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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-11172016-191716


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
FERRI, TOMMASO
URN
etd-11172016-191716
Titolo
La terapia "perfusionale" nella gestione del paziente con scompenso cardiaco acuto
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Ghiadoni, Lorenzo
Parole chiave
  • scompenso cardiaco acuto
  • funzionalità renale
  • terapia
Data inizio appello
06/12/2016
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
06/12/2086
Riassunto
Scompenso cardiaco e malattia renale sono condizioni frequentemente associate e correlate tra loro da una complessa rete di meccanismi fisiopatologici. La presenza di una ridotta funzione renale in pazienti con scompenso cardiaco è associata ad un aggravamento della prognosi, a resistenza alla terapia diuretica e spesso complica l’approccio terapeutico. Inoltre, molti studi hanno dimostrato che la terapia diuretica possa peggiorare la funzione renale, oltre ad aumentare la mortalità e i tassi di riospedalizzazione, in modo direttamente proporzionale ai dosaggi utilizzati.
Questa tesi ha valutato in pazienti ricoverati con diagnosi di scompenso cardiaco acuto l’efficacia e la sicurezza dei diuretici dell’ansa, somministrati in infusione continua nelle 24 ore ed in associazione ad idratazione con soluzioni saline, con particolare attenzione alle variazioni degli indici di funzione renale.
Sono stati individuati 31 pazienti successivamente suddivisi in base alla funzione renale ed ai livelli di BNP alla dimissione. Durante la degenza, i pazienti con funzione renale ridotta avevano ricevuto una dose di diuretico dell’ansa maggiore rispetto a quelli con funzione renale conservata, ma associata ad una maggiore quantità di soluzioni idro-saline bilanciate; tale strategia terapeutica ha permesso il mantenimento di un bilancio idrico negativo, nonostante la malattia renale e l’elevata dose di furosemide somministrata. Ciò è stato possibile a nostro avviso grazie al mantenimento di una adeguata perfusione renale, confermata anche da un calo dell’azotemia tra ingresso e dimissione in questo gruppo di pazienti. Tale comportamento era simile nei sottogruppi di pazienti con differente BNP alla dimissione.
Pertanto l’uso di una terapia “perfusionale” sembra essere efficace nel prevenire il danno renale acuto secondario all’uso del diuretico dell’ansa nei pazienti con scompenso cardiaco acuto e ridotta funzione renale, senza determinare effetti negativi per quanto riguarda l’outcome cardiaco. Questo approccio terapeutico potrebbe rappresentare una possibile terapia per la prevenzione dello sviluppo della sindrome cardio-renale nei pazienti con scompenso cardiaco e ridotta funzione renale.
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