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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11142017-163419


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
PINELLI, EMANUELE
URN
etd-11142017-163419
Titolo
"Utopico a chi?" - forme dell'automatismo etico nella genesi del socialismo. Dall'età dei lumi al giovane Marx (1755 - 1848)
Settore scientifico disciplinare
SPS/02
Corso di studi
SCIENZE POLITICHE
Relatori
tutor Prof. Calabrò, Carmelo
Parole chiave
  • utopia
  • socialismo
  • scientifico
  • Owen
  • Morelly
  • Marx
  • Fourier
  • Engels
  • utopico
Data inizio appello
29/11/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questo lavoro muove dall'esigenza di rimettere in discussione, e di aggiornare attribuendole un significato più pertinente, la tradizionale antinomia "utopico – scientifico", che spesso influenza tuttora il giudizio sui pensatori delle prime generazioni antiproprietarie e socialiste.
In apertura, l'automatismo etico, ovvero la credenza che "esistano virtualmente condizioni una volta riprodotte le quali gli uomini non avrebbero più l'interesse o nemmeno la capacità di nuocersi a vicenda", vi viene individuato come il tratto che più di ogni altro connota un sistema filosofico-politico in senso utopistico, giacché comporta una fortissima svalutazione dell'uomo storico-limitato e dei dispositivi di gestione del limite che questi ha elaborato nel corso della sua storia (morale, diritto e istituzioni politiche).
Nel corso della tesi, viene quindi dimostrato che a ciascuno dei più influenti sistemi filosofico-politici d'ispirazione antiproprietaria - e poi socialista - comparsi fra l'Illuminismo e i moti del '48 era strutturalmente intrinseca una qualche forma di automatismo etico, e dunque una carica utopica.
Negli autori settecenteschi (Mably, Morelly e Babeuf) la forma di automatismo etico prevalente è la fiducia ottimistica in una Natura divinizzata, che, essendo saggia e buona in massimo grado, avrebbe creato gli uomini in una condizione perfetta e beata, senza crimini né conflitti.
Posto tale assioma, però, diventa problematico spiegare in che modo gli uomini siano poi precipitati nell'attuale condizione "decaduta", segnatamente attraverso l'introduzione della proprietà privata, che questi autori ritengono "l'origine di tutti i mali".
L'idea di un'infanzia innocente del genere umano, secolarizzazione del mito del Paradiso terrestre, ne eredita infatti anche le contraddizioni: essere insieme il "luogo della felicità" ed il "luogo della scelta" si presenta come un paradosso.
Con l'avanzata dell'industrializzazione, Owen e Fourier fondano i loro modelli di società sul presupposto di un'assoluta plasmabilità del carattere (Owen) e di una disposizione provvidenziale dei desideri (Fourier), entrambe coniugate con la nuova prospettiva di una produzione illimitata di beni materiali.
Alcune popolarissime immagini di una società paradisiaca millenaristica, realizzabile attraverso un'insurrezione proletaria, si trovano nelle Parole di un Credente di Lamennais, che tuttavia sconfessò ben presto le interpretazioni più radicali di quel libro.
Negli anni '40, poi, i due primi leader di movimenti proletari comunisti, il francese Cabet e il tedesco Weitling, condividono anch'essi la concezione della proprietà come male originario, che va estirpato dal seno della società per ripristinarne il funzionamento intrinsecamente pacifico.
Infine, nei loro scritti giovanili, Marx ed Engels individuano nella scarsità dei beni e nella divisione del lavoro (da cui nasce l'alienazione) le due tare congenite dell'uomo, che lo alterano finanche nelle sue percezioni sensoriali. Percezioni che, dopo la rivoluzione, si adatteranno invece al nuovo universo di abbondanza e di "polivocità", scongiurando il rischio di qualunque ulteriore conflitto tra umani.
In conclusione, si può affermare che nell'adesione all'automatismo etico Marx ed Engels abbiano portato a compimento, più che avversato, la tendenza utopica propria dei socialisti precedenti.
Inoltre, si può supporre che il pensiero antiproprietario sia stato solo la prima ideologia non religiosa improntata a forme di automatismo etico in Occidente, che in futuro ne possano sorgere di nuove, e che lo spartiacque filosofico-politico del XXI secolo possa rivelarsi proprio il rigetto o la difesa dell'uomo storico-limitato.
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