Tesi etd-11162018-190749 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
CAVALLO, CATHERINE
URN
etd-11162018-190749
Titolo
Libertà fondamentali in tempo di ordinario terrorismo. Sulla legittimità di una strategia securitario-emergenziale tra profili d'incostituzionalità e soluzioni costituzionalmente orientate
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Famiglietti, Gianluca
Parole chiave
- emergenza
- legislazione antiterrorismo
- libertà fondamentali
- non-emergenza
- sicurezza
Data inizio appello
10/12/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il lavoro condotto prende avvio dalle "preoccupazioni" nutrite dai c.d. pessimisti costituzionali in merito alle sorti delle libertà continuamente derogate dalla strategia securitario-emergenziale impiegata nella lotta al terrorismo del tempo ordinario. Tale punto di vista, rapportato all'opposta lettura degli ottimisti costituzionali, dà luogo a un tertium genus tra i due, che consiste nel cogliere le preoccupazioni dei primi, per muovere, sulla scorta dell’insegnamento dei secondi, di cui si accoglie l’idea di crisi come spinta propulsiva ma non la cieca accettazione delle suddette deroghe considerate necessarie e naturali se la sicurezza lo richiede, alla ricerca di misure che rispondano alle esigenze del diritto vivente senza tuttavia tradire i principi su cui si fonda un ordinamento costituzional-democratico, rappresentandone anzi l'attualizzazione.
Nel primo capitolo l'attenzione è focalizzata sull'effettiva sussistenza del fattore emergenziale, che viene messa in dubbio. Dopo aver volto lo sguardo, nella sezione prima, a realtà ordinamentali vicine alla nostra per valutare l'opportunità d'insistere sulle tecniche di superamento dell'emergenza (si fa cenno anche all'inserimento di una emergency clause in costituzione), e dopo aver appurato l'incapacità di ciascuna di esse di far fronte al terrorismo odierno, si passa, nella sezione seconda, a rivalutare la natura del fenomeno quale non emergenziale, donde l'impossibilità di affrontarlo come tale senza incorrere in gravi problemi d'illegittimità.
Il secondo capitolo è dedicato all'incidenza che l'adozione del paradigma emergenziale ha in concreto sulle libertà costituzionali, passando al vaglio profili d'incostituzionalità insiti nella gran parte delle norme che concorrono a formare la normativa antiterrorismo italiana. L'analisi si concentra sulle disposizioni codicistiche (artt. 270-bis e ss. c.p.) ed extra-codicistiche (art. 4, comma 1, lett. d) e 9 comma 2-bis del d.lgs. n. 159/2011 e altre) che maggiormente incidono sulla libertà di manifestazione del pensiero, sulla libertà religiosa, sulla privacy, sulla libertà personale, sulla libertà di associazione, sulla libertà di circolazione, sacrificandole sull'altare della (speranza della) sicurezza. Le norme in questione, appartenenti principalmente al mondo del penal-preventivo, riservano un ruolo di primo piano alla giurisprudenza, alla quale spetta il compito di recuperare una legittimità al limite determinata dalla smisurata anticipazione della tutela penale rispetto alla condotta delittuosa e dall'indeterminatezza con cui tali disposizioni vengono concepite nell'ambito della svelta riflessione richiesta dalla decretazione d'urgenza.
Nel terzo capitolo, che allo stesso tempo completa e conclude il lavoro, si amplia la prospettiva d'indagine aprendo l'analisi ad alcune norme dell'Unione europea in materia di contrasto al terrorismo, nello specifico quelle volte a disciplinare la sorveglianza di massa in funzione securitaria (direttive PNR, data retention, ecc.). Tale digressione consente da un lato di compiere considerazioni in merito alla difficoltà per qualsiasi ordinamento, anche di natura sovranazionale, di sganciarsi dal terror cimbricus tipicamente statunitense e di difendere contestualmente il proprio patrimonio costituzionale, e dall'altro di accertare che non solo terrorista (o presunto tale) è interessato dalla normativa in questione. L'ampliamento della prospettiva oltre il terrorista e oltre il contesto nazionale, fornisce gli strumenti idonei per vagliare ulteriori "preoccupazioni" costituzionali, indotte - questa volta - dalla strategia della sorveglianza di massa. La normalità con cui si accetta di rinunciare in prima persona alla propria sfera privata nell'eccesso di panoptismo, e in generale ai principi su cui si fonda la democrazia nell'eccesso di panpenalismo, conduce alla riflessione conclusiva, oggetto della sezione seconda, in merito al ruolo che gioca lo Stato nella willingness to pay del consociato: nella distorsione del fisiologico andamento di un ordinamento democratico-costituzionale, in cui rispondere alle continue richieste di sicurezza della società assume l'aspetto di un modo nuovo di fare diritto, il consociato diventa infatti parte integrante di uno scambio. Il discorso si sposta quindi sulla denuncia dell'incapacità dimostrata dalle istituzioni di far fronte ad alcune delle situazioni più sentite della nostra epoca, quali immigrazione e integrazione, poiché le cause ultime dello sviluppo di propositi terroristici sono invero di natura socio-culturale. Il cerchio si chiude pertanto con la promozione di risposte maggiormente conformi a un ordinamento democratico costituzionale, risposte che nel tentativo di rimuovere le cause in cui trova terreno fertile lo sviluppo dei suddetti propositi in attuazione del principio solidaristico cui è informato il nostro ordinamento, si rivelano allo stesso tempo potenzialmente più efficaci nella lotta contro il terrorismo e sicuramente più vantaggiose per la democrazia, che sfugge così al paradosso di autodistruggersi per difendersi dallo stesso.
Nel primo capitolo l'attenzione è focalizzata sull'effettiva sussistenza del fattore emergenziale, che viene messa in dubbio. Dopo aver volto lo sguardo, nella sezione prima, a realtà ordinamentali vicine alla nostra per valutare l'opportunità d'insistere sulle tecniche di superamento dell'emergenza (si fa cenno anche all'inserimento di una emergency clause in costituzione), e dopo aver appurato l'incapacità di ciascuna di esse di far fronte al terrorismo odierno, si passa, nella sezione seconda, a rivalutare la natura del fenomeno quale non emergenziale, donde l'impossibilità di affrontarlo come tale senza incorrere in gravi problemi d'illegittimità.
Il secondo capitolo è dedicato all'incidenza che l'adozione del paradigma emergenziale ha in concreto sulle libertà costituzionali, passando al vaglio profili d'incostituzionalità insiti nella gran parte delle norme che concorrono a formare la normativa antiterrorismo italiana. L'analisi si concentra sulle disposizioni codicistiche (artt. 270-bis e ss. c.p.) ed extra-codicistiche (art. 4, comma 1, lett. d) e 9 comma 2-bis del d.lgs. n. 159/2011 e altre) che maggiormente incidono sulla libertà di manifestazione del pensiero, sulla libertà religiosa, sulla privacy, sulla libertà personale, sulla libertà di associazione, sulla libertà di circolazione, sacrificandole sull'altare della (speranza della) sicurezza. Le norme in questione, appartenenti principalmente al mondo del penal-preventivo, riservano un ruolo di primo piano alla giurisprudenza, alla quale spetta il compito di recuperare una legittimità al limite determinata dalla smisurata anticipazione della tutela penale rispetto alla condotta delittuosa e dall'indeterminatezza con cui tali disposizioni vengono concepite nell'ambito della svelta riflessione richiesta dalla decretazione d'urgenza.
Nel terzo capitolo, che allo stesso tempo completa e conclude il lavoro, si amplia la prospettiva d'indagine aprendo l'analisi ad alcune norme dell'Unione europea in materia di contrasto al terrorismo, nello specifico quelle volte a disciplinare la sorveglianza di massa in funzione securitaria (direttive PNR, data retention, ecc.). Tale digressione consente da un lato di compiere considerazioni in merito alla difficoltà per qualsiasi ordinamento, anche di natura sovranazionale, di sganciarsi dal terror cimbricus tipicamente statunitense e di difendere contestualmente il proprio patrimonio costituzionale, e dall'altro di accertare che non solo terrorista (o presunto tale) è interessato dalla normativa in questione. L'ampliamento della prospettiva oltre il terrorista e oltre il contesto nazionale, fornisce gli strumenti idonei per vagliare ulteriori "preoccupazioni" costituzionali, indotte - questa volta - dalla strategia della sorveglianza di massa. La normalità con cui si accetta di rinunciare in prima persona alla propria sfera privata nell'eccesso di panoptismo, e in generale ai principi su cui si fonda la democrazia nell'eccesso di panpenalismo, conduce alla riflessione conclusiva, oggetto della sezione seconda, in merito al ruolo che gioca lo Stato nella willingness to pay del consociato: nella distorsione del fisiologico andamento di un ordinamento democratico-costituzionale, in cui rispondere alle continue richieste di sicurezza della società assume l'aspetto di un modo nuovo di fare diritto, il consociato diventa infatti parte integrante di uno scambio. Il discorso si sposta quindi sulla denuncia dell'incapacità dimostrata dalle istituzioni di far fronte ad alcune delle situazioni più sentite della nostra epoca, quali immigrazione e integrazione, poiché le cause ultime dello sviluppo di propositi terroristici sono invero di natura socio-culturale. Il cerchio si chiude pertanto con la promozione di risposte maggiormente conformi a un ordinamento democratico costituzionale, risposte che nel tentativo di rimuovere le cause in cui trova terreno fertile lo sviluppo dei suddetti propositi in attuazione del principio solidaristico cui è informato il nostro ordinamento, si rivelano allo stesso tempo potenzialmente più efficaci nella lotta contro il terrorismo e sicuramente più vantaggiose per la democrazia, che sfugge così al paradosso di autodistruggersi per difendersi dallo stesso.
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