 56,07 mesi nel Gruppo A, mentre nel Gruppo B 120,92 mesi. In 38 casi su 44 si trattava di recidive da carcinoma a cellule chiare. All’interno del Gruppo A il 53% aveva effettuato terapia adiuvante dopo l’intervento di asportazione della recidiva, contro il 27,58% del Gruppo B, senza evidente impatto sulla sopravvivenza (p=0,127).
La sopravvivenza globale media (Overall Survival – OS) nei 44 pazienti in studio era di 158 mesi. Nel Gruppo A la sopravvivenza media era 131 mesi, nel Gruppo B 161 mesi (p=0.195). La sopravvivenza media dei pazienti che avevano effettuato terapia adiuvante dopo l’intervento di asportazione della recidiva era 167,5, mentre tra coloro che non hanno effettuato terapia era di 121,47 (p=1,827). Nessuna delle seguenti ulteriori variabili: positività linfonodale, dimensioni della recidiva, età all’intervento, tipo intervento sul primitivo e ASA è risultata significativamente impattare sulla sopravvivenza.
Il trattamento chirurgico con intento radicale delle recidive locali o a distanza nella nostra casistica si è dimostrato sicuro, fattibile ed associato a lunghe sopravvivenze, indipendentemente dalla sede, dalle dimensioni della recidiva, dall’aggiunta di trattamento adiuvante e dalla presenza di linfonodi metastatici.
In considerazione delle note limitazioni dei trattamenti chemioterapici per il carcinoma renale recidivo, la terapia chirurgica al momento sembra essere, laddove possibile l’exeresi completa della malattia, l’unica opzione in grado di offrire al paziente un vantaggio in termini di sopravvivenza.
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