Tesi etd-11152019-210347 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LOFFREDA, ALESSIA
URN
etd-11152019-210347
Titolo
Il ruolo del dirigente nella gestione dell'invecchiamento in ambito lavorativo
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
SCIENZE RIABILITATIVE DELLE PROFESSIONI SANITARIE
Relatori
relatore Prof. Cristaudo, Alfonso
Parole chiave
- active ageing
- age management
- dirigente
- healthy ageing
- invecchiamento
- scala per lo stress percepito
- ssp
- wai
- work ability index
Data inizio appello
16/12/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il tema dell’invecchiamento della forza lavoro è oggi più che mai centrale, in Italia come in Europa, dove i lavoratori anziani costituiscono il 30% o più della popolazione attiva. A tal proposito è dunque fondamentale avviare politiche e indirizzare la gestione del lavoro stesso verso un miglioramento delle condizioni lavorative in relazione al prolungamento della vita lavorativa.
Il professionista anziano non deve avere un’accezione negativa, bensì deve essere visto come una risorsa, valorizzandone l’esperienza e rendendolo punto di forza dell’organizzazione.
Alla luce di quanto detto, è opportuno e nostra volontà indagare quelle che sono le condizioni reali della popolazione lavorativa all’interno dell’AOUP, con particolare riferimento per la presente indagine all’Area della Prevenzione (U.O. Medicina del Lavoro, Sez. Medicina del Lavoro, U.O. Prevenzione e Protezione Rischi, U.O. Fisica Sanitaria) allo scopo di modificare gli atteggiamenti nei confronti dell’invecchiamento e proporre modifiche ad hoc nell’organizzazione dei piani di lavoro che vadano incontro in modo specifico alle esigenze e alle eventuali problematiche età dipendenti dei nostri lavoratori, al fine di migliorare l’esperienza lavorativa, la salute ed il benessere organizzativo all’interno dell’azienda.
Fondamentale risulta operare in modo da valorizzare le diverse categorie di lavoratori, prima tra tutte quelle derivanti dall’età anagrafica, superando quelli che sono i preconcetti e le errate convinzioni sui lavoratori più “maturi” e prendendo invece in considerazione punti deboli e punti di forza di professionisti più anziani rispetto alle “nuove leve”, in una gestione che da una parte sopperisca e vada incontro a quelle che sono le mancanze e le necessità della categoria e che dall’altra metta a frutto ciò che di meglio ognuno può dare all’azienda (la grande esperienza acquisita negli anni e trasferibile ai giovani, per fare un esempio) con vantaggio in termini di benessere del lavoratore e conseguentemente prestazione e profitto.
Sono stati somministrati due questionari volti alla valutazione della capacità lavorativa attuale dei lavoratori stessi (WAI: Work Ability Index) e al loro livello generale di stress (SSP: Scala per lo Stress Percepito), successivamente raccolti ed analizzati.
Viene così proposto un modello valutativo della capacità e del benessere lavorativo esportabile in qualsiasi realtà lavorativa e sostenibile dal dirigente.
Sulla base dei risultati ottenuti il manager potrà attuare un’age management adeguata che contempli reclutamento a favore della diversità, promozione della salute sul luogo di lavoro, gestione dei rischi legati a salute e sicurezza, trasferimento di conoscenze (ad esempio attraverso la creazione di figure di tutoring o mentoring), formazione e apprendimento continuo che tenga conto nelle modalità delle esigenze della specifica categoria di lavoratori, sviluppo di carriera che promuova la giusta corrispondenza tra lavoro e competenze, rotazione della mansione e reimpiego in ruoli differenti unitamente a pratiche di flessibilità oraria e infine transazione graduale verso il pensionamento e l’uscita dal mondo del lavoro.
Il professionista anziano non deve avere un’accezione negativa, bensì deve essere visto come una risorsa, valorizzandone l’esperienza e rendendolo punto di forza dell’organizzazione.
Alla luce di quanto detto, è opportuno e nostra volontà indagare quelle che sono le condizioni reali della popolazione lavorativa all’interno dell’AOUP, con particolare riferimento per la presente indagine all’Area della Prevenzione (U.O. Medicina del Lavoro, Sez. Medicina del Lavoro, U.O. Prevenzione e Protezione Rischi, U.O. Fisica Sanitaria) allo scopo di modificare gli atteggiamenti nei confronti dell’invecchiamento e proporre modifiche ad hoc nell’organizzazione dei piani di lavoro che vadano incontro in modo specifico alle esigenze e alle eventuali problematiche età dipendenti dei nostri lavoratori, al fine di migliorare l’esperienza lavorativa, la salute ed il benessere organizzativo all’interno dell’azienda.
Fondamentale risulta operare in modo da valorizzare le diverse categorie di lavoratori, prima tra tutte quelle derivanti dall’età anagrafica, superando quelli che sono i preconcetti e le errate convinzioni sui lavoratori più “maturi” e prendendo invece in considerazione punti deboli e punti di forza di professionisti più anziani rispetto alle “nuove leve”, in una gestione che da una parte sopperisca e vada incontro a quelle che sono le mancanze e le necessità della categoria e che dall’altra metta a frutto ciò che di meglio ognuno può dare all’azienda (la grande esperienza acquisita negli anni e trasferibile ai giovani, per fare un esempio) con vantaggio in termini di benessere del lavoratore e conseguentemente prestazione e profitto.
Sono stati somministrati due questionari volti alla valutazione della capacità lavorativa attuale dei lavoratori stessi (WAI: Work Ability Index) e al loro livello generale di stress (SSP: Scala per lo Stress Percepito), successivamente raccolti ed analizzati.
Viene così proposto un modello valutativo della capacità e del benessere lavorativo esportabile in qualsiasi realtà lavorativa e sostenibile dal dirigente.
Sulla base dei risultati ottenuti il manager potrà attuare un’age management adeguata che contempli reclutamento a favore della diversità, promozione della salute sul luogo di lavoro, gestione dei rischi legati a salute e sicurezza, trasferimento di conoscenze (ad esempio attraverso la creazione di figure di tutoring o mentoring), formazione e apprendimento continuo che tenga conto nelle modalità delle esigenze della specifica categoria di lavoratori, sviluppo di carriera che promuova la giusta corrispondenza tra lavoro e competenze, rotazione della mansione e reimpiego in ruoli differenti unitamente a pratiche di flessibilità oraria e infine transazione graduale verso il pensionamento e l’uscita dal mondo del lavoro.
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