Tesi etd-11142019-140524 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PACHETTI, GRETA
URN
etd-11142019-140524
Titolo
La gestione del migrante tra le sponde del Mediterraneo: un’analisi comparata delle governance dell’Unione Europea e del Marocco.
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
STUDI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Tamburini, Francesco
Parole chiave
- European Union
- Marocco
- migration
- migrazione
- Morocco
- Unione Europea
Data inizio appello
02/12/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
02/12/2089
Riassunto
La tesi affronta l’attuale e delicato tema migratorio, che oggigiorno occupa una posizione primaria nelle agende politiche mondiali, nell’area Mediterranea. L’obiettivo primario è quello di esaminare le governance dell’Unione Europea e del Marocco in suddetto ambito, analizzando i due quadri normativi e la gestione del migrante all’interno dei loro territori. Partendo dall’esposizione dei dati quantitativi e qualitativi relativi al fenomeno migratorio, si osservano le politiche che Unione Europea e Marocco hanno messo in atto in risposta alle nuove sfide offerte dalle migrazioni internazionali. In particolare, la comparazione si focalizza sulle questioni riguardanti la gestione degli ingressi e del soggiorno dei cittadini stranieri, sulla possibile acquisizione e sull’eventuale perdita della cittadinanza, e sul contrasto all’immigrazione irregolare operata nelle regioni prese in esame. Un focus specifico è riservato a determinate categorie di stranieri, quali i richiedenti asilo ed i rifugiati, quest’ultimi identificati e tutelati ai sensi della Convenzione di Ginevra relativa allo statuto dei rifugiati del 1951 e del relativo Protocollo addizionale del 1967.
L’analisi comincia con la presa in esame delle molteplici rotte migratorie, in particolare quelle occidentali e quella centrale, che conducono il migrante subsahariano sino al territorio maghrebino, ed eventualmente proseguono verso quello dell’Unione Europea. All’interno della peculiare regione del Maghreb, si analizza il caso specifico marocchino, sottolineando il radicale mutamento che negli ultimi anni lo ha visto protagonista. Infatti, il Marocco, da tradizionale Paese di transito e polo di emigrazione verso l’Europa, si è ben presto trasformato in Paese di accoglienza per molti dei migranti subsahariani che, abbandonando le loro terre d’origine, ricercano opportunità lavorative e migliori standard di vita. Per far fronte a questo, il governo marocchino ha dovuto dotarsi di una normativa nuova, relativamente giovane e frutto di una necessaria rottura con la precedente legislazione di origine coloniale. A causa delle numerose pressioni avanzate dall’Unione Europea, il Marocco ha primariamente adottato un approccio securitario e criminalizzante dell’immigrazione e dell’emigrazione irregolare, esplicitato con la legge n°02-03. Con la successiva strategia nazionale di immigrazione e d’asilo del 2014, invece, ha scelto di utilizzare un approccio più umanistico, in armonia con gli impegni internazionali sul rispetto dei diritti umani. D’altro canto, l’Unione Europea, nonostante il recente tentativo di omogeneizzazione compiuto attraverso l’adozione dei due Global Compact nell’ambito delle Nazioni Unite, manca tuttora di un quadro normativo unitario nell’ambito migratorio. Di conseguenza, un cittadino di Stato terzo rischia di trovarsi soggetto a condizioni di soggiorno molto diverse a seconda dello Stato in cui si trova ad emigrare, ciò rende la condizione del migrante, soprattutto se non è cittadino dell’Unione Europea, molto precaria ed instabile.
L’analisi ha l’obiettivo finale di evidenziare come il fenomeno migratorio sia una costante della storia umana e come la sua gestione necessiti di un approccio maggiormente collaborativo da parte di tutti gli attori coinvolti, nell’ambito di un’azione comune che permetta la tutela dei diritti dei migranti e la salvaguardia delle loro vite, con un forte contrasto dei fenomeni di tratta e contrabbando di persone. In conclusione, nonostante gli innegabili passi avanti compiuti dalla comunità internazionale, il fenomeno migratorio resta ancora saldamente gestito in un’ottica di salvaguardia degli interessi nazionali, piuttosto che all’interno di un quadro normativo più ampio che permetta effettivamente lo sviluppo di migrazioni sicure, ordinate e regolari. In quest’ottica, si evidenzia il ruolo di partner privilegiato del Marocco e si analizzano i rapporti tra quest’ultimo e l’Unione Europea nella gestione del tema migratorio, approfondendo la situazione della zona di Tangeri e delle due enclave spagnole di Ceuta e Melilla, evidenziando luci ed ombre della collaborazione attraverso le sponde del Mediterraneo.
L’analisi comincia con la presa in esame delle molteplici rotte migratorie, in particolare quelle occidentali e quella centrale, che conducono il migrante subsahariano sino al territorio maghrebino, ed eventualmente proseguono verso quello dell’Unione Europea. All’interno della peculiare regione del Maghreb, si analizza il caso specifico marocchino, sottolineando il radicale mutamento che negli ultimi anni lo ha visto protagonista. Infatti, il Marocco, da tradizionale Paese di transito e polo di emigrazione verso l’Europa, si è ben presto trasformato in Paese di accoglienza per molti dei migranti subsahariani che, abbandonando le loro terre d’origine, ricercano opportunità lavorative e migliori standard di vita. Per far fronte a questo, il governo marocchino ha dovuto dotarsi di una normativa nuova, relativamente giovane e frutto di una necessaria rottura con la precedente legislazione di origine coloniale. A causa delle numerose pressioni avanzate dall’Unione Europea, il Marocco ha primariamente adottato un approccio securitario e criminalizzante dell’immigrazione e dell’emigrazione irregolare, esplicitato con la legge n°02-03. Con la successiva strategia nazionale di immigrazione e d’asilo del 2014, invece, ha scelto di utilizzare un approccio più umanistico, in armonia con gli impegni internazionali sul rispetto dei diritti umani. D’altro canto, l’Unione Europea, nonostante il recente tentativo di omogeneizzazione compiuto attraverso l’adozione dei due Global Compact nell’ambito delle Nazioni Unite, manca tuttora di un quadro normativo unitario nell’ambito migratorio. Di conseguenza, un cittadino di Stato terzo rischia di trovarsi soggetto a condizioni di soggiorno molto diverse a seconda dello Stato in cui si trova ad emigrare, ciò rende la condizione del migrante, soprattutto se non è cittadino dell’Unione Europea, molto precaria ed instabile.
L’analisi ha l’obiettivo finale di evidenziare come il fenomeno migratorio sia una costante della storia umana e come la sua gestione necessiti di un approccio maggiormente collaborativo da parte di tutti gli attori coinvolti, nell’ambito di un’azione comune che permetta la tutela dei diritti dei migranti e la salvaguardia delle loro vite, con un forte contrasto dei fenomeni di tratta e contrabbando di persone. In conclusione, nonostante gli innegabili passi avanti compiuti dalla comunità internazionale, il fenomeno migratorio resta ancora saldamente gestito in un’ottica di salvaguardia degli interessi nazionali, piuttosto che all’interno di un quadro normativo più ampio che permetta effettivamente lo sviluppo di migrazioni sicure, ordinate e regolari. In quest’ottica, si evidenzia il ruolo di partner privilegiato del Marocco e si analizzano i rapporti tra quest’ultimo e l’Unione Europea nella gestione del tema migratorio, approfondendo la situazione della zona di Tangeri e delle due enclave spagnole di Ceuta e Melilla, evidenziando luci ed ombre della collaborazione attraverso le sponde del Mediterraneo.
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