Tesi etd-11192021-192004 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
CARO, TOMMASO
URN
etd-11192021-192004
Titolo
Il contrasto alla violenza di genere: possibili interazioni fra Codice Rosa e procedimento penale
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Bonini, Valentina
Parole chiave
- ciclo della violenza
- codice rosa
- convenzione di Istanbul
- direttiva vittime
- procedimento penale
- procedura penale
- violenza di genere
- vulnerabilità della vittima
Data inizio appello
06/12/2021
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
La violenza di genere è tema assai complesso.
Il presente contributo principierà dunque con un doveroso inquadramento di tale fenomeno, da un punto di vista definitorio e da uno più squisitamente giuridico; verranno in soccorso, nel far ciò, i numeri della violenza, la cui lettura deve però accompagnarsi ad un'interpretazione critica e consapevole dei medesimi.
Si avrà poi modo di soffermarsi sulle forti implicazioni socio-culturali del tema in parola: gli stereotipi scatenanti le manifestazioni violente vengono veicolati anche dal linguaggio, segnatamente quello utilizzato dai mass media nella narrazione degli eventi.
La centralità della caratura culturale della violenza di genere verrà in rilievo anche ripercorrendo le tappe storiche del percorso normativo: partendo da un'acribiosa disamina relativa all'impostazione propria del Codice Rocco, si giungerà alle più recenti novelle legislative – anch'esse, invero, non certo prive di criticità –, permettendo così di apprezzare ictu oculi il cambiamento di sensibilità verso le tematiche di genere all'interno della comune Weltanschauung, al netto quantunque di folate dal respiro quasi revanscistico.
A seguito delle suddette riflessioni sarà poi dedicato ampio spazio alla prospettiva eurounitaria.
Si forniranno dapprima puntuali riferimenti alla c.d. Convenzione di Istanbul e alla sua eccentrica architettura a quattro pilastri (prevention, protection, punishment ed integrated policies): si valuterà, nell'anno del suo decennale, lo stato di implementazione della stessa all'interno del nostro ordinamento giuridico, lasciandosi in ciò guidare dal Rapporto di Valutazione del GREVIO.
Volgendo lo sguardo, in secondo luogo, alla c.d. piccola Europa, la Direttiva 2012/29/UE e la sua attuazione nell'ordinamento giuridico nostrano ci restituiranno l'occasio per soffermarsi sulla tanto crescente quanto spinosa ascesa della vittima nei contesti processual-penalistici, sulla dichiarazione di particolare vulnerabilità della stessa e sulla natura anfibologica dell'art. 90 quater c.p.p.
Nella condizione da esso prevista ben può rientrare la vittima di violenza di genere: ciò risulterà inconfutabile a seguito della descrizione del manifestarsi circolare della dinamica violenta, suddivisa in vere e proprie fasi, e del potenziale cortocircuito che intercorre fra tale aspetto ciclico e la linearità propria della risposta processuale.
Avendo così tratteggiato il quadro nazionale ed europeo in relazione al sistema di contrasto alla violenza di genere, si scenderà nel nucleo del contributo, descrivendo il virtuoso modello operativo nato nel 2010 nel grossetano e diffusosi ormai definitivamente sull'intero suolo nazionale: il c.d. Codice Rosa.
Nell'esposizione di tale progetto, afferente all'accoglienza della vittima di violenza nei Pronto Soccorso, ci si concentrerà sugli spazi predisposti per la medesima – la c.d. Stanza Rosa – e sull'iter che verrà dalla stessa intrapreso – il c.d. Percorso Rosa –, all'interno del quale fioriscono svariati punti di contatto con ambiti ed esigenze di stampo giuridico, i quali ci permettono per l'appunto di vagliare tale argomento in questa sede rifuggendo rischi di ultroneità.
Fra gli altri, risultano centrali la repertazione delle tracce, che rende processualmente rilevante il tema clinico, e l'annosa questione relativa all'obbligo di denuncia o di referto in presenza di reati procedibili d'ufficio, i quali già di per sé presentano patenti criticità.
Il lavoro si concluderà, infine, con il tentativo di operare una reductio ad unum, a mo' di sintesi, degli aspetti menzionati, al fine di proporre – adottando una prospettiva maggiormente concreta e calata nella prassi – le paradigmatiche potenziali interazioni e i positivi punti di contatto fra il progetto Codice Rosa e il procedimento penale.
Si menzionerà in primo luogo l'importanza dell'aspetto ambientale e le sempre più estese esperienze giudiziarie che allestiscono spazi ad hoc per la vittima, con l'intenzione di fornire una migliore e più protetta modalità di accoglienza della stessa.
Più problematica, invece, sembra essere la creazione di una rete informativa a servizio del giudice, di cui lo stesso si potrebbe avvalere nel compimento di alcune valutazioni per le quali sembrano necessarie competenze extra e meta giuridiche.
Da ultimo, il focus si sposterà sulla formazione, costante imprescindibile per un efficace contrasto alla violenza di genere: obiettivo così strenuamente perseguito dal progetto sanitario che sembra invece peccare di effettività in relazione agli operatori di giustizia.
Il presente contributo principierà dunque con un doveroso inquadramento di tale fenomeno, da un punto di vista definitorio e da uno più squisitamente giuridico; verranno in soccorso, nel far ciò, i numeri della violenza, la cui lettura deve però accompagnarsi ad un'interpretazione critica e consapevole dei medesimi.
Si avrà poi modo di soffermarsi sulle forti implicazioni socio-culturali del tema in parola: gli stereotipi scatenanti le manifestazioni violente vengono veicolati anche dal linguaggio, segnatamente quello utilizzato dai mass media nella narrazione degli eventi.
La centralità della caratura culturale della violenza di genere verrà in rilievo anche ripercorrendo le tappe storiche del percorso normativo: partendo da un'acribiosa disamina relativa all'impostazione propria del Codice Rocco, si giungerà alle più recenti novelle legislative – anch'esse, invero, non certo prive di criticità –, permettendo così di apprezzare ictu oculi il cambiamento di sensibilità verso le tematiche di genere all'interno della comune Weltanschauung, al netto quantunque di folate dal respiro quasi revanscistico.
A seguito delle suddette riflessioni sarà poi dedicato ampio spazio alla prospettiva eurounitaria.
Si forniranno dapprima puntuali riferimenti alla c.d. Convenzione di Istanbul e alla sua eccentrica architettura a quattro pilastri (prevention, protection, punishment ed integrated policies): si valuterà, nell'anno del suo decennale, lo stato di implementazione della stessa all'interno del nostro ordinamento giuridico, lasciandosi in ciò guidare dal Rapporto di Valutazione del GREVIO.
Volgendo lo sguardo, in secondo luogo, alla c.d. piccola Europa, la Direttiva 2012/29/UE e la sua attuazione nell'ordinamento giuridico nostrano ci restituiranno l'occasio per soffermarsi sulla tanto crescente quanto spinosa ascesa della vittima nei contesti processual-penalistici, sulla dichiarazione di particolare vulnerabilità della stessa e sulla natura anfibologica dell'art. 90 quater c.p.p.
Nella condizione da esso prevista ben può rientrare la vittima di violenza di genere: ciò risulterà inconfutabile a seguito della descrizione del manifestarsi circolare della dinamica violenta, suddivisa in vere e proprie fasi, e del potenziale cortocircuito che intercorre fra tale aspetto ciclico e la linearità propria della risposta processuale.
Avendo così tratteggiato il quadro nazionale ed europeo in relazione al sistema di contrasto alla violenza di genere, si scenderà nel nucleo del contributo, descrivendo il virtuoso modello operativo nato nel 2010 nel grossetano e diffusosi ormai definitivamente sull'intero suolo nazionale: il c.d. Codice Rosa.
Nell'esposizione di tale progetto, afferente all'accoglienza della vittima di violenza nei Pronto Soccorso, ci si concentrerà sugli spazi predisposti per la medesima – la c.d. Stanza Rosa – e sull'iter che verrà dalla stessa intrapreso – il c.d. Percorso Rosa –, all'interno del quale fioriscono svariati punti di contatto con ambiti ed esigenze di stampo giuridico, i quali ci permettono per l'appunto di vagliare tale argomento in questa sede rifuggendo rischi di ultroneità.
Fra gli altri, risultano centrali la repertazione delle tracce, che rende processualmente rilevante il tema clinico, e l'annosa questione relativa all'obbligo di denuncia o di referto in presenza di reati procedibili d'ufficio, i quali già di per sé presentano patenti criticità.
Il lavoro si concluderà, infine, con il tentativo di operare una reductio ad unum, a mo' di sintesi, degli aspetti menzionati, al fine di proporre – adottando una prospettiva maggiormente concreta e calata nella prassi – le paradigmatiche potenziali interazioni e i positivi punti di contatto fra il progetto Codice Rosa e il procedimento penale.
Si menzionerà in primo luogo l'importanza dell'aspetto ambientale e le sempre più estese esperienze giudiziarie che allestiscono spazi ad hoc per la vittima, con l'intenzione di fornire una migliore e più protetta modalità di accoglienza della stessa.
Più problematica, invece, sembra essere la creazione di una rete informativa a servizio del giudice, di cui lo stesso si potrebbe avvalere nel compimento di alcune valutazioni per le quali sembrano necessarie competenze extra e meta giuridiche.
Da ultimo, il focus si sposterà sulla formazione, costante imprescindibile per un efficace contrasto alla violenza di genere: obiettivo così strenuamente perseguito dal progetto sanitario che sembra invece peccare di effettività in relazione agli operatori di giustizia.
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