Tesi etd-11162011-000448 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
CATTANEO, ELISA
URN
etd-11162011-000448
Titolo
I diritti umani nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti dal 1949 al 1999
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
POLITICHE E RELAZIONI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof.ssa Neri Gualdesi, Marinella
Parole chiave
- Carter
- Clinton
- difesa diritti umani
- Nixon
- politica estera statunitense
- Repubblica popolare cinese
- Tiananmen
Data inizio appello
05/12/2011
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
05/12/2051
Riassunto
L’elaborato intende analizzare il ruolo dei diritti umani nelle relazioni bilaterali tra Cina e Stati Uniti a partire dalla fondazione della Repubblica popolare cinese, nel 1949, fino al termine del secondo mandato di Bill Clinton, nel 1999.
Nella prima parte vengono presi in considerazione gli anni dalla nascita della Repubblica popolare cinese fino alla distensione nei rapporti con gli Stati Uniti grazie all’impegno di Nixon; nella seconda parte, invece, l’attenzione è rivolta in particolare agli anni della presidenza Carter e a quelli di Clinton, gli unici, a mio avviso, ad aver inserito chiaramente il tema dei diritti umani nel proprio programma politico.
Il primo capitolo offre una panoramica sul dopoguerra extraeuropeo, per poi concentrarsi sul conflitto interno alla Cina tra il Guomintang di Chang Kai-shek e il Partito comunista che portò, nel 1949, alla proclamazione della Repubblica popolare cinese, sotto la guida di Mao Zedong. Si analizzano, dunque, le reazioni di Stati Uniti ed Unione Sovietica di fronte alla nascita del nuovo Stato, che si tradussero in ostilità da parte americana e avvicinamento da parte sovietica, fino alla rottura nel 1960.
Il secondo capitolo ripercorre le fasi che portarono, prima, ad una distensione dei rapporti, poi, ad un vero e proprio avvicinamento tra Repubblica popolare e Stati Uniti, culminato con lo storico viaggio di Nixon a Pechino nel 1972. La nuova politica statunitense verso la Cina trasformò il sistema internazionale della Guerra fredda, composto da due blocchi ideologicamente contrapposti, in uno tripolare, in cui l’Unione Sovietica rappresentava il nemico comune su cui si basavano le relazioni tra Washington e Pechino.
La normalizzazione dei rapporti sino-americani costituisce il fulcro del terzo capitolo. Essa si concretizzò nel 1979 grazie al riconoscimento della Repubblica popolare cinese ad opera di Carter, il quale, pur presentandosi come paladino della difesa dei diritti umani, finì per cedere agli interessi strategici degli Stati Uniti, ammorbidendo la sua rigida politica a riguardo.
Prima di delineare le scelte di politica estera di Clinton, il quarto capitolo si apre con una descrizione della politica riformista di Deng Xiaoping e del raffreddamento nei rapporti tra Washington e Pechino durante l’amministrazione Reagan. Ampio spazio viene, poi, dato alla cruenta repressione della manifestazione di piazza Tiananmen, che rappresentò un momento estremamente critico nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti, e alle risposte elaborate dall’amministrazione Bush. Infine, viene analizzata la politica di Clinton, il quale cedette alle pressioni interne ed esterne alla sua amministrazione, concedendo la Clausola della Nazione più Favorita alla Cina, nonostante gli avesse basato il suo primo mandato sul legame tra rispetto dei diritti umani e rapporti economici.
Concludendo, è chiaro come la questione dei diritti umani sia stata una costante nelle relazioni tra Pechino e Washington; tuttavia, nel momento in cui essa rappresentò un ostacolo alla salvaguardia degli interessi americani, qualsiasi amministrazione non esitò ad accantonarla.
Nella prima parte vengono presi in considerazione gli anni dalla nascita della Repubblica popolare cinese fino alla distensione nei rapporti con gli Stati Uniti grazie all’impegno di Nixon; nella seconda parte, invece, l’attenzione è rivolta in particolare agli anni della presidenza Carter e a quelli di Clinton, gli unici, a mio avviso, ad aver inserito chiaramente il tema dei diritti umani nel proprio programma politico.
Il primo capitolo offre una panoramica sul dopoguerra extraeuropeo, per poi concentrarsi sul conflitto interno alla Cina tra il Guomintang di Chang Kai-shek e il Partito comunista che portò, nel 1949, alla proclamazione della Repubblica popolare cinese, sotto la guida di Mao Zedong. Si analizzano, dunque, le reazioni di Stati Uniti ed Unione Sovietica di fronte alla nascita del nuovo Stato, che si tradussero in ostilità da parte americana e avvicinamento da parte sovietica, fino alla rottura nel 1960.
Il secondo capitolo ripercorre le fasi che portarono, prima, ad una distensione dei rapporti, poi, ad un vero e proprio avvicinamento tra Repubblica popolare e Stati Uniti, culminato con lo storico viaggio di Nixon a Pechino nel 1972. La nuova politica statunitense verso la Cina trasformò il sistema internazionale della Guerra fredda, composto da due blocchi ideologicamente contrapposti, in uno tripolare, in cui l’Unione Sovietica rappresentava il nemico comune su cui si basavano le relazioni tra Washington e Pechino.
La normalizzazione dei rapporti sino-americani costituisce il fulcro del terzo capitolo. Essa si concretizzò nel 1979 grazie al riconoscimento della Repubblica popolare cinese ad opera di Carter, il quale, pur presentandosi come paladino della difesa dei diritti umani, finì per cedere agli interessi strategici degli Stati Uniti, ammorbidendo la sua rigida politica a riguardo.
Prima di delineare le scelte di politica estera di Clinton, il quarto capitolo si apre con una descrizione della politica riformista di Deng Xiaoping e del raffreddamento nei rapporti tra Washington e Pechino durante l’amministrazione Reagan. Ampio spazio viene, poi, dato alla cruenta repressione della manifestazione di piazza Tiananmen, che rappresentò un momento estremamente critico nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti, e alle risposte elaborate dall’amministrazione Bush. Infine, viene analizzata la politica di Clinton, il quale cedette alle pressioni interne ed esterne alla sua amministrazione, concedendo la Clausola della Nazione più Favorita alla Cina, nonostante gli avesse basato il suo primo mandato sul legame tra rispetto dei diritti umani e rapporti economici.
Concludendo, è chiaro come la questione dei diritti umani sia stata una costante nelle relazioni tra Pechino e Washington; tuttavia, nel momento in cui essa rappresentò un ostacolo alla salvaguardia degli interessi americani, qualsiasi amministrazione non esitò ad accantonarla.
File
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Frontespizio.pdf | 53.28 Kb |
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