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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11172020-140533


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
PUCCI, FRANCESCA
URN
etd-11172020-140533
Titolo
Emicrania ad esordio notturno-mattutino: studio di occorrenza in funzione di parametri demografici ed implicazioni su pattern clinico
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Dott.ssa Bonanni, Enrica
correlatore Dott.ssa Gori, Sara
Parole chiave
  • emicrania e sonno
Data inizio appello
01/12/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
Numerosi studi recenti hanno documentato per l’emicrania senz’aura una collocazione preferenziale degli attacchi durante le ore notturne o al risveglio suggerendo così una relazione tra emicrania, sonno e deterioramento dei ritmi circadiani. Pur essendo ben noto che gli attacchi emicranici possono in preferenza insorgere durante il sonno notturno e/o al risveglio, restano poco chiare le possibili implicazioni che tale fenomeno esercita sulla presentazione clinica dell’emicrania.
Gli obiettivi di questo studio sono stati:
A) Verificare la reale occorrenza di emicrania sonno-relata in un ampio campione di emicranici, suddivisi in diverse fasce di età e di valutare l’eventuale ruolo di variabili fisiologiche (es. età, sesso) e comorbilità (es. malattie psichiatriche) nel favorire uno specifico pattern di presentazione temporale degli attacchi.
B) Valutare le possibili implicazioni del pattern preferenziale di occorrenza notturno-mattutina dell’emicrania, sia sulla presentazione clinica (es. disabilità condizione correlata, gravità degli attacchi, consumo di farmaci sintomatici) che sulla qualità soggettiva del sonno e sui parametri di “funzionamento diurno”, quali la presenza di una eccessiva sonnolenza diurna ed affaticamento.
L’emicrania sonno-relata è stata definita, secondo la Classificazione Internazionale dei Disturbi del Sonno (2005), come cefalea con caratteristiche emicraniche, i cui attacchi si manifestano durante il sonno notturno e/o al risveglio, in misura pari o superiore al 75% dei casi.
La popolazione oggetto di studio è rappresentata da 734 pazienti (519 donne e 215 maschi), di età compresa tra i 20 ed i 70 anni in linea con i criteri IHS (Società Internazionale delle Cefalee) per l’emicrania senz’aura (2019).
Il campione è stato suddiviso in 5 gruppi in base alle decadi di vita, valutando la percentuale di emicrania correlata al sonno nelle diverse fasce di età. In questo studio, l’emicrania sonno-relata, è stata specificamente definita come la condizione in cui gli attacchi emicranici si verificano almeno nel 75% dei casi durante il sonno notturno e/o al risveglio, in accordo a quanto riportato nel diario della cefalea degli ultimi tre mesi di ogni singolo paziente.
Nello studio, sono stati utilizzati i dati e le informazioni estrapolate dal diario clinico dell’emicrania, dal Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI) e dal Beck Depression Inventory. Relativamente ai parametri indicativi dei livelli di funzionamento diurno sono state, inoltre, impiegate la Epworth Sleepness Scale (ESS) e la Fatigue Severity Scale (FSS).
Nel suddetto studio, un sottogruppo di 200 pazienti (178 femmine e 22 maschi) con età media di 40.1±11.2 anni (intervallo 19-65) e durata media dell’emicrania di 8,5 anni (intervallo 2-30) è stato sottoposto alla valutazione della disabilità associata all’emicrania per mezzo del MIDAS (Scala di Valutazione della Disabilità dell’Emicrania). Ulteriori descrittori di malattia, acquisiti conformemente ai diari della cefalea dei tre mesi precedenti, sono stati: la frequenza media di attacchi per mese, la gravità media degli attacchi, il consumo di farmaci sintomatici per mese.
Lo studio ha permesso di documentare come la particolare ricorrenza di attacchi durante il sonno notturno e/o al risveglio aumenta progressivamente in relazione all’età dei pazienti, senza alcuna differenza tra sesso maschile e femminile. La percentuale di pazienti con emicrania correlata al sonno è stata rispettivamente di:
- 16% tra i 20 ed i 30 anni
- 27% tra i 31 ed i 40 anni
- 38% tra i 41 ed i 50 anni
- 45% tra i 51 ed i 60 anni
- 58% tra i 61 ed i 70 anni
evidenziando in tal modo che l’incidenza di emicrania con occorrenza notturna e/o al risveglio cresce linearmente con l’età dei pazienti affetti.
Per quanto concerne il sottogruppo di 200 pazienti in cui è stato registrato un parametro descrittore di disabilità quale il MIDAS, l’emicrania correlata al sonno è stata diagnosticata nel 39% del campione. In questo la frequenza media mensile (numero giorni/mese con cefalea) non differiva significativamente tra pazienti con o senza emicrania correlata al sonno, mentre la correlazione tra emicrania sonno- relata e disabilità (p<0,0001), la maggiore severità media degli attacchi emicranici (p<0,0001), il consumo medio di farmaci sintomatici (p<0,0001) risultavano significativamente più elevati in pazienti con emicrania correlata al sonno, in confronto a pazienti senza attacchi preferenziali di emicrania notturno-mattutina. Al contrario, la qualità soggettiva del sonno e l’eccessiva sonnolenza giornaliera non differivano in modo significativo tra i due gruppi, mentre la presenza di sintomi di affaticamento era maggiormente rappresentata in pazienti con emicrania correlata al sonno (p=0,0001).
I risultati di questo studio documentano il ruolo fondamentale dell’età nel favorire l’insorgere di emicrania senz’aura notturna/mattutina; tale maggiore incidenza, è ipotizzabile, possa essere attribuita ad un deterioramento di meccanismi cronobiologici ed a modificazioni del pattern ipnico correlati all’invecchiamento. Gli attuali rilievi supportano, inoltre, l’ipotesi che i pazienti con emicrania correlata al sonno rappresentino un sottogruppo di individui con una presentazione clinica dell’emicrania più grave-disabilitante caratterizzata da maggiore disabilità e da un livello superiore di affaticabilità. L’ identificazione di sottogruppi di pazienti con un profilo di rischio di maggiore disabilità, potrebbe svolgere un ruolo cruciale e determinante nella prospettiva di una gestione maggiormente individualizzata/personalizzata dei pazienti emicranici.
L’esigenza di definire esattamente il fenotipo clinico emicranico è, peraltro, stato recentemente enfatizzato da molti autori proprio nella prospettiva di identificare terapie, sia sintomatiche che preventive, in grado di garantire un outcome più favorevole.
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