Tesi etd-11182013-192410 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
CAPUTO, ROSAMARIA
URN
etd-11182013-192410
Titolo
GIUSTIZIA CONCILIATIVA E PROCESSO PENALE: AMBITO OPERATIVO E PROBLEMATICHE APPLICATIVE
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Bonini, Valentina
Parole chiave
- conciliazione
Data inizio appello
09/12/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il presente lavoro si propone di verificare come viene recepito nel settore penalistico del nostro ordinamento l’istituto della conciliazione.
Quella della mediazione è una pratica presente in molti Paesi europei che, anche sotto l’influsso della normativa internazionale
e comunitaria, è stata introdotta in Italia; essa si pone come procedura di risoluzione dei conflitti tendenzialmente autonoma
rispetto alla funzione giurisdizionale e, per certi versi, antitetica a
quest’ultima.
La Raccomandazione n° (99)19 del Consiglio d’Europa ha definito la mediazione come «procedimento che permette alla vittima ed al reo di partecipare attivamente, se vi consentono liberamente, alla soluzione delle difficoltà derivanti dal reato con l’aiuto di un terzo indipendente (mediatore)» .
Più che essere supporto del modello tradizionale di regolazione del conflitto essa si propone, quindi, di ristabilire la relazione tra le parti che è stata interrotta dalla commissione del reato, senza individuare un vincente ed un perdente; ne consegue, pertanto, che oltre a svolgere una funzione deflattiva del carico giudiziario
(la mediazione tende ad una soluzione conciliativa del conflitto,
nel tentativo di ridurre al minimo il ricorso allo strumento processuale) essa costituisce anche un mezzo di pacificazione
sociale.
Nell’ambito del capitolo primo si procederà attraverso un’analisi del conflitto, interso sia come personale che interpersonale ed il particolare tipo di relazione sociale che si instaura tra i soggetti coinvolti, per arrivare a descrivere i dibattiti incentrati sul concetto di punizione volta alla regolazione dei conflitti stessi attraverso un’ analisi veloce dei vari sistemi punitivi che si sono susseguiti nella storia focalizzando l’attenzione al nostro art. 27 comma 3° della Costituzione.
Nell’ambito del secondo capitolo si svolge l’analisi sulla mediazione esaminando le caratteristiche generali della pratica mediativa, con riguardo anche alle sue evidenti differenze col sistema di giustizia tradizionale; vengono poi trattate le ragioni che hanno fatto emergere questo innovativo modello di risoluzione dei conflitti interpersonali, ragioni che possono essere individuate principalmente in una crisi del sistema penale tradizionale, che non riesce più a fornire una risposta certa ed adeguata al problema reato , ed una tendenza alla privatizzazione dei conflitti, in una prospettiva di accentuata attenzione alla vittima e di alleggerimento del sistema giudiziario( si è ritenuto opportuno infatti realizzare una breve panoramica circa il ruolo ricoperto dalla vittima nella recente elaborazione penalistica allo scopo di evidenziare il suo coinvolgimento e maggiore considerazione nel procedimento penale).
Si passerà successivamente all’esame di alcuni degli atti internazionali e comunitari (capitolo terzo) che negli ultimi anni hanno dato rilievo alla mediazione penale ed un particolare riguardo sarà prestato alla già citata Raccomandazione n° (99)19 del Consiglio d’Europa . Questi documenti sono principalmente impegnati a garantire una certa uniformità nell’applicazione della mediazione. A tal fine, essi prevedono una serie di regole guida per la pratica mediativa, concernenti in particolare la figura del mediatore, l’ambiente in cui si svolge l’attività di mediazione, i presupposti per accedervi.
L’analisi si sposta successivamente, nel capitolo quattro, sul tema della conciliazione e mediazione nel processo penale del nostro ordinamento giuridico con riferimento specifico all’ambito del processo minorile (d.P.R. 22 settembre 1988, n° 448), primo vero banco di prova della pratica mediativa nel nostro sistema giuridico dove si prenderà in esame il grado di compatibilità della mediazione.
Per concludere sarà invece affrontata la mediazione nell’ambito della riforma operata dal d.lgs. 28 agosto 2000, n° 274, dapprima con una descrizione della figura del giudice di pace, le modalità di reclutamento, specificandone le caratteristiche, i requisiti per la nomina e poi analizzando il suo procedimento facendo in particolar modo riferimento agli art. 2 d. lgs. 274/2000 che declina il principio generale e l’art.29 commi 4 e 5 d.lgs. 274/2000 contenente riferimenti specifici alle prospettive per la mediazione.
Quella della mediazione è una pratica presente in molti Paesi europei che, anche sotto l’influsso della normativa internazionale
e comunitaria, è stata introdotta in Italia; essa si pone come procedura di risoluzione dei conflitti tendenzialmente autonoma
rispetto alla funzione giurisdizionale e, per certi versi, antitetica a
quest’ultima.
La Raccomandazione n° (99)19 del Consiglio d’Europa ha definito la mediazione come «procedimento che permette alla vittima ed al reo di partecipare attivamente, se vi consentono liberamente, alla soluzione delle difficoltà derivanti dal reato con l’aiuto di un terzo indipendente (mediatore)» .
Più che essere supporto del modello tradizionale di regolazione del conflitto essa si propone, quindi, di ristabilire la relazione tra le parti che è stata interrotta dalla commissione del reato, senza individuare un vincente ed un perdente; ne consegue, pertanto, che oltre a svolgere una funzione deflattiva del carico giudiziario
(la mediazione tende ad una soluzione conciliativa del conflitto,
nel tentativo di ridurre al minimo il ricorso allo strumento processuale) essa costituisce anche un mezzo di pacificazione
sociale.
Nell’ambito del capitolo primo si procederà attraverso un’analisi del conflitto, interso sia come personale che interpersonale ed il particolare tipo di relazione sociale che si instaura tra i soggetti coinvolti, per arrivare a descrivere i dibattiti incentrati sul concetto di punizione volta alla regolazione dei conflitti stessi attraverso un’ analisi veloce dei vari sistemi punitivi che si sono susseguiti nella storia focalizzando l’attenzione al nostro art. 27 comma 3° della Costituzione.
Nell’ambito del secondo capitolo si svolge l’analisi sulla mediazione esaminando le caratteristiche generali della pratica mediativa, con riguardo anche alle sue evidenti differenze col sistema di giustizia tradizionale; vengono poi trattate le ragioni che hanno fatto emergere questo innovativo modello di risoluzione dei conflitti interpersonali, ragioni che possono essere individuate principalmente in una crisi del sistema penale tradizionale, che non riesce più a fornire una risposta certa ed adeguata al problema reato , ed una tendenza alla privatizzazione dei conflitti, in una prospettiva di accentuata attenzione alla vittima e di alleggerimento del sistema giudiziario( si è ritenuto opportuno infatti realizzare una breve panoramica circa il ruolo ricoperto dalla vittima nella recente elaborazione penalistica allo scopo di evidenziare il suo coinvolgimento e maggiore considerazione nel procedimento penale).
Si passerà successivamente all’esame di alcuni degli atti internazionali e comunitari (capitolo terzo) che negli ultimi anni hanno dato rilievo alla mediazione penale ed un particolare riguardo sarà prestato alla già citata Raccomandazione n° (99)19 del Consiglio d’Europa . Questi documenti sono principalmente impegnati a garantire una certa uniformità nell’applicazione della mediazione. A tal fine, essi prevedono una serie di regole guida per la pratica mediativa, concernenti in particolare la figura del mediatore, l’ambiente in cui si svolge l’attività di mediazione, i presupposti per accedervi.
L’analisi si sposta successivamente, nel capitolo quattro, sul tema della conciliazione e mediazione nel processo penale del nostro ordinamento giuridico con riferimento specifico all’ambito del processo minorile (d.P.R. 22 settembre 1988, n° 448), primo vero banco di prova della pratica mediativa nel nostro sistema giuridico dove si prenderà in esame il grado di compatibilità della mediazione.
Per concludere sarà invece affrontata la mediazione nell’ambito della riforma operata dal d.lgs. 28 agosto 2000, n° 274, dapprima con una descrizione della figura del giudice di pace, le modalità di reclutamento, specificandone le caratteristiche, i requisiti per la nomina e poi analizzando il suo procedimento facendo in particolar modo riferimento agli art. 2 d. lgs. 274/2000 che declina il principio generale e l’art.29 commi 4 e 5 d.lgs. 274/2000 contenente riferimenti specifici alle prospettive per la mediazione.
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