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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11192019-201722


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
PANI, ANNA
URN
etd-11192019-201722
Titolo
I diritti dei minori intersessuali
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Favilli, Chiara
Parole chiave
  • DSD
  • intersessualità
  • intersex
  • interventi correttivi
  • minori
  • terzo genere
Data inizio appello
09/12/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
09/12/2089
Riassunto
Il presente lavoro si propone di analizzare, in chiave comparatistica, la condizione giuridica dei minori intersessuali, ossia di coloro che per cromosomi sessuali, apparato genitale o caratteri secondari non possono essere classificati né come maschi né come femmine, con l’obiettivo di mettere in luce una vicenda umana ancora poco conosciuta e spesso fraintesa.
Una premessa si rende sin da subito necessaria: non essendovi accordo sull’utilizzo della terminologia con la quale identificarsi, l’uso del termine “intersessualità/intersex”, ai fini della seguente trattazione, rispecchia la scelta maggiormente condivisa fra i soggetti, individuali e collettivi, a vario titolo coinvolti, sia nel contesto nazionale che in quello internazionale.
Il primo capitolo si occuperà quindi di fornire una visione generale del fenomeno con particolare attenzione agli sviluppi della scienza medica nell’ultimo secolo, in considerazione del fatto che tutt’oggi, nella maggior parte dei casi, l’intersessualità viene definita e trattata esclusivamente quale patologia.
Il secondo capitolo sarà quindi dedicato interamente all’opera di sensibilizzazione, oltre che agli interventi di condanna, condotta negli anni dalle agenzie delle Nazioni Unite. Successivamente verrà analizzato il contesto europeo, nel quale a più riprese il Parlamento ha esortato gli stati membri a introdurre normative chiare a tutela della condizione intersessuale, vittima di violenze e discriminazioni, come testimoniano i report periodici dell’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali.
Il dibattito si concentra in primis sul piano sociologico e culturale, in considerazione del fatto che la cultura occidentale è saldamente ancorata a paradigmi di eteronormatività che si basano su una visione strettamente binaria dei generi, senza lasciare spazio alcuno a chi non rientra nelle due alternative standard: ad essere messi in discussione insomma finiscono per essere gli stessi fondamenti impliciti del diritto.
Il contesto italiano esaminato nel terzo capitolo, e più in generale quello dei sistemi della Western legal Tradition, si dimostra ancora impreparato per affrontare le problematiche che la condizione intersessuale pone ed anzi, bisogna rilevare come il tema sia ancora coperto da una perdurante invisibilità.
Nessuno spazio viene dato all’ipotesi di una riforma più ampia che consenta l’introduzione di un terzo genere, da affiancare alle due tradizionali alternative maschio/femmina, così come previsto oggi, con le dovute differenze, in vari stati fra cui Malta, Australia, e Germania.
Le normative di questi stati, analizzate nel quarto capitolo della trattazione, hanno dunque cercato di dare risposte concrete alle esigenze di tutela reclamate da associazioni e persone intersessuali, spesso dopo anni di estenuanti lotte legali e con esiti incerti e certamente è a queste interessanti novità legislative che gli altri stati dovranno guardare nel prossimo futuro
Per quanto riguarda il nostro ordinamento, non essendovi al momento alcuna proposta per una revisione più ampia, verranno quindi analizzate le prospettive di tutela con riferimento alle garanzie offerte al momento dalla nostra Carta Costituzionale.
La condizione intersessuale potrebbe così trovare protezione nell’alveo del diritto all’eguaglianza e alla non discriminazione, specie se di questi principi si accolga un’interpretazione in chiave di antisubordinazione, capace di rimuovere alla radice i meccanismi di potere responsabili dell’emarginazione intersessuale.
Anche le Regioni, nei limiti a loro concessi in materia di legislazione concorrente, hanno la possibilità di contribuire al rafforzamento delle garanzie attraverso la predisposizione di linee guida e protocolli medici, nonché, come è già accaduto in alcune, tramite l’approvazione di leggi regionali di lotta alla discriminazione.
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