Tesi etd-11172021-174012 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
VAMBERTI, LORENZO
URN
etd-11172021-174012
Titolo
La semplificazione amministrativa come strumento di sviluppo economico
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Dott.ssa Favaro, Tamara
Parole chiave
- semplificazione
Data inizio appello
06/12/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
06/12/2091
Riassunto
L'elaborato tratta il tema della semplificazione amministrativa posto in ottica di sviluppo economico. Partendo da un punto di vista storico, notiamo come la semplificazione viene menzionata come strumento necessario a livello sociale già al termine del diciannovesimo secolo. Con la fine del regime fascista e l'entrata in vigore della Costituzione l'articolo 41 della Carta sancisce l'iniziativa economica privata come "libera", in modo da segnare una rottura con il periodo precedente, delegittimando gli interventi dello Stato nell'economia con strutture come l'IRI. Tuttavia ai commi 2 e 3 dello stesso articolo il principio viene limitato in funzione dell'utilità sociale e della dignità umana, in modo che la legge determini i controlli opportuni a tali fini. L'articolo 118 invece si occupa del rapporto diretto fra il privato e la pubblica amministrazione, stabilendo il principio di sussidiarietà, il quale viene interpretato da parte del Consiglio di Stato stabilendo che le autorità pubblica proteggono e realizzano lo sviluppo della società civile partendo dal basso.
La semplificazione intende rendere semplice e lineare il funzionamento delle amministrazioni, eliminando tutte le fasi dei procedimenti amministrativi che non sono necessarie. Si basa sulla chiara suddivisione delle funzioni interne alle amministrazioni, in modo che gli amministrati sappiano a quale ente rivolgersi per ogni specifica materia, sull’ottimizzazione delle risorse da parte delle amministrazioni (facendo riferimento non solo alle risorse economiche ma anche temporali) e sulle celeri risposte ai dubbi ed alle domande di cittadini e imprese. Il punto di partenza della semplificazione è la riprogettazione dei processi, che consiste nel monitorare i vari passaggi intermedi nell’erogazione di un servizio, individuare ed eliminare i passaggi inutili al fine di snellire ed accelerare l'azione amministrativa, ridurre gli adempimenti a carico dei cittadini e i costi per il funzionamento del sistema amministrativo, e nel configurare un nuovo modus operandi delle amministrazioni, anche tramite l'utilizzo di tecnologie informatiche.
L'attività amministrativa si muove su principi quali legalità, buon andamento e imparzialità in modo da garantire la migliore amministrazione. Tali principi mostrano rispettivamente: la corrispondenza dell’attività amministrativa alle prescrizioni di legge, come sancito all’articolo 1 della legge 241 del 1990, servire gli interessi della collettività utilizzando le risorse e rispettando gli obiettivi preposti secondo i criteri di efficienza, efficacia ed economicità, e infine l'accesso alla pubblica amministrazione in senso meritocratico mediante pubblico concorso.
La legislazione è il necessario punto di partenza di una politica di semplificazione che intenda conseguire dei risultati significativi sul piano non solo normativo, ma anche amministrativo. Il presupposto della semplificazione normativa è il dato patologico del sistema delle leggi a causa delle sue eccessive dimensioni. Tale caratteristica accomuna semplificazione normativa e amministrativa, in quanto consistono in un percorso progressivo. Le ricadute economiche degli interventi di semplificazione si apprezzano soprattutto nella loro veste amministrativa: è la riduzione degli oneri burocratici a consentire ai cittadini che intraprendono attività imprenditoriali un risparmio in termini di costi. Dagli anni novanta si è diffusa la consapevolezza dell’esistenza di una relazione tra la crescita dei sistemi economici e le regole che li governano. In tale ambito istituzioni internazionali come l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e la Banca mondiale hanno avuto un ruolo primario, sia effettuando analisi dei sistemi di regolamentazione, sia proponendo meccanismi di rilevazione degli oneri percepiti dalle imprese e diffondendo best practices per la riduzione di tali oneri mediante programmi di semplificazione. La Commissione europea ha varato il “Programma di azione per la riduzione degli oneri amministrativi nell’Unione europea, adottando una metodologia per la stima dei costi derivanti dagli oneri amministrativi, sviluppata sulla base dello standard cost model. Gli Stati membri sono invitati ad assumere decisioni che permettano di ridurre gli oneri amministrativi, poiché una parte rilevante dei costi proviene direttamente dalle legislazioni nazionali e regionali.
Tuttavia, nonostante le misurazioni fatte, notiamo come si è sempre affrontato il tema della semplificazione amministrativa con un'eccessiva fiducia nella legge. Quindi l’attività riformatrice di semplificazione è sempre avvenuta sostanzialmente “per legge” e non per via amministrativa tramite la riorganizzazione delle attività, specie tramite i decreti "Semplificazioni". Dei rimedi a questi errori possono ritrovarsi nella trasformazione digitale della pubblica amministrazione, in modo che i servizi resi a cittadini e imprese siano facilmente accessibili e immediati, sfruttando così il potenziale di crescita del paese rimasto inespresso. Il presupposto per la creazione di una PA informatizzata consiste nel favorire la predisposizione delle infrastrutture digitali (reti a banda larga e a banda ultra larga), l’alfabetizzazione informatica, l’attuazione del diritto di accesso alla rete a favore degli utenti tramite connessioni veloci e allestire mezzi di e-government. In tal senso l'Italia sviluppa il suo piano d'azione secondo l'agenda digitale italiana, attuata dall'AGID e monitorata a livello europeo dal digital scoreboard.
La semplificazione intende rendere semplice e lineare il funzionamento delle amministrazioni, eliminando tutte le fasi dei procedimenti amministrativi che non sono necessarie. Si basa sulla chiara suddivisione delle funzioni interne alle amministrazioni, in modo che gli amministrati sappiano a quale ente rivolgersi per ogni specifica materia, sull’ottimizzazione delle risorse da parte delle amministrazioni (facendo riferimento non solo alle risorse economiche ma anche temporali) e sulle celeri risposte ai dubbi ed alle domande di cittadini e imprese. Il punto di partenza della semplificazione è la riprogettazione dei processi, che consiste nel monitorare i vari passaggi intermedi nell’erogazione di un servizio, individuare ed eliminare i passaggi inutili al fine di snellire ed accelerare l'azione amministrativa, ridurre gli adempimenti a carico dei cittadini e i costi per il funzionamento del sistema amministrativo, e nel configurare un nuovo modus operandi delle amministrazioni, anche tramite l'utilizzo di tecnologie informatiche.
L'attività amministrativa si muove su principi quali legalità, buon andamento e imparzialità in modo da garantire la migliore amministrazione. Tali principi mostrano rispettivamente: la corrispondenza dell’attività amministrativa alle prescrizioni di legge, come sancito all’articolo 1 della legge 241 del 1990, servire gli interessi della collettività utilizzando le risorse e rispettando gli obiettivi preposti secondo i criteri di efficienza, efficacia ed economicità, e infine l'accesso alla pubblica amministrazione in senso meritocratico mediante pubblico concorso.
La legislazione è il necessario punto di partenza di una politica di semplificazione che intenda conseguire dei risultati significativi sul piano non solo normativo, ma anche amministrativo. Il presupposto della semplificazione normativa è il dato patologico del sistema delle leggi a causa delle sue eccessive dimensioni. Tale caratteristica accomuna semplificazione normativa e amministrativa, in quanto consistono in un percorso progressivo. Le ricadute economiche degli interventi di semplificazione si apprezzano soprattutto nella loro veste amministrativa: è la riduzione degli oneri burocratici a consentire ai cittadini che intraprendono attività imprenditoriali un risparmio in termini di costi. Dagli anni novanta si è diffusa la consapevolezza dell’esistenza di una relazione tra la crescita dei sistemi economici e le regole che li governano. In tale ambito istituzioni internazionali come l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e la Banca mondiale hanno avuto un ruolo primario, sia effettuando analisi dei sistemi di regolamentazione, sia proponendo meccanismi di rilevazione degli oneri percepiti dalle imprese e diffondendo best practices per la riduzione di tali oneri mediante programmi di semplificazione. La Commissione europea ha varato il “Programma di azione per la riduzione degli oneri amministrativi nell’Unione europea, adottando una metodologia per la stima dei costi derivanti dagli oneri amministrativi, sviluppata sulla base dello standard cost model. Gli Stati membri sono invitati ad assumere decisioni che permettano di ridurre gli oneri amministrativi, poiché una parte rilevante dei costi proviene direttamente dalle legislazioni nazionali e regionali.
Tuttavia, nonostante le misurazioni fatte, notiamo come si è sempre affrontato il tema della semplificazione amministrativa con un'eccessiva fiducia nella legge. Quindi l’attività riformatrice di semplificazione è sempre avvenuta sostanzialmente “per legge” e non per via amministrativa tramite la riorganizzazione delle attività, specie tramite i decreti "Semplificazioni". Dei rimedi a questi errori possono ritrovarsi nella trasformazione digitale della pubblica amministrazione, in modo che i servizi resi a cittadini e imprese siano facilmente accessibili e immediati, sfruttando così il potenziale di crescita del paese rimasto inespresso. Il presupposto per la creazione di una PA informatizzata consiste nel favorire la predisposizione delle infrastrutture digitali (reti a banda larga e a banda ultra larga), l’alfabetizzazione informatica, l’attuazione del diritto di accesso alla rete a favore degli utenti tramite connessioni veloci e allestire mezzi di e-government. In tal senso l'Italia sviluppa il suo piano d'azione secondo l'agenda digitale italiana, attuata dall'AGID e monitorata a livello europeo dal digital scoreboard.
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