Tesi etd-11202019-110857 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PARDINI, ANDREA
URN
etd-11202019-110857
Titolo
"Minsky: le radici keynesiane dell'instabilità del capitalismo"
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
relatore Prof. Bientinesi, Fabrizio
Parole chiave
- capitalismo
- crisi finanziaria
- instabilità finanziaria
- Keynes
- Minsky Moment
Data inizio appello
09/12/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
09/12/2089
Riassunto
Fino al 2007, anno della grande crisi economica, le teorie sull’ipotesi di instabilità finanziaria di Hyman Minsky, economista americano di scuola post-keynesiana, sono rimaste a lungo oscurate ed incomprese dall’opinione dottrinale prevalente.
“Secondo quanto sostenuto da C. Pinzani, la causa principale di questo precoce oblio deve essere rinvenuta proprio nella persuasiva dimostrazione fornita da Minsky circa l’intrinseca instabilità dell’economia capitalista: “essa bastava a disvelare il carattere apertamente ideologico delle teorie economiche dominanti ispirate al neoliberismo, i cui assertori in più occasioni hanno rinnovato e rinnovano tuttora i fasti del galileiano Simplicio negando l’evidenza”.
Il merito di Minsky sta proprio nell’aver formulato l’ipotesi dell’instabilità finanziaria nel 1982, ancor prima che la grande crisi scoppiasse nel 2007, annunciando con notevole capacità premonitrice le dinamiche che avrebbero reso concreta la possibilità dello scoppio di una nuova grande crisi che purtroppo, come sappiamo, è realmente avvenuta.
Nel gergo finanziario, il c.d. Minsky Moment è divenuto espressione di uso colloquiale, identificante il “momento” dell’inversione di tendenza nel corso di una fase di espansione incontrollata, ovverosia la rappresentazione dell’istante in cui crolla il castello di carte.
L’esame della situazione attuale del sistema finanziario globale – da un punto di vista Minskyano – presuppone un breve accesso ai teoremi su cui fa fondamento la teoria dell’instabilità finanziaria.
Il primo teorema dell’ipotesi di instabilità finanziaria è basato sulla seguente tesi: “In economia vi sono regimi di finanziamento in base ai quali si rendono stabili i sistemi finanziari e regimi di finanziamento che rendono tali sistemi vulnerabili, causando instabilità”.
Il secondo teorema delimita l’idea centrale dell’ipotesi: “Un sistema robusto può trasformarsi in un sistema fragile a causa dei cambiamenti endogeni dei flussi di cassa. Minsky sostiene, quindi, che la stabilità del ciclo economico porta ad una instabilità dello stesso, per ciò è proprio nei periodi di crescita equilibrata che vengono poste le basi per una crisi finanziaria successiva”.
Il presente lavoro si propone come finalità quella di ricostruire la “Teoria dell’instabilità finanziaria del capitalismo” di H. Minsky e di comprendere la sua influenza nella spiegazione dell’odierna crisi.
Nel dettaglio, i primi due capitoli sono dedicati allo studio del pensiero di Minsky. Prendendo le mosse da una rappresentazione del comportamento degli agenti economici e dalle relazioni finanziarie che vengono instaurate nell’ambito di un’economia capitalistica, l’attenzione viene focalizzata:
• sull’esame del comportamento di banche e imprese;
• sulle condizioni che definiscono il livello sia degli investimenti che dell’attività economica.
A tal proposito, appare doveroso evidenziare che il boom è originato dalle aspettative troppo fiduciose degli operatori come pure dalle posizioni speculative degli stessi. Del resto, è proprio nel boom che si rinvengono i presupposti per la crisi: le banche finanziano le proprie attività a lungo termine con passività a breve e proprio in questa fase si riscontrano le più grandi problematicità nella raccolta della liquidità presso i risparmiatori. La crisi sorge a causa del mancato rendimento dei prestiti, ed è aggravata dall'aumento dei tassi d’interesse e dall'ostilità degli operatori verso il rischio. In un contesto contraddistinto dalla diffusione di “posizioni speculative e ultraspeculative”, il fallimento di alcuni, traina anche gli altri nella crisi finanziaria. L’ultima fase è caratterizzata dalla deflazione da debiti e dalla depressione economica.
Nella parte finale della tesi si evidenziano le analogie e le differenze della crisi attuale con l’analisi eseguita da Minsky. Nello specifico si dimostra che, sebbene siano differenti i fattori da cui è scaturita l’odierna crisi finanziaria, deve considerarsi ancora estremamente utile il contributo di Minsky concernente l’esame delle “determinanti del ciclo economico” e la funzione della politica economica.
In ogni caso, differentemente da quanto congetturato da Minsky, l’odierna crisi comprova il ruolo determinante delle imprese e delle famiglie nella definizione del livello e della composizione della produzione.
“Secondo quanto sostenuto da C. Pinzani, la causa principale di questo precoce oblio deve essere rinvenuta proprio nella persuasiva dimostrazione fornita da Minsky circa l’intrinseca instabilità dell’economia capitalista: “essa bastava a disvelare il carattere apertamente ideologico delle teorie economiche dominanti ispirate al neoliberismo, i cui assertori in più occasioni hanno rinnovato e rinnovano tuttora i fasti del galileiano Simplicio negando l’evidenza”.
Il merito di Minsky sta proprio nell’aver formulato l’ipotesi dell’instabilità finanziaria nel 1982, ancor prima che la grande crisi scoppiasse nel 2007, annunciando con notevole capacità premonitrice le dinamiche che avrebbero reso concreta la possibilità dello scoppio di una nuova grande crisi che purtroppo, come sappiamo, è realmente avvenuta.
Nel gergo finanziario, il c.d. Minsky Moment è divenuto espressione di uso colloquiale, identificante il “momento” dell’inversione di tendenza nel corso di una fase di espansione incontrollata, ovverosia la rappresentazione dell’istante in cui crolla il castello di carte.
L’esame della situazione attuale del sistema finanziario globale – da un punto di vista Minskyano – presuppone un breve accesso ai teoremi su cui fa fondamento la teoria dell’instabilità finanziaria.
Il primo teorema dell’ipotesi di instabilità finanziaria è basato sulla seguente tesi: “In economia vi sono regimi di finanziamento in base ai quali si rendono stabili i sistemi finanziari e regimi di finanziamento che rendono tali sistemi vulnerabili, causando instabilità”.
Il secondo teorema delimita l’idea centrale dell’ipotesi: “Un sistema robusto può trasformarsi in un sistema fragile a causa dei cambiamenti endogeni dei flussi di cassa. Minsky sostiene, quindi, che la stabilità del ciclo economico porta ad una instabilità dello stesso, per ciò è proprio nei periodi di crescita equilibrata che vengono poste le basi per una crisi finanziaria successiva”.
Il presente lavoro si propone come finalità quella di ricostruire la “Teoria dell’instabilità finanziaria del capitalismo” di H. Minsky e di comprendere la sua influenza nella spiegazione dell’odierna crisi.
Nel dettaglio, i primi due capitoli sono dedicati allo studio del pensiero di Minsky. Prendendo le mosse da una rappresentazione del comportamento degli agenti economici e dalle relazioni finanziarie che vengono instaurate nell’ambito di un’economia capitalistica, l’attenzione viene focalizzata:
• sull’esame del comportamento di banche e imprese;
• sulle condizioni che definiscono il livello sia degli investimenti che dell’attività economica.
A tal proposito, appare doveroso evidenziare che il boom è originato dalle aspettative troppo fiduciose degli operatori come pure dalle posizioni speculative degli stessi. Del resto, è proprio nel boom che si rinvengono i presupposti per la crisi: le banche finanziano le proprie attività a lungo termine con passività a breve e proprio in questa fase si riscontrano le più grandi problematicità nella raccolta della liquidità presso i risparmiatori. La crisi sorge a causa del mancato rendimento dei prestiti, ed è aggravata dall'aumento dei tassi d’interesse e dall'ostilità degli operatori verso il rischio. In un contesto contraddistinto dalla diffusione di “posizioni speculative e ultraspeculative”, il fallimento di alcuni, traina anche gli altri nella crisi finanziaria. L’ultima fase è caratterizzata dalla deflazione da debiti e dalla depressione economica.
Nella parte finale della tesi si evidenziano le analogie e le differenze della crisi attuale con l’analisi eseguita da Minsky. Nello specifico si dimostra che, sebbene siano differenti i fattori da cui è scaturita l’odierna crisi finanziaria, deve considerarsi ancora estremamente utile il contributo di Minsky concernente l’esame delle “determinanti del ciclo economico” e la funzione della politica economica.
In ogni caso, differentemente da quanto congetturato da Minsky, l’odierna crisi comprova il ruolo determinante delle imprese e delle famiglie nella definizione del livello e della composizione della produzione.
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